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Madre Maria Francesca Foresti, venerabile

Fondatrice della Congregazione Suore Francescane Adoratrici, presso Villa Foresti, Via Emilia, 339 – loc. Maggio Ozzano Emilia (BO)

www.suorefrancescaneadoratrici.it

Non è affatto semplice presentare una spiritualità così ricca e varia come quella di M. Francesca Foresti , sottoposta dal Signore a tutte le più dure prove purificatrici per essere poi innalzata alle più alte vette della santità. L’immagine più appropriata per descriverla è quella di un diamante purissimo, che non significa solo trasparenza cristallina, ma anche fortezza irresistibile; le tante sfaccettature del diamante possono far pensare ad altrettanti aspetti caratteristici e carismatici della sua spiritualità. In breve: quanto di più bello e prezioso vi è sulla faccia della terra!

(vedere pag. 50 del libretto grigio “M. Francesca Foresti fondatrice dell’Istituto delle Suore Francescane Adoratrici”. Autori vari.)

E’ stata un’anima squisitamente contemplativa e, quindi, squisitamente francescana: si rimane davvero ammirati nel vedere con quanta spontaneità, da tutti gli avvenimenti, da tutte le creature e  in tutte le circostanze della vita sapeva risalire a Dio. Per lei il creato era il libro di Dio e  saperlo leggere, preghiera.

Madre M. Francesca Foresti ha vissuto una vita di continua adorazione a Gesù Sacramentato ma, secondo lo spirito dell’Enciclica “Miserentissimus Redemptor”, la peculiare caratteristica è stata quella della riparazione.

Nei suoi scritti spirituali traspare tutto l’ardore della sua anima:

“Il mio cuore soffre terribilmente! Tu lo vedi. Tu hai veduto le pene che durante parte della notte ho sofferto…. E la causa sai qual è? Tu unico mio amore! Si, Tu mi strazi il cuore…. L’unico oggetto che mi occupa sei Tu. Non amo che Te, non mi occupo che di Te!…. Tu ben intendi il mio parlare, Tu che vedi e penetri tutto il mio essere, per me non esisti che Tu solo, tutto il resto non mi occupa affatto…. Non mi piace altro che quello che so venire dalla Tua mano. Io non vedo che Te, amami o odiami se vorrai, io starò ugualmente abbandonata a Te… fa ciò che vuoi, ma fallo direttamente…. Solo dalla Tua mano gradisco il bene e dalla Tua gradisco il male…. Ma Tu solo disponi di me, voglio essere nelle tue mani”.

Ella si è lasciata davvero consumare, “innocente vittima”, dal fuoco del più puro Amore.  Prova ne è stata, fra le continue  sofferenze fisiche e morali,  l’incancellabile sorriso.

 

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ANIMA EUCARISTICA, ADORATRICE, RIPARATRICE E APOSTOLICA
L’adorazione e la riparazione a Gesù Sacramentato è sempre stata l’aspirazione dominante del suo cuore. Fin da giovane passava ogni pomeriggio in profonda adorazione dinnanzi al S.S. Sacramento esposto (fino anche 8 ore al giorno), anche per riparare i sacrilegi e le profanazioni a Lui arrecati.
Nell’agenda n° 26 sulla Spiritualità della riparazione scriverà:
“I continui oltraggi e sacrilegi che i massoni compivano verso Gesù Sacramentato, specie nella mia città, che mi riempivano l’anima di grande amarezza, e mi facevano pregare chiedendo di poter sapere dove erano state portate le S. Ostie rubate, di comunicarmi con Esse, e poi lasciarmi anche, da quei cattivi, uccidere all’istante pur di aver salvato Gesù da quelle mani che lo conservavano nelle loro logge per pugnalarlo ogni notte. Quante volte, con il cuore straziato, passavo davanti al palazzo Bianchetti, al palazzo Pepoli e in altri luoghi dove sapevo esservi logge massoniche per confortare Gesù, là prigioniero, in potere di Satana e dei suoi figli disgraziati…..
Quante volte visitando a S. Giacomo quel Tabernacolo aperto, profanato, dal quale fu di notte strappato Gesù in 60 particole – da un’ infelice giovane caduta nella massoneria, la quale fu costretta, altrimenti l’avrebbero uccisa e, quell’infelice, apprezzava più la vita che Dio!…Pregai tanto per sapere chi aveva commesso quel delitto che, dopo alcuni anni, ebbi modo di conoscerla; di sapere dalla sua bocca, la dolorosa storia e moltissime altre che straziavano il cuore… ma basta
parlare di questi delitti. Ebbene Gesù fece capire chiaro che voleva una schiera di anime vittime riparatrici per essere Lui morto in croce e per gli oltraggi a Lui sacramentato”.
Questi fatti maturarono nel suo spirito l’ispirazione che da tempo avvertiva: di dare inizio ad un’opera con il fine specifico della riparazione verso Gesù Sacramentato. Ciò è stato inizialmente da lei attuato con l’associazione delle “Consolatrici dell’Uomo-Dio” (sciolta dopo pochi anni) poi, successivamente, con la fondazione delle Suore Francescane Adoratrici. Intorno al 1945 la Madre dà vita a due confraternite: la“ Pia Associazione delle Aggregate” e la “Pia Unione delle
Consolatrici”. Dal 1946 al 1953 cercherà di istituire una associazione di “Sacerdoti Adoratori”.
Gesù disse alla Madre che dopo un furto sacrilego della Pisside, oltre alla consueta riparazione, consistente in una giornata di esposizione e adorazione solenne del S.S. Sacramento, tutte le S. Ostie che stavano per essere oltraggiate, sarebbero state consegnate da Dio alle anime riparatrici le quali Le avrebbero dovute chiudere nel loro cuore con una comunione spirituale, prima che fossero oltraggiate. Ciò avrebbe confortato Gesù mentre era profanato. Gesù chiede che le anime riparatrici,
quando fanno la genuflessione, devono ricordare di farla, oltre a Gesù nel Tabernacolo, a tutte le S. Ostie oltraggiate sulla terra.
Gesù Eucarestia era tutta la sua vita e la sua insaziabile brama, tanto da non poter stare neanche un giorno senza fare la Comunione. Vi andava a costo di qualunque sacrificio, affrontando, quando era fuori città, anche ore di cammino su per le colline e, a volte, andava seppur febbricitante.

