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La Vergine Maria e L’Eucaristia nelle Sacre Scritture

LA VERGINE MARIA E L’EUCARISTIA NELLE SACRE SCRITTURE

 

 

 

LA VERGINE MARIA E L’EUCARISTIA NELLE SACRE SCRITTURE

La prima cosa che sempre si deve dire quando si parla della Vergine è “De Maria nunquam satis”, vale a dire che mai potremmo sapere circa questo grande mistero che è la Madre di Dio. Lei è la Madre del Verbo Divino incarnato nel suo seno. E’ la prima adoratrice, Lei è il Modello e la Madre della Chiesa. Lei è la Donna dell’Eucaristia.

LA PRIMA MESSA DI TUTTE LE MESSE E LE PRIME MESSE

Circa la Messa celebrata da Nostro Signore nell’ultima Cena, la prima cosa che possiamo dire è che il Vangelo non dice nulla riguardo questo tema. In relazione all’Eucaristia nella notte del Giovedì Santo, non si menziona Maria. Compreso il caso in cui non sarebbe presente nella prima Messa sacramentale –nel Cenacolo- tuttavia sappiamo, perché è nelle Scritture, che Maria era presente nel Calvario (diremmo nell’unica Messa del Calvario). Inoltre, sappiamo anche che rimase presente con gli Apostoli che pregavano “come una sola anima e un solo cuore” (cf. At 1,14) nella prima comunità riunita dopo l’Ascensione nell’ attesa della Pentecoste. Certamente, Maria deve essere stata anche presente nelle celebrazioni dell’ Eucaristia nella prima generazione dei cristiani, che si dedicavano alla “frazione del pane” (cf. At 2 : 42). In Argentina, a Buenos Aires, c’è una bella Basilica, che appartiene ai Sacerdoti del Santissimo Sacramento (Padri Sacramentini), disegnata da un famoso architetto francese e costruita con pregiati marmi e vetrate di Francia. Nella cripta, si può vedere la porta dorata del tabernacolo che rappresenta Nostra Signora, inginocchiata, che riceve la Sacra Comunione da san Giovanni Apostolo. Siamo abbastanza sicuri che questa rappresentazione rifletta ciò che realmente avvenne.

EUCARISTIA E L’ INCARNAZIONE

L’Eucaristia, mentre rimanda alla passione e resurrezione, risulta essere anche continuità dell’Incarnazione. Nell’Eucaristia, abbiamo lo stesso corpo nato da Maria Vergine. Ciò che abbiamo nell’Eucaristia è ciò che Nostro Signore ricevette da Maria, la Carne e il Sangue, vale a dire la nostra stessa umanità. Questo è l’aspetto che si percepisce subito di questa “relazione profonda” fra la Vergine e il mistero eucaristico, tradizionalmente contemplato a partire dall’antichità. Di fatto, nell’Annunciazione, Maria concepì il Figlio di Dio nella realtà fisica del corpo e del sangue, anticipando così ciò che in un certo modo si realizza sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il corpo e il sangue del Signore.

Pertanto, non sorprende che sant’ Agostino abbia creato l’espressione “la carne di Cristo è la carne di Maria”. Questo è ciò che san Tommaso d’Aquino scrive negli inni del Corpus Domini , “questo corpo nato da un ventre generoso”.

Maria anticipò, nel mistero dell’Incarnazione, la fede eucaristica della Chiesa. Quando , nella Visitazione, porta nel suo seno il Verbo fatto carne –essendo questa la prima processione del Corpus Christi della storia- Ella si fa in qualche modo “tabernacolo” – “il primo tabernacolo” anche nella storia – dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, permise di essere adorato da Elisabetta, quasi irradiando la sua Luce attraverso gli occhi e la voce di Maria.

Il Beato Giovanni Paolo II, meditando la nascita del Signore dice nell’Ecclesia de Eucharistia (n. 55): “E lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica?”

