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   Suor Joseph MC parla della
stretta unione tra l’adorazione
eucaristica e il servizio ai più
poveri tra i poveri

Durante “Adoratio 2011”, primo Congresso Internazionale di Adorazione Eucaristica organizzata dai Missionari della Santa Eucaristia, nella città di Roma.

 

La suora ha esposto il suo discorso con testimonianze toccanti nella loro comunità e con gli insegnamenti della fondatrice, Beata Madre Teresa di Calcutta.

 

DALL’ADORAZIONE DI CRISTO NELL’EUCARISTIA FINO A SERVIRLO NEI SUOI POVERI

Suor Joseph, MC

 

Introduzione

 


 

Il mio desiderio è di esprimere come la nostra adorazione eucaristica ci spinge in modo quasi tangibile e potente, dando il potere dello stesso Cristo alle nostre vite e alle nostre opere come Missionarie della Carità.

 

Innanzitutto, l’Adorazione di Gesù nell’Eucaristia esige da noi una totale purezza d’intenzione nelle nostre parole e nelle nostre opere. Appena incominciamo ad incontrarLo sull’altare e appaiono subito i peccati e le mancanze con i quali abbiamo a che fare nelle nostre relazioni fraterne. Per questo non c’è da meravigliarsi se i sacerdoti che hanno l’Adorazione Perpetua nelle loro parrocchie dicono che aumentano il numero delle confessioni.

 

Quando siamo in adorazione, diventiamo una finestra aperta attraverso la quale Dio penetra il nostro mondo e lo inonda con la sua Vita, Luce e Amore. Quando, poi, ce ne andiamo, Lui viene con noi e fa in modo che succedano cose buone!

 

La seguente preghiera, ” Irradiando Cristo” è stato il fulcro della vita di Madre Teresa e lo è ancora per tutte le Missionarie della Carità.

 

Caro Gesù, aiutami a diffondere il tuo profumo ovunque vada.

Inonda la mia anima con il tuo spirito e vita.

Penetra e possiedi tutto il mio essere, così profondamente

che la mia vita sia solo un’irradiazione della tua.

Brilla attraverso di me e resta in me,

che ogni anima che io incontro possa sentire la tua presenza nella mia anima.

Che loro non cerchino e non vedano in me altro che Te, Gesù!

Resta con me, e allora inizierò a brillare come Tu risplendi;

brillare per essere luce per gli altri;

la luce, o Gesù, verrà tutta da Te, nulla di essa verrà da me;

Sarai Tu, che brillerai negli altri attraverso di me.

Permettimi di lodarti come più ti aggrada: splendendo su coloro che mi circondano.

Permettimi di parlare di Te senza predicare,

non con parole ma con il mio esempio, con la forza contagiosa,

l’influenza imitativa di ciò che faccio,

l’evidente pienezza dell’amore che il mio cuore nutre per te.

Amen.

 

Un giorno, quando la mia comunità stava uscendo dalla Chiesa, una sorella salutò semplicemente un uomo che stava passando. Più tardi abbiamo saputo chi era quell’uomo e cosa avesse significato per lui quel saluto. Quell’uomo stava lottando con la droga, stava cercando di seguire il suo programma di recupero. Un giorno, quasi in preda alla disperazione, mentre cammina per strada, sospirò e gridò dal profondo del suo essere: “Dio mio, aiutami!” In quel momento vide le scritte sulla nostra porta che dicevano: “Missionarie della Carità. Contemplative “, entrò e si sedette nella cappella. Il Santissimo Sacramento era esposto e immediatamente si sentì avvolto dalla pace. Questo episodio illustra molto bene il legame tra l’Eucaristia, i poveri e le Missionarie della Carità.

 

 

L’importanza dell’Eucaristia nella vita delle Missionarie della Carità

 

La nostra congregazione è stata fondata per placare la sete infinita di Gesù sulla croce, la sete di amore e per le anime. Nostro Signore veramente pregò nostra Madre, la Beata Teresa di Calcutta, affinché portasse i poveri a Lui e Lui ai poveri, al gigantesco vuoto del povero, in modo che i poveri Lo potessero conoscere. Le disse: “Non mi conoscono, per questo non mi amano.”

