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OGNI 15 DEL MESE
RUBRICA a cura di P. Serafino Tognetti,
Comunità dei Figli di Dio

Pubblicato il 15 gennaio 2022

Adorazione Eucaristica (8°)

tratto dal libro “Adorazione” di P. Serafino Tognetti

continua…

Passività

L’adorazione è un atto di accoglienza: la mia anima si abbandona al Signore ed io faccio sì che Dio sia Dio. Dio si riversa su di me completamente come anima sua sposa nella Comunione, ma nella Comunione non sempre lo realizzo. Lo rivivo durante il giorno, quando faccio l’adorazione: “Vieni Signore. Tu ti sei dato a me questa mattina, adesso realizza quello che Tu sei in potenza”. Il Signore desidera la nostra adorazione perché vuole donarsi a noi, occupare il nostro tempo, riempire la nostra anima aperta. In quel momento noi non mettiamo nessun ostacolo, finalmente siamo passivi. Voglio Dio e voglio Dio solo. Ecco perché l’adorazione è l’atto di carità più elevato: perché dà a Dio di essere Dio in noi, di esprimere tutta la sua potenza e la sua grazia. L’atto è l’atto d’amore, il dono reciproco, la consumazione piena.

 

Una cura di bellezza

Unito al Signore Gesù, nell’atto d’amore in cui Egli si dà a me, io mi do a Lui nel

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OGNI 15 DEL MESE
RUBRICA a cura di P. Serafino Tognetti,
Comunità dei Figli di Dio

Pubblicato il 14 dicembre 2021

Adorazione Eucaristica (7°)

tratto dal libro “Adorazione” di P Serafino Tognetti

In senso stretto, Gesù poteva portare la croce fino al Calvario da solo, il Padre avrebbe potuto dargli un “surplus” d’energia per quell’ultimo tratto del percorso. Dire che Dio “ha bisogno” è quasi un’eresia; Dio, di per sé, non ha bisogno, ma vuole aver bisogno. La Passione che ci salva la compie Gesù: l’arresto l’ha subito Lui, la flagellazione, la coronazione di spine, l’agonia sulla croce… tutto, tutto ha fatto Gesù… tranne un pezzetto: gli ultimi cento metri prima di arrivare in cima al Calvario. Quelli li fa un uomo portando la croce al posto di Gesù. Il 99,9% lo fa il Cristo, lo 0,1% lo fa un uomo. Ma la Provvidenza dispose che senza quella frazione minima, la Redenzione non sarebbe avvenuta.

L’adorazione è allora quel nostro zero-virgola-uno per cento? Penso di sì. Fa tutto

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Premio Religion en Libertad “Nueva Evangelización” 2021

Pubblicato il 20 novembre 2021

“So per esperienza che non c’è miglior esorcismo per un luogo che una cappella di Adorazione Perpetua”

Il sacerdote Justo Lofeudo è un missionario della Santissima Eucaristia e da anni gira per la Spagna e il mondo intero promuovendo l’adorazione eucaristica e soprattutto l’apertura di cappelle di adorazione perpetua. Grazie alla sua dedizione disinteressata a questa missione, sono state aperte numerose cappelle, grazie alla generosità di numerosi adoratori disposti ad essere disponibili giorno e notte, in città e paesi di diversi paesi. Col tempo, i frutti sono visibili non solo nelle persone che vengono a pregare lì, ma anche nell’ambiente in cui si trovano queste cappelle.

Per questo lavoro inestimabile, padre Lofeudo è stato riconosciuto con il premio Religion en Libertad “Nueva Evangelización” 2021.

La presentazione di gala di questi premi si terrà il 25 novembre alle 19.00

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OGNI 15 DEL MESE
RUBRICA a cura di P. Serafino Tognetti,
Comunità dei Figli di Dio

Pubblicato il 15 novembre 2021

Adorazione Eucaristica (6°)

tratto dal libro “Adorazione” di P Serafino Tognetti

In ginocchio da te

Questa è la spinta per vivere l’adorazione eucaristica. Se compio un atto di adorazione prima della celebrazione eucaristica, intendo mettermi in comunione in anticipo con Colui del quale mi ciberò. Questo fu il primo apostolato del santo Curato d’Ars. Quando fu fatto parroco ad Ars, alla sua prima Messa nella nuova parrocchia non venne nessuno. C’era infatti il timore di farsi vedere in chiesa e la paura delle persecuzioni contro i cristiani. Il Curato celebrava l’Eucarestia alle sette del mattino; si alzava alle quattro, andava in chiesa e si metteva in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento e stava lì fino all’ora della Messa. Perfettamente da solo. Dopo un po’ di tempo la gente del paese cominciò a incuriosirsi e si chiedeva che cosa facesse il parroco tanto tempo in chiesa senza fare niente. Iniziarono timidamente ad affacciarsi… Una signora andava a mettersi poco distante da lui e ogni tanto gli dava una sbirciatina; ma il Curato stava fisso, senza guardare chi vi fosse intorno. Pian piano la gente cominciò a pensare che se il parroco rimaneva lì fermo, avrebbero potuto farlo anche loro e qualcuno cominciò a fargli compagnia. La sua forma di apostolato iniziale fu proprio questa: l’adorazione eucaristica.