LA FEDE EUCARISTICA

Potremmo dire ciò che per noi è soprannaturale era connaturale alla Vergine. Era l’Immacolata Concezione, senza peccato originale e nemmeno peccati veniali. Era la pienezza della grazia. Pertanto Ella possiede una “pienezza di fede” che viene dalla pienezza della grazia. Di conseguenza, nessun’altra creatura ha potuto avere un riconoscimento così grande ed una comprensione del mistero eucaristico come Lei. Inoltre aveva ragioni eccezionali che rafforzavano la sua fede, come quella di aver sperimentato in se stessa la concezione verginale del figlio di Dio. Tuttavia “se Dio esaltò sua Madre è ugualmente certo che durante la sua vita terrena non la libererà dall’esperienza del dolore o dalla fatica o dalle prove di fede”. Dobbiamo ammettere che la fede della Vergine fu severamente provata nel vedere la terribile morte di suo Figlio, Lei soffrì la più grande e severa prova “nella storia dell’umanità” e da questa prova ne uscì completamente vittoriosa. In un certo modo, Maria ha praticato la sua fede eucaristica prima dell’istituzione dell’Eucaristia, per il fatto stesso di aver offerto il suo seno verginale per l’incarnazione del Verbo di Dio.

“Beata colei che ha creduto” (Lc 1:45). C’è un’analogia profonda fra il fiat pronunciato da Maria in risposta all’angelo e l’ amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria si chiese di credere che Colui che lei concepì “per opera dello Spirito Santo” era “il Figlio di Dio” (Lc 1:30-35). Conformemente alla fede della Vergine, nel mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che lo stesso Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si fa presente nella sua piena umanità e divinità sotto le specie del pane e del vino.

MAGNIFICAT DI MARIA E DELLA CHIESA

Nell’ Eucaristia la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria. Questa verità si può capire più profondamente ritornando a leggere il Magnificat in una prospettiva eucaristica. L’Eucaristia, come il Cantico di Maria, è prima di tutto lode e azione di grazie. Quando Maria esclama: “L’ anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”, porta Gesù nel suo ventre. Loda il Padre “per” Gesù, ma nello stesso tempo lo loda “in “ Gesù e “con” Gesù. Questa è precisamente la vera “attitudine eucaristica”.

Nello stesso tempo, Maria ricorda le meraviglie compiute da Dio nella storia della salvezza, come compimento della promessa fatta ai nostri padri (cf. Lc 1:55), annunciando quella che le supera tutte: l’Incarnazione redentrice. In ultimo, il Magnificat riflette la tensione escatologica –“già e non ancora”- dell’Eucaristia. Ogni volta che il Figlio di Dio viene di nuovo a noi nella “povertà” dei segni sacramentali del pane e del vino, i semi della nuova storia – da dove i potenti sono “rovesciati dai loro troni” e “gli umili innalzati” (cf. Lc 1:52) – si radica nel mondo . Maria canta il “cielo nuovo” e la “terra nuova” che nell’Eucaristia ha la sua anticipazione e in un certo senso il suo programma e piano. Il Magnificat esprime la spiritualità di Maria e non c’è nulla di più grande che questa spiritualità per aiutarci a vivere il mistero dell’ Eucaristia. L’Eucaristia è stata a noi data affinché la nostra vita, come quella di Maria, sia tutta un Magnificat!

IL SUO SACRIFICIO E LA COMUNIONE SPIRITUALE

Maria, con tutta la sua vita unita a Cristo e non solamente nel Calvario, fece sua la dimensione sacrificale dell’Eucaristia. Quando portò l’appena nato Gesù bambino al tempio di Gerusalemme “per presentarLo al Signore” (Lc 2:22), sentì annunciare dall’anziano Simeone che il bambino sarebbe stato un “segno di contraddizione” e anche che una spada le avrebbe trafitto la sua anima (Lc 2:34-35). La tragedia della crocifissione di suo Figlio le fu predetta e in un certo senso lo Stabat Mater di Maria ai piedi della Croce, era anticipato. Preparandosi giorno dopo giorno al Calvario, Maria vive una specie di “Eucaristia anticipata” – si potrebbe parlare di “comunione spirituale” – di desiderio e offerta, che culminerà nell’unione con suo Figlio nella sua passione e si manifesterà dopo la Pasqua, nella sua partecipazione all’Eucaristia, che gli Apostoli celebravano come memoriale della passione.