 

Mentre il Signore le richiedeva questo, la Madre gli diceva: “Sono troppo debole, troppo peccatrice” e cose simili. Gesù disse: “Sì, lo so ed è per questo che ti ho scelta” “Io sarò con te”, e così fu.

 

La Madre era consapevole della sua impotenza e confidava totalmente nel potere dell’Eucaristia. Ripeteva spesso: “Non potrei vivere neanche un giorno senza l’Eucaristia”. Così, iniziamo con la Santa Messa e la Santa Comunione, che è il momento di maggiore intimità con il nostro Sposo. Questo tempo che trascorriamo con Lui è la nostra preparazione e forza per affrontare la nostra missione fra i poveri.

 

Nella nostra congregazione si è sviluppata l’importanza dell’Adorazione Eucaristica. La nostra Società è stata fondata nel 1950 e subito il carico di lavoro è stato travolgente. Tuttavia, nel 1973 le sorelle sentirono la necessità di un’ora al giorno di adorazione. La Madre pregò e acconsentì. Mai, nemmeno per un istante, si lamentò di questo ma anzi risultò che “non solo il lavoro non ne soffrì, ma anzi attraverso tutto ciò aumentò, veniva eseguito con maggior efficienza e con maggiore amore”.

 

Qualche anno fa, in seguito ad un forte terremoto in India, arrivarono squadre di soccorso da tutto il mondo. Chiesero se alcune delle nostre sorelle potevano rimanere nei campi di accoglienza per organizzare il lavoro. Con loro grande sorpresa, le Sorelle insistettero per iniziare ogni giorno con la preghiera e la Santa Messa e che ci fosse stato il tempo per ritirarsi per i pasti e le preghiere. Alcuni non furono d’accordo, ma coloro che rimasero videro la saggezza che vi era in tutto questo. Perché c’era fiducia in Dio, le squadre furono in grado di continuare. Un’ulteriore prova che la nostra forza viene da Lui, che ha detto chiaramente: “Senza di me nulla potete”.

 

Parlo per conto delle nostre Suore, di qualsiasi luogo e della mia esperienza personale: senza la forza che da l’Eucaristia non sarebbe possibile vivere la nostra vocazione.

 

Davanti a qualsiasi situazione di estremo pericolo, la reazione delle Soure è di esporre il Santissimo Sacramento e pregare con le persone. Una volta in Ruanda, nel bel mezzo della guerra, i ribelli, con le armi pronte a sparare, fecero irruzione nella cappella dove le Suore stavano adorando. Vedendo Gesù esposto sull’altare improvvisamente si fermarono e retrocedendo uscirono dalla cappella. Anni fa, un uragano evitò Haiti, in risposta all’Adorazione. E tutte noi sperimentiamo questo miracolo.

 

Negli ultimi suoi anni, quando la Madre era molto malata, noi adoravamo 24 ore su 24, a turno, in tutto il mondo. All’inizio pensai: “E’ impossibile, come possiamo fare il nostro lavoro e avere turni frequenti di adorazione?” Ma in realtà, fummo rafforzate e sperimentammo e fummo portatrici di una gioia indescrivibile.

 

La crescita di questa necessità della preghiera ha portato alla fondazione del nostro ramo contemplativo, nel quale il nostro quarto voto di totale dedizione e libero servizio ai più poveri tra i poveri, è indirizzato ai più poveri tra i poveri in senso spirituale. Lo viviamo con l’adorazione e quando usciamo, due ore al giorno, a cercare anime. La Madre desiderò che il ramo contemplativo fosse la linfa vitale della congregazione. La nostra vita dovrebbe essere vissuta in modo tale da immergerci più profondamente ed in maniera più significativa nella sofferenza del mondo.

 

E’ così che in entrambi i rami, attivo e contemplativo, andiamo alla ricerca di anime; quelle che non vanno fisicamente davanti al Santissimo Sacramento, lo fanno spiritualmente. Quando adoriamo non siamo sole, ma siamo lì “in nome di tutti coloro che non pregano, che non sanno come pregare, che non vogliono pregare, che non osano pregare.” Quando i tempi di preghiera sembrano lunghi e difficili, mi aiuta il ricordo che tutti sono con me, nel mio cuore ai piedi del Signore. Non importa come mi sento, io continuo a rimanere lì. È Dio che è al lavoro.