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dal Diario della Serva di Dio Madre Maria Costanza Zauli (Bologna)

Pubblicato il 1 novembre 2021

Ancelle Adoratrici del santissimo Sacramento

Via Murri, 70 – Bologna

tel 051 – 6236792

“Nell’ istante della Consacrazione si trovano assommati tutti i misteri della vita del Salvatore. L’intero universo diventa come un grande Altare, dal quale sale al Trono dell’Altissimo l’unico Sacrificio accetto, il solo capace di placarlo e di ottenere misericordia e pace. “


OGNI 1 DEL MESE:
RUBRICA A Cura Di Don Riccardo Pane,
Diocesi Di Bologna,
Accademia Ambrosiana

Pubblicato il 1 novembre 2021

DALL’EUCARISTIA CELEBRATA ALL’EUCARISTIA ADORATA (6°)

Nell’ultimo nostro intervento avevamo lasciato in sospeso una domanda: esiste un culmine della Messa? Certamente, esiste ed è tanto più importante quanto più è trascurato. Mi riferisco alla preghiera eucaristica; tutta la preghiera eucaristica, intendo, non solo le parole sante dell’istituzione! La preghiera eucaristica inizia con un invito solenne a elevare i nostri cuori al Signore, ma è veramente così? Ho l’impressione invece che in quel momento inizi solo il solenne assopimento dei fedeli, favorito dallo stile spesso trasandato e discorsivo del celebrante. Tocca non di rado assistere a offertori più curati (e stravaganti) di quanto lo sia la preghiera eucaristica…

Quest’ultima non inizia – è bene ricordarlo – dopo il canto del Santo, ma prima, con

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OGNI 15 DEL MESE
RUBRICA a cura di P. Serafino Tognetti,
Comunità dei Figli di Dio

Pubblicato il 15 ottobre 2021

l’Adorazione Eucaristica (5°)

tratto dal libro “Adorazione ” di P Serafino Tognetti

continua dal capitolo 2

Padre Barsotti parlava sovente di “atto” e intendeva l’atto del Cristo che si offre al Padre; è precisamente in quest’atto che io entro se faccio la Comunione. Entro e vivo quell’atto, perché divento in qualche maniera quell’atto stesso.

Tale evento è così importante che addirittura si pone come atto conclusivo di tutta la storia umana: dopo la morte e resurrezione del Cristo, la vita del mondo e di ogni uomo si pone in relazione a quell’atto divino, o come salvezza eterna o come condanna definitiva. In Paradiso non faremo altro. Vi siete mai chiesti cosa faremo in Paradiso? Io sì, perché sono curioso. Quale sarà la vita del Cielo? Diceva Divo Barsotti che la vita del Paradiso è la Comunione, la stessa che noi facciamo tutti i giorni alla Messa, però vissuta eternamente e per sempre. Scriveva: Basterebbe una sola comunione a farci santi[1].

La beata Imelda Lambertini è una bella figura della Chiesa di Bologna. Morì il giorno della prima Comunione. Si comunicò, poi rimase ferma in raccoglimento e quando le fecero cenno che la Messa era finita si accorsero che era morta: in lei la prima Comunione fu anche l’ingresso in Paradiso: andò a fare per sempre quello che aveva ricevuto.

Continua Barsotti: E di fatto basta. Quando saremo in Paradiso noi vivremo una

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dal Diario della Serva di Dio Madre Maria Costanza Zauli (Bologna)

Pubblicato il 2 ottobre 2021

Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento

Via Murri, 70 – Bologna

tel. 051-6236792

“Ad ogni Sacrificio che viene celebrato sale dalla terra al cielo un omaggio di adorazione, di riparazione, di ringraziamento e di supplica sempre gradito e ricambiato con la più ricca effusione di grazie. Il vero segreto della nostra salvezza è nella Messa. Oh, se ne potessimo comprendere il valore!”

 

 

 

 

 

 

 

 


a Vàc in Ungheria…….

Pubblicato il 26 settembre 2021

Padre Justo sui frutti dell’adorazione perpetua

Pubblicato in Scritti, Studi

Letture a Vác, 18 settembre

 

Nel quarto inno della Passione del Servo della Sofferenza di Isaia, che raffigura le sofferenze di Gesù Cristo, predette dal profeta secoli prima, leggiamo:

“Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,

si è addossato i nostri dolori

e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.

Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti”. Is. 53,4-5

 

 

Cristo ha sofferto non per il proprio peccato, ma per restituire al Padre, per il nostro bene, la gloria che gli abbiamo rubato. Ha sofferto per purificarci dai nostri peccati.

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