Una domanda che sorge è: Cosa avrà sentito Maria all’udire dalla bocca di Pietro, Giovanni, Giacomo e gli altri Apostoli, le parole pronunciate nell’ultima cena: “Questo è il mio Corpo che è dato per voi” (Lc 22, 19) ? Quel corpo dato come sacrificio e presente nei segni sacramentali, era lo stesso corpo che aveva concepito nel suo seno! Per Maria, ricevendo l’Eucaristia doveva voler dire accogliere di nuovo nel suo seno il cuore che aveva palpitato all’unisono con il suo e rivivere ciò che aveva sperimentato ai piedi della Croce.

MISTERO DELLA FEDE

Mysterium fidei! Sì l’Eucaristia è mistero della fede, che supera in tal modo la nostra comprensione che ci chiama al più puro abbandono alla parola di Dio, allora non ci può essere nessuno come Maria che ci sia di appoggio e guida nell’acquisire questa disposizione. Nel ripetere ciò che Cristo fece nell’Ultima Cena, a compimento del suo mandato: “Fate questo in memoria di me”, accettiamo anche l’invito di Maria di obbedire a Lui senza esitazioni: “ Fate ciò che Lui vi dirà” (Gv 2:5). Con la sollecitudine materna che dimostra alle nozze di Cana, Maria ci sembra dire: “Non dubitate, fidatevi delle parole di mio Figlio. Se Lui fu capace di cambiare l’acqua in vino nel suo corpo e sangue è per mezzo di questo mistero donando ai credenti il memoriale vivo della sua Pasqua, che si fa così “pane di vita”.

MARIA NELL’EUCARISTIA

Nella misura in cui l’Eucaristia è memoriale del sacrificio di Cristo, non possiamo passare sopra la presenza di Maria, ai piedi della Croce. Questo non è solo uno “stare qui” se non, come tante volte ci dicono i documenti della Chiesa, la Vergine si unì totalmente allo stesso sacrificio di suo Figlio, incluso offrendo la Santa Vittima al Padre. “Fate questo in memoria di me” (LC 22,19). Nel Calvario il “memoriale”, tutto quello che Cristo fece per mezzo della sua passione e della sua morte, è presente. Tutto ciò che Cristo fece in relazione con sua Madre per beneficio nostro è anche questo presente. A Lei diede il discepolo prediletto e in lui, ciascuno di noi: “Ecco tuo figlio!”. A ciascuno di noi dice ancora: “Ecco tua madre” (cf. Gv 19, 26-27) Sperimentare il memoriale della morte di Cristo nell’Eucaristia implica anche di ricevere continuamente questo dono. Significa accettare –come Giovanni- la Santissima Vergine Maria come nostra madre. Significa inoltre prendersi un impegno a conformarci a Cristo, ponendoci alla scuola di sua Madre e lasciando che Lei ci accompagni. Maria, in tutte le nostre celebrazioni eucaristiche, è presente con la Chiesa e come Madre della Chiesa. Così come Chiesa e Eucaristia sono un binomio inseparabile, lo stesso si può dire del binomio Maria e Eucaristia. Questa è una ragione per la quale, da tempi antichi, il ricordo di Maria è stato sempre parte delle celebrazioni eucaristiche delle Chiese d’Oriente e Occidente.

Di sicuro, un fatto fondamentale è che in tutte le Preghiere Eucaristiche, c’è sempre una citazione della Vergine Maria. Almeno una, a volte di più (mi ricordo di quattro citazioni nella liturgia di san Giovanni Crisostomo che celebra la Chiesa Greco-Cattolica ossia di rito orientale). La più antica, la tradizione apostolica, ricorda che il Signore si incarnò per opera dello Spirito Santo e della Vergine Maria. Inoltre, quando commemoriamo i santi chiediamo l’intercessione della Vergine Maria, come lo facciamo nel Canone romano: “in comunione con tutta la Chiesa ricordiamo e veneriamo anzitutto la memoria della gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo”. Questo è comune a tutte le preghiere di Oriente e Occidente.