 

Per le persone che soffrono e che abbiamo visitato, è di grande conforto dirgli che le portiamo nel nostro cuore davanti a Gesù nel Santissimo Sacramento. Ed è così che portiamo Gesù con noi al povero, che incontriamo Gesù nel povero e che di nuovo portiamo il povero a Gesù nella nostra Adorazione.

 

 

L’Eucaristia e i poveri

 

Ci possiamo chiedere: è facile vedere Gesù nell’Eucaristia e nel povero ? Gesù può non lasciarsi vedere. Abbiamo bisogno di un cuore puro per vedere Dio. Un cuore puro è un cuore umile e contrito. E un cuore puro può vedere Dio.

 

Spesso vediamo che Gesù si rivela direttamente ai poveri. A Calcutta abbiamo l’Adorazione tutto il giorno, in una chiesa vicino alla stazione ferroviaria principale e al più grande mercato della città. Persone di ogni tipo e religione entrano in chiesa e si siedono davanti al Santissimo Sacramento. Domandando a loro perché, quasi tutti rispondono: ” Sento pace!” E non pochi ricevono anche guarigione ed altre grazie.

 

Una donna mentalmente disturbata si sedeva in prima fila con un grande fagotto dove conteneva tutti i suoi averi. Era una indù. Quando ci occorreva il posto perché le Sorelle recitassero l’Uffizio Divino, lei non si spostava. “Lasciami, sto parlando con quel grande dottore.” Mai nessuno le aveva spiegato nulla riguardo il Santissimo Sacramento.

 

A Washington DC, dove siamo, la maggior parte dei ragazzi non sono cattolici, ma le Suore li invitano a fare una pausa, a venire e a parlare con Gesù. Un giorno un ragazzino entrò e corse a prendere posto proprio di fronte a Gesù, che era esposto sull’altare, e disse ad alta voce: • ” Gesù fa in modo che la mia mamma non vada più in bagno a drogarsi”. E lei smise di farlo!

 

A volte, noi, che abbiamo il privilegio di avere Gesù nell’Eucaristia sotto lo stesso tetto, corriamo il rischio di abituarci e davvero ci svegliamo quando vediamo la reazione degli altri.

 

Una donna telefonò al nostro convento a Vancouver e disse: ” Sono una testimone di Geova e ultimamente ho un forte messaggio interiore che mi spinge ad entrare in una chiesa cattolica. Posso venir da voi? ” Arrivò. Mentre stavo entrando in chiesa davanti a lei, dirigendomi verso il tabernacolo, pensando a come spiegarle il significato della luce rossa, ecc. immediatamente gridò e uscì dalla chiesa correndo. Anch’io mi misi a correre per vedere che era successo e lei rispose ad alta voce: “Dio è là dentro! Dio è là dentro!”

 

Nel nostro lavoro con pazienti affetti da AIDS, quando li riceviamo nella comunità sempre sostiamo nella cappella prima di accompagnarli ai loro alloggi. Mi ricordo di Kenneth, un ragazzo alto e bello che, non appena mise la testa sulla porta della cappella, disse: “Oops! La prima cosa che voglio fare in questa casa è diventare cattolico! ” Noi altre mai predichiamo a questi uomini; loro predicano l’uno all’altro. Kenneth era un uomo di poche parole ma molto convincente e agli altri diede una potente testimonianza.

 

Quando questi uomini vengono alla nostra casa, pronti a morire, è davvero quando iniziano una vita completamente diversa. Non ricordo che abbiano avuto paura di morire.

 

Abbiamo anche osservato che i giovani che hanno sperimentato con forza l’amore misericordioso di Dio sembrano avere dentro di loro l’urgenza di trascorrere del tempo in adorazione. Un giovane che si stava recuperando dalla dipendenza, così si espresse: “Sai, a volte sento che c’è qualcosa dentro di me che mi spinge”.

 

C’è da chiedersi perché Gesù nell’Eucaristia si manifesti al povero come un’esplosione di Luce. Forse perché Gesù è il più povero di tutti nell’Eucaristia e coloro che non hanno nulla da perdere si sentono a proprio agio con Lui. Gesù si identifica con loro per sua scelta, senza costringere la nostra attenzione, permettendo che ognuno lo riceva, lo manipoli o addirittura lo rifiuti. Può essere buttato, abusato, qualsiasi cosa; e tutto questo è anche la condizione del povero in questo mondo.