Dal suo letto, che negli ultimi anni della sua vita era diventato il suo altare, comunicava direttamente, mediante un finestrino, con il Tabernacolo, vivendo così una continua adorazione a Gesù sacramentato.
Per i canti, durante le ore di adorazione, la Madre aveva composto 52 bellissimi memorari a Gesù Sacramentato. Essi rivelano l’ardore della sua anima perché sono un canto di lode, di ringraziamento e d’amore, con i quali, fattasi voce dell’universo, vuol far giungere ininterrottamente il suo grido d’amore a Gesù, specie là dove viene offesa la Sua presenza Eucaristica. La Madre diceva sempre alle sue suore di offrire il loro cuore come Tabernacolo di tutte le S. Ostie oltraggiate e di accogliere con animo ardente e generoso quest’amore disprezzato, affinché non si riversasse sull’umanità che lo rifiuta, in altrettanti castighi.
Nostro Signore ha voluto esserci sempre vicino mediante il Sacramento dell’Eucarestia, ma gli uomini lo dimenticano facilmente ed è per questo che per Madre M. Francesca l’adorazione voleva dire stare con nostro Signore, il parlagli per chi non gli parla, il volergli bene per chi non gli vuol bene, fargli compagnia per chi non gli fa compagnia nemmeno nella S. Messa e, quindi, vuol dire riparare a tanti peccati.
La Madre dirà: “ Io sento che non morirò prima di avere innalzato il primo trono eucaristico” e il 10 Febbraio 1953 arrivò da Bologna il permesso per l’Adorazione perpetua. Nonostante avesse già ricevuto l’olio degli infermi, la notizia la fece rinascere e vivrà fino al 12 Novembre dello stesso anno.
L’Eucarestia è un Sacramento di amore, alla Comunione Gesù non soltanto ci unisce a se facendo circolare in noi il Suo Sangue, ma ci unisce tra noi perché il suo Sangue circoli in tutti noi in un unico corpo; Madre Foresti, alla luce della fede, aveva guardato così al mistero Eucaristico e sentì che non si poteva partire dal trono di nostro Signore, dal suo altare, se non con il cuore pieno di carità e aperto ai fratelli e perciò dirà alle sue figlie che dovranno andare incontro alle necessità dei fratelli.
L’Eucarestia per la Madre era veramente il centro propulsore dal quale scaturisce tutto il dinamismo spirituale ascetico e apostolico delle sue Suore Adoratrici, ella mise in pratica tutte quelle iniziative possibili per il bene delle anime. Durante la sua ultima e dolorosa malattia, lo zelo per le anime era sempre più forte, tanto che le sue ultime parole furono: “ Mio Dio voglio vivere per Te , voglio soffrire per Te, voglio lavorare per la salvezza delle anime”.
L’apostolato dell’Istituto comprenderà:

– opere di apostolato con fine di culto Eucaristico
– opere di assistenza, di educazione e di istruzione cristiana: scuole, educandati, pensionati femminili
– opere formative di perfezione cristiana: catechismo ai fanciulli, assistenza alle associazioni cattoliche, corsi di esercizi spirituali e ritiri; partecipazione ai consigli Parrocchiali e Vicariali, catechesi pre-battesimale nelle famiglie, visite ai malati recando loro in determinate circostanze, anche il conforto spirituale della S. Comunione.
– Eventuali possibilità di aprirsi alle missioni estere.