Mai potremmo pensare a Maria senza la Chiesa, né alla Chiesa senza Maria. Sempre dobbiamo ricordare come, all’inizio degli Atti degli Apostoli, ci si dice che Maria era in unione con gli Apostoli, in comunione, perseverando nella preghiera. Maria è colei che dà il significato più profondo di ciò che è il mistero di suo Figlio. Come dice Giovanni Paolo II in Redemptoris Mater, Maria porta i fedeli all’Eucaristia, perché tutto il desiderio della Madre è di portare i figli a Gesù ai quali dona la piena conoscenza di Cristo. E credo che non c’è una completa conoscenza di Cristo fino a che non si scopre l’Eucaristia. Così, la Vergine è garanzia della fede eucaristica e della comunione della Chiesa attraverso tutto il mistero.

UN BREVE RIASSUNTO

La Santissima Vergine Maria è stata – come Giovanni Paolo II lo disse in Ecclesia de Eucharistia – in tutta la sua vita la “donna eucaristica”. La Chiesa, prendendo Maria come modello, è chiamata anche a imitarla nella sua relazione con questo santissimo Mistero. Imitare, soprattutto, la sua fede e il suo amore, nell’annunciazione e nella Visita a Elisabetta, e in ciò che Maria è realmente: il tabernacolo vivente di Cristo (cf. Ecclesia de Eucharistia, n. 55), nel Calvario (cf. Ecclesia de Eucharistia n. 56-57) e oltre, nel ricevere la Santa Comunione dalle mani degli Apostoli (cf. Ecclesia de Eucharistia n. 56). Una fede e un amore che, come nel Magnificat, trabocca di lode e azione di grazie (cf. Ecclesia de Eucharistia n. 58). E’ una gran ricchezza di tonalità in questa chiamata ad imitare Maria, “donna eucaristica”, che la teologia ha visto particolarmente nel contesto di vita spirituale. La vera relazione tra Maria e l’Eucaristia non è solo storia, né semplicemente una relazione esemplare fra Maria e i Cristiani davanti all’Eucaristia. No, è anche e soprattutto in un certo modo una presenza reale della Madre, quando il sacrificio del Figlio si fa sacramentalmente presente. Giovanni Paolo II lo spiegò con chiare parole : “Nel “memoriale” del Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha fatto con sua Madre a beneficio nostro”. (Ecclesia de Eucharistia n. 57). Ecco tua Madre!

Naturalmente la presenza di Nostra Signora è differente alla presenza sostanziale di Cristo nell’Eucaristia. Maria è presente con la Chiesa e come Madre della Chiesa in ogni nostra celebrazione eucaristica. In questo sacrificio, Maria, la prima redenta, la Madre della Chiesa, prese parte attiva. Lei rimase con il Crocifisso, soffrendo profondamente con suo Figlio, con cuore materno si unì al suo sacrificio, consentendo amorevolmente all’immolazione. Lei lo offrì e si offrì al Padre. Tuttavia, è importante far constatare la completezza del sacrificio di Cristo, perché al sacrificio non manca nulla, e perciò non poteva e non può essere “completato” da nessun altro sacrificio, nemmeno dalla sua Santissima Madre.

D’altronde, fermo restando che il sacrificio della Croce implica la mediazione di Cristo, cioè l’unico mediatore fra Dio e l’uomo (cf 1 Tom 2,5), senza dubbio possiamo considerare che anche Maria ha la sua propria mediazione per essere unita al sacrificio di suo Figlio. Nello stesso tempo, c’è da dire che questa mediazione mariana è essenzialmente una mediazione partecipata. In ultimo, citando il beato Giovanni Paolo II, potremmo dire anche che “contemplando la Vergine, assunta nel corpo e anima in cielo, vediamo che si aprono davanti a noi i “cieli nuovi” e “la terra nuova”, che apparirà nella seconda venuta di Cristo”.

p. J. A. LF