 

In qualche modo, sembra che la profanazione del Preziosissimo Corpo e del Sangue di Cristo, vadano di pari passo con la profanazione del suo Corpo infranto nel povero. Proprio come Cristo sulla terra ora non ha mani per compiere la Sua opera (usa le nostre), allo stesso modo Egli non può più soffrire nella sua umanità sulla terra, così ora soffre nel povero. Questa sofferenza redentrice continuerà fino alla fine dei tempi. Come se fosse associata al povero che soffre, Gesù fa esperienza di ogni insulto e oltraggio possibile che gli viene fatto nell’Eucaristia.

 

Nella nostra casa per i moribondi a Calcutta, nella quale laviamo i pazienti molto malati, è scritto sul muro a grandi lettere: “IL CORPO DI CRISTO”, di modo che le Suore e i volontari possono ricordare che toccare il corpo offeso dei poveri è come toccare il corpo distrutto di Cristo. La Madre ovunque predicava il suo “Vangelo in cinque dita”, “A me lo avete fatto” . Sia che stiamo servendo il povero senza tetto, il moribondo, una madre sola, la prostituta, il tossicodipendente, l’abbandonato, il bambino abusato; stiamo servendo Cristo che disse: “Ciò che farete al più piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto a Me”

 

Gesù spiegò alla Madre quanto soffriva nel vedere tutti questi piccoli distrutti dal peccato. Cosa potrebbe dire ora con l’accresciuta tentazione al peccato possibile ovunque?

 

Quando stavamo visitando una prigione in Canada, incontrammo un uomo di 22 anni che aveva ripetutamente abusato sessualmente di ragazze. Una delle ragazze morì in seguito alla sua violenza , così fu messo in prigione con l’ergastolo. Egli disse: “Sorelle, io merito di essere qui. Ho fatto un male enorme. Se solo qualcuno nella mia vita mi avesse detto le cose belle che ora voi mi stanno insegnando la mia vita avrebbe potuto essere molto diversa. ”

 

 

Irradiando Cristo

 

Nostra Madre, dopo ogni comunione, recitava questa bella preghiera “Irradiando Cristo”. Per me è una fotografia del cuore e l’anima della Nostra Madre. Lasciava che Gesù facesse in lei ciò che, in questa preghiera, le chiedeva. Questa preghiera è anche la nostra supplica quotidiana. E’ un po’ come una sintesi di istruzioni di un manuale di lavoro.

 

La Madre poteva veramente dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me”, univa lei a Gesù nell’Eucaristia e Gesù nel povero. E ancora e ancora ripeteva: “E ‘ lo stesso Gesù “, e continuava dicendo “Gesù è Dio, Gesù non ci può dire una bugia.” Infatti, ora siamo venute a sapere, dopo la sua morte, che per molti anni Gesù le si nascondeva nell’Eucaristia, ma le si mostrava nel povero. Egli la condusse nell’oscurità della fede e ancora la riempiva di una gioia raggiante, che lei non avvertiva ma gli altri sì.

 

Nelle mie prime settimane di vita religiosa aspettavo la visita della Madre e mi preparavo a dirle: “Non voglio tornare a casa, ma ad essere onesta devo dirle che forse questo non è il mio luogo perché non sento questo amore caldo per Gesù che vedo nelle altre candidate “. Quando ero lì seduta con la Madre, lei mi guardò negli occhi e disse: “L’unico che vuole che tu vada a casa è il Diavolo.” “Ma Madre, io non sento …” Poi disse: “L’amore è nella volontà non nei sentimenti.” Il mondo intero oggi ha bisogno di sentire queste parole.

 

E fu così che la Madre continuò, piena di Gesù, a servire Gesù. L’adempimento di tale preghiera “Irradiando Cristo” nella Madre divenne visibile e tangibile. Lei diffondeva il profumo di Cristo, in ogni sua parte brillava della sua luce. Le persone alla sua presenza avvertivano che stavano alla presenza di Dio, anche quando la Madre era nella più grande oscurità spirituale. Lui brillava attraverso lei. La Madre si trasformò veramente in un canale per Gesù Eucaristia nel Povero.