 

ANIMA VITTIMA

Nel 1918 il Pontefice Pio XI indirizzava al mondo l’Enciclica “Miserentissimus Redemptor”, sul dovere dei credenti di offrire al Cuore Sacratissimo di Gesù, degna riparazione per i peccati dell’umanità. Egli indicò le ragioni per cui gli uomini devono offrire la riparazione con Cristo (unico mediatore tra Dio e gli uomini) al Padre, per i peccati a Lui arrecati: 1) perché Gesù l’ha chiesto espressamente nelle rivelazioni a Santa Margherita; 2) per consolare, con la partecipazione ai suoi dolori, il Cuore Divino oppresso dalla tristezza e dalla angoscia per i peccati degli uomini; 3)
per partecipare noi stessi alla passione del suo Corpo Mistico , che è la Chiesa. Quanto soffre il capo, tanto devono soffrire con esso anche le membra.
Il Papa auspicava che quanti avessero compreso lo spirito di riparazione, avessero anche sfuggito ogni peccato come sommo male, offrendosi alla volontà di Dio e alla riparazione con l’assidua preghiera e con l’uso volontario di penitenze, sopportando con pazienza quelle prove che ne sarebbero derivate.
Quando il Papa parla di famiglie religiose, che giorno e notte, si propongono di fare le veci dell’Angelo consolatore di Gesù, è naturale pensare alla Madre Foresti e alle sue Figlie che, giorno e notte, sostavano in adorazione davanti a Gesù Eucaristico, offrendo umilmente atti di riparazione per il peccato degli uomini.
Sappiamo che la Madre sin da giovane, informata dei ripetuti oltraggi fatti alle S.S. Ostie consacrate, ne provava grandissima pena e sosteneva di essere disposta a dare la propria vita per la conversione degli atei e per impedire tali oltraggi. Sin dalla adolescenza, la sua meditazione preferita era la Passione di Gesù.
Suor Carozzi, delle Figlie della Carità, sua compagna in collegio, ha così scritto nelle sue testimonianze:
“Norina, tra le pratiche religiose, amava molto l’orologio della Passione e sentiva il bisogno di sentirsi unita a Gesù sofferente. Alla sera quando eravamo tutte a letto e in profondo silenzio, una voce flebile e affettuosa si faceva sentire ripetere: – Alle nove nostro Signore andò nel giardino degli ulivi –“
La Passione di Cristo, quindi, è stata la via che la Venerata Madre ha seguito tutta la vita e che l’ha indotta a vivere in offerta di Vittima in comunione con Colui che è “la Vittima immacolata per la nostra redenzione”. Ella aveva compreso che l’unico mezzo per confortare Gesù ed alleviarne le sofferenze era quello di soffrire secondo quanto dice San Paolo: “Completo nella mia carne quello che manca alle sofferenze di Cristo”.
Le crisi dolorose di cuore la tenevano a lungo tra la vita e la morte ma, per quanto le era possibile, nascondeva a tutti il suo soffrire perché voleva che fosse esclusivamente per il Signore. Era sempre serena e sorridente, era felice perché soffriva in unione a Cristo quando era sulla terra e, come Cristo, per la salvezza dei peccatori. Diceva di essere disposta, se fosse piaciuto al Signore, a soffrire fino alla fine del mondo e anche a passare un’eternità di pene per la santificazione dei
Sacerdoti e per la salvezza delle anime.

