Un’esperienza scaturita dall’Adorazione all’Arcispedale di Reggio Emilia.

…….Siamo adoratori da 4 anni, rimaniamo in cappella ad adorare il Signore, a intercedere per chi ha bisogno del Suo aiuto…..è un progetto meraviglioso per noi e per tutta la comunità reggiana….
Ma… da tempo vivo una grossa difficoltà.

 

Mentre noi siamo in chiesa al caldo, molti nostri fratelli non hanno un posto dove riposare la notte.

 

Quante volte ho rinnovato l’appello a non aprire la porta a chi non ha il pass, questi sono gli accordi con l’amministrazione ospedaliera per poter tenere aperta la cappella all’adorazione notturna (e capisco molto bene le necessarie ragioni di controllo e sicurezza).

 

Io sono una adoratrice della notte e di queste situazioni ne ho viste diverse e il cuore mi piange… vivere questa contraddizione di pregare e non poter accogliere chi è nel bisogno e al freddo….

 

Non voglio dilungarmi oltre.

 

Tutto è iniziato davanti al Santissimo……ho chiesto il Suo aiuto perché né Lui né san Francesco si sarebbero voltati dall’altra parte in presenza di bisognosi….. quindi che fare?

 

……. Ho inviato una mail al sindaco per sapere come pensava di affrontare il problema dei senzatetto in vista di un calo ulteriore delle temperature, quando ormai non ci speravo più, sono stata invitata ad un colloquio in comune con l’assessore alle politiche sociali e alla fine ecco la risposta:

“in effetti ci sarebbe una casetta per 6 persone, la gestione verrebbe affidata tramite convenzione del comune a Caritas e Comunità Papa Giovanni XXIII ma mancano i volontari”.

 

Bene, mi sono detta, mettiamoci al lavoro!

 

Per poter procedere era necessaria la partecipazione di volontari disponibili per le mansioni più disparate come ad esempio:

occuparsi dell’accoglienza la sera

preparare una colazione calda

dare una mano a riordinare

essere disponibile all’ascolto e alla consolazione…..

La casa, almeno inizialmente, può rimanere aperta solo la notte per l’emergenza freddo.

 

Ho rivolto l’appello agli adoratori ricordando che il proprio turno di adorazione non deve risentire di una eventuale disponibilità a questo servizio di carità, e in pochi giorni hanno aderito 20 persone.

 

L’impegno è quello di aprire la casa alla sera alle 19 accogliere gli ospiti, lasciarli soli e chiudere al mattino alle 8 circa; durante il giorno la casa rimane chiusa.

 

Ci sono delle regole rigide che gli ospiti devono rispettare pena la perdita del posto letto (la pulizia personale e della casa, il rispetto delle regole della convivenza, non fare entrare altre persone …..).

 

La Caritas ha selezionato le persone più tranquille senza dipendenze da sostanze o alcool, che non hanno bisogno di operatori esperti e nemmeno di essere controllati durante la notte.

 

Tutto questo come esperimento per ampliare il numero dei dormitori.

 

Abbiamo avuto una riunione in Caritas la sera di mercoledì 11 gennaio scorso dove ci hanno comunicato che già la sera dopo, ci sarebbero state 6 persone da accogliere……

 

La sera dopo ho visto per la prima volta, insieme agli ospiti, la “casetta” ed ho scoperto che era diversa da quella che mi aspettavo. In realtà, anche se continuo a chiamarla “casetta” sono due stanze e un bagno abbastanza squallidi…

 

La prima settimana è stata molto molto impegnativa.

 

Inizialmente, all’atto pratico ci siamo ritrovate solo in due perché a molti sembrava un impegno gravoso, e guardando negli occhi queste persone non ci siamo tirate indietro e ci siamo impegnate anche a rendere la casa più accogliente.

 

Ho avuto in effetti un momento di scoraggiamento ma ho detto al Signore se lo vuoi, dammi le forze e le persone che mi possano aiutare, questo progetto è per loro e non per un mio tornaconto.

 

In effetti, in breve è arrivata la lavatrice, la tv, un pc, un fornetto, lenzuola, coperte, un armadio….e ………ora siamo in 6 adoratori che ci alterniamo senza fatica e con gioia nel vedere quanto gli ospiti siano tranquilli e riconoscenti.

 

Sono belle persone che cercano lavoro, c’è anche un rifugiato politico iraniano dolcissimo.

 

Ognuno ha la sua storia ma non indaghiamo troppo, come ci è stato consigliato dagli operatori della Comunità papa Giovanni XXIII, per non metterli in difficoltà e per non farci carico di situazioni difficili.

 

Il progetto di accoglienza dovrebbe finire il 31 marzo, perché a quella data scade l’emergenza freddo. Ma se il comune non dovrà utilizzare la casa chiederemo di continuare………..nei miei pensieri c’è l’idea di coinvolgere gli ospiti nell’attività di riqualificazione di strutture e spazi comunali……

ma se ne parlerà più avanti, sempre a Dio piacendo.

 

Mentre scrivo questa testimonianza mi vengono in mente le storie di Madre Teresa di Calcutta, del Curato d’ Ars, di san Francesco d’Assisi e di tanti altri santi che sempre hanno fatto precedere l’Adorazione davanti al Santissimo Sacramento alle loro azioni e le parole di Simone Weil :”Quando Dio vuole donarci una cosa in particolare, Egli ci comanda di domandargliela, persino in modo inopportuno e se noi lo facciamo, Egli ce la concede.Con le nostre suppliche, lo costringiamo a disporre di noi in modo conforme alla sua volontà. Non fa di noi ciò che vuole se non quando lo supplichiamo di farlo. La nostra preghiera quindi è l’ordine che Dio comanda e poi attende per potersi donare a noi”.

 

Che lo Spirito Santo ci aiuti quindi affinchè la nostra preghiera sia conforme a quanto il Signore ci vuole proporre.

Che siamo strumenti utili, umili e docili nelle Sue mani.

 

G.