 

Un giovane arrivò alla nostra porta e disse: “Oggi mentre camminavo verso la vostra cappella, incontrai una ragazza che mi ha salutato. Era carina, sì, ma era una Sorella e vidi qualcosa di più. Vidi una bellezza che mai prima avevo visto. Sembrava che provenisse da dentro di lei.”. Poi continuò: “Sì, lei veniva dalla sua ora di adorazione, ma non aveva lasciato Gesù nella cappella. Lui era con lei”. Forse non irradiamo tutti Cristo uscendo dalla cappella, come è successo a quella giovane?

 

Non tutti possiamo essere Madre Teresa di Calcutta. Non possiamo andare in tutti i luoghi di povertà, ma possiamo fare qualcosa. Possiamo andare da Gesù realmente presente nell’Eucaristia. Lui userà la nostra presenza lì perché Lui stesso brilli sopra di noi, in noi, attraverso di noi, per noi, in tutto il mondo. Pensateci! Questo è l’unico posto al mondo dove si può toccare direttamente l’eternità, il Cielo e Dio stesso. Trascorrere del tempo davanti a Lui è essenziale perché non possiamo dare quello che non abbiamo.

 

La Beata Madre Teresa spesso parlava di un sacerdote che le disse: ” Madre Teresa, da quando ho lasciato il sacerdozio ho molto più tempo per i poveri e posso fare molto di più per loro”. La Madre ci diceva: “Gli dissi: Sì, prima, tu potevi dare Gesù; ora tu dai a loro solo te stesso ‘”.

 

Le nostre comunità nacquero per testimoniare la fratellanza di tutta l’umanità. Se viviamo sinceramente la nostra Eucaristia traboccherà in amore fraterno. Suor Nirmala, co-fondatrice con Madre Teresa del nostro ramo contemplativo, una volta definì la contemplazione delle Missionarie della Carità come “vedere Gesù nell’altro con gli occhi di Maria”. Vedendolo così, abbiamo scelto di diventare un po’ più cieche alle proprie mancanze, un po’ più comprensive e compassionevoli, e molto più in grado di vedere la bellezza negli altri.

 

Quando entrai nelle Missionarie della Carità e ascoltai che dobbiamo essere come un tocco che guarisce, ho pensato: “Questo è pazzesco. Non ho il dono della guarigione “. Ma ora so che se offro Gesù, Lui opera la guarigione necessaria, specialmente dei cuori addolorati e feriti. Non importa che situazione sia, il nostro compito è quello di portare Gesù lì. Gesù è la soluzione.

 

Anche quando non possiamo fare nulla, la presenza di Gesù alleggerisce il peso del povero e gli dà forza. Abbiamo bisogno dell’aiuto dello Spirito Santo per avvicinarsi ai poveri con delicatezza, misericordia e gentilezza dello stesso Gesù. Abbiamo bisogno di umiltà per ascoltare e non di andare da loro con “soluzioni”, non immaginando quale dolore e ferite abitino ogni cuore. Ogni nostra parola e ogni nostro gesto può loro portare gioia e luce nel cuore o possono peggiorare l’oscurità e il dolore. Ecco perché abbiamo bisogno di Gesù!

 

Noi sbagliamo e mai smetto di lasciare tutti i miei fallimenti al suo Sacro Cuore e di immergerli nelle sue Preziose Piaghe, dove solo Lui può redimere e fare nuove tutte le cose.

 

La nostra società appartiene a Nostra Signora e la Madre ci disse: “Nacque sotto le sue suppliche”. Come Missionarie della Carità recitiamo il Rosario quotidianamente davanti al Santissimo Sacramento esposto, e per le strade. Nostra Signora ci conduce sempre a Gesù. Nella nostra regola così è scritto: “Faremo nascere nei cuori dei poveri piena fiducia in Nostra Signora, Madre e Speranza dei poveri, ricorreremo a Lei come aiuto quando il lavoro per le anime sarà duro. Lei ci darà la forza per aprire i cuori, fino ad allora chiusi, a Gesù”.