La riflessione che Gesù è vissuto sulla terra in stato di Vittima, quasi nascosto e sconosciuto dalla maggior parte degli uomini e che come allora, lo è anche oggi nel mistero Eucaristico, rendeva la Madre insoddisfatta del suo soffrire e desiderava che altre anime riparassero all’amore di Dio non conosciuto e disprezzato, perpetuando, nel tempo, l’opera di riparazione da lei iniziata.
Ella era cosciente dei propri limiti e della propria precarietà fisica, si sentiva incapace, ma sentiva nel suo intimo la sicurezza di essere, nelle decisioni prese, nella volontà di Dio perché il suo era “il sentire con Cristo nella Chiesa”. Era forte e intrepida nelle difficoltà, non curante di privazioni e di sacrifici pur di formare un gruppo di anime Vittime che avessero il desiderio di confortare Gesù ovunque, di accompagnarlo e di servirlo da Betlemme al Calvario, per circondarlo di quelle
attenzioni che gli uomini, spesso, dimenticano di dargli. Volle che le sue religiose si impegnassero a vivere nello stato di Vittima, accettando, nella serenità e nella pace, tutti gli eventi della giornata anche se spiacevoli, come pure la malattia. Affidò ad ognuna delle sue Figlie un punto della Passione di Cristo da rivivere e riparare affinché, unendo tutte le riparazioni individuali, Gesù ne ricevesse una più completa, quantunque sempre limitata, perché fatta da creature limitate (ella stessa aveva scelto come obiettivo principale le pene morali di Gesù, senza però trascurare le pene
fisiche). Si spiega, così, perché Madre Foresti facesse portare al collo delle sue Figlie la sigla JHS significante il Sacrificio della Croce e dell’Eucarestia; nutrisse una forte devozione alla S. Sindone (leggere il capitolo “La Sacra Sindone” a pag. 89 del libro “Visse l’Amore più grande”); fissasse spesso nel giorno la considerazione sul punto della Passione affidato a ciascuna religiosa e facesse recitare quotidianamente, dopo la S. Messa, la preghiera sacerdotale di Gesù, così come era scritta nel Vangelo di San Giovanni. Si spiega, altresì, perché nella villa di Maggio vedesse il riflesso di
Betania, dei luoghi e degli atti principali del dramma di Gesù; raccomandasse ai Sacerdoti di vivere e predicare la Riparazione e, a tutti i fedeli, di essere i consolatori del Signore.
Si riportano alcuni appunti dei suoi diari, tratti dal libro “Scritti Spirituali”.
9 Settembre(senza anno):
“Il mio cuore soffre terribilmente! Tu lo vedi. Tu hai veduto le pene che durante parte della notte ho sofferto…E la causa sai qual è? Tu unico mio amore! Si, Tu mi strazi il cuore…L’unico oggetto che mi occupa sei Tu. Non amo che Te, non penso che a Te, non mi occupo che di Te!…Tu ben intendi il mio parlare, Tu che vedi e penetri tutto il mio essere, per me non esisti che Tu solo, tutto il resto non mi occupa affatto…Non mi piace altro che quello che so venire dalla tua mano. Io non
vedo che Te, amami o odiami se vorrai, io starò ugualmente abbandonata in Te…fa ciò che vuoi, ma fallo direttamente…Solo dalla Tua mano gradisco il bene e dalla Tua gradisco il male…Ma Tu solo disponi di me, voglio essere nelle Tue mani”.
Vittima per le pene morali di Gesù. 7 Aprile 1918 pagina 94:
“Ieri sera sentii Gesù al mio capezzale e facendomi conoscere le sue pene mi fece tanto piangere e soffrire. Poi sentii più intenso il bisogno di essere da Lui accettata come Vittima delle sue pene morali, ed ebbi questa ispirazione “Gesù dà a tante anime le stigmate e in altri modi fa parte delle sue pene fisiche ebbene se sarò contenta nel chiedere a Lui la grazia di manifestarmi le sue pene morali lo otterrò”.

 

MEMORARI A GESU’ SACRAMENTATO 

“Per i canti durante le ore di adorazione la Madre Fondatrice ha composto 52 bellissimi memorari a Gesù Sacramentato. Essi rivelano l’ardore della sua anima, poiché sono tutti un canto d lode, di ringraziamento e di amore, con i quali, fattasi voce dell’universo, (quasi per ogni singola creatura) vuolfar giungere ininterrottamente il Suo grido d’amore a Gesù, specie là dove viene offeso nella Sua presenza Eucaristica”.

(Suor Marta Brandi — Autori Vari: Maria Francesca Foresti fondatrice dell’istituto Suore Francescane Adoratrici pag. 58)

Ancora oggi, le Suore Francescane Adoratrici cantano quotidianamente alcuni memorari con l’intenzione di donare i loro pensieri e affetti a Gesù Sacramentato presente in ogni Chiesa e luogo dove I”ingratitudine degli uomini Io oltraggia. Con questa preghiera le Suore chiedono a Gesù: “Ricordati di noi quando ti trovi solo, abbandonato nelle tue Chiese ed oltraggiato, che noi vogliamo consolarti e amarti tanto. Si, ricordati di noi che siamo a Te consacrate e abbiamo tanti bisogni temporali e spirituali, tante cose da raccomandarti e da attendere dalla tua coritò, specie questa grazia … “.