DALL’EUCARISTIA CELEBRATA ALL’EUCARISTIA ADORATA (2°)
L’Eucarestia, dunque, non è una cosa, un oggetto statico, e nemmeno semplicemente un soggetto: è un soggetto-in-azione, è l’opera di Cristo in atto. Da questa affermazione derivano almeno due conseguenze logiche, tanto logiche quanto sistematicamente disattese:
- Se l’Eucarestia non è una cosa, a maggior ragione non è “cosa nostra”; è azione di Cristo, non nostra. Ogni esercizio della creatività e della fantasia da parte del prete, dei cantori, degli animatori, dei ministri o della comunità, ogni protagonismo, ogni tentativo di mettere al centro la soggettività e l’originalità dei celebranti, al posto del Celebrato, costituirà un ab-uso, cioè una strumentalizzazione della Messa. E purtroppo di abusi tocca vederne fin troppi.
- Se l’Eucaristia è azione liturgica, dinamica, opera salvifica in atto, e non semplicemente “prodotto” di un rito, non posso non prendere parte all’intera azione, all’intera opera, all’intera celebrazione. Siamo resi partecipi dell’azione salvifica di Cristo, non semplicemente fruitori di un Sacramento. Insisto. Cos’è l’Eucaristia? “Il Sacramento del Corpo e Sangue di nostro Signore”. Sì, ma aggiungiamo: il Sacramento del Corpo e del Sangue di nostro Signore, il quale per noi uomini e per la nostra salvezza si è fatto uomo, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso e su sepolto, il terzo giorno risuscitò da morte, è salito al cielo, ecc…. C’è tutta la storia della salvezza dell’Eucaristia, l’incarnazione, la Pasqua…