 

Una devozione a Nostra Signora preferita dalla Madre era la sua “Novena” di nove Memorare. Questa novena può rimettere in moto un’auto, ottenere un visto, far apparire la pioggia e può aprire un cuore chiuso. E nostra Madre, che poteva essere anche molto birichina, sempre la recitava in ringraziamento per quello che stava chiedendo.

 

Qualche tempo fa, in Messico, stavamo “evangelizzando” il nostro popolo cattolico riguardo nostra Signora. Un giorno abbiamo riunito un gruppo di donne interessate a questo tema ed iniziammo a recitare il Rosario con loro. Dopo aver letto il brano di san Luca sull’Annunciazione, alle parole: “sarà chiamato Figlio dell’Altissimo” provai dentro di me un “raggio” che sembrava imprimere nella mia anima “Maria è veramente Madre di Dio”. Incredibile fu che anche coloro che erano lì sentirono qualcosa.

 

Anche in Messico, uscendo dall’Adorazione, incontrammo una donna che piangeva ed era disperata. Ci disse che suo marito era infedele e aveva abbandonato lei e i suoi figli. Le insegnammo a recitare il Rosario. Mesi dopo, ci siamo di nuovo incontrate, questa volta era molto felice. “Tuo marito è cambiato? ” – le abbiamo chiesto. Rispose: “No, ma da quando recito il Rosario, io sono cambiata!”

 

Nostra madre ci diceva spesso: “Insegnate alle famiglie a pregare il Rosario e loro staranno bene.” Mai aggiunse: “Se sono cattolici”!

 

A New York, un uomo malato assolutamente anti-cattolico venne a trascorrere i suoi ultimi giorni a casa nostra. Entrando nella sua stanza vide appesa al muro l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe. Era stupito e disse: “Chi è? Lei è colei che vidi nel sogno e mi disse:” Vai alla mia casa di New York “. Telefonai a mia madre a New York e lei mi disse, “La Signora sicuramente stava parlando della casa di Madre Teresa.” Morì come cattolico con i suoi genitori, non cattolici, pregando il rosario con lui.

 

Alcuni anni fa, sei delle nostre Sorelle sono state tenute in ostaggio durante una guerra e solo due di loro sopravvissero. Altri sopravvissuti dissero che tutti loro presero coraggio dalle nostre Sorelle, recitando continuamente il Rosario mentre correvano fra gli spari e lo spargimento di sangue.

 

Abbiamo una preghiera in cui noi diciamo: che questo Rosario sia l’arma per santificarmi e per diffondere il Regno del Cuore Immacolato tra i più poveri tra i poveri.

 

Secondo la nostra Regola, la fecondità del nostro apostolato dipende dall’uso di mezzi semplici e umili. Una volta una sorella di un’altra congregazione mi scrisse dicendo: “Dal Concilio Vaticano II in poi, noi Suore, non andiamo mai a dare medaglie né scapolari né rosari; abbiamo molto più da fare”. Le risposi: “Anche noi abbiamo molto da fare e le medaglie e gli scapolari e i rosari sono inclusi (in ciò che dobbiamo fare).” In effetti, tutte noi abbiamo visto molti miracoli inerenti a questi oggetti di devozione.

 

Una delle nostre Sorelle afferma che lei si convertì proprio così: non essendo né credente né una che pregava, accettò di portare la Medaglia Miracolosa senza confidare in essa. Dopo alcuni mesi, sperimentò una luce potente che cambiò tutta la sua vita e oggi è Missionaria della Carità.

 

Donald, sulla cinquantina, dopo essere stato ammesso nella nostra casa per uomini affetti da AIDS, così disse: “Sono cresciuto come cattolico, ma non cercate di convertirmi, perché io appartengo al diavolo”. “Certo, tutte noi non ti convertiremo, la conversione è opera di Dio. Ma faresti una cosa, ti metteresti lo scapolare? ” Con mia grande sorpresa, disse:” Sì! Avevo uno di questi quando feci la mia prima comunione ” e se lo mise.

 

Quando rimase e vide che la nostra casa e i suoi regolamenti lo costringevano troppo, se ne andò. Mesi dopo, alle due del pomeriggio di Venerdì Santo, un’infermiera chiamò dall’ospedale: “Donald è qui, sta morendo e chiede di voi Suore”. Trovammo Donald che respirava faticosamente e lo scapolare dondolava ad ogni respirazione. Gli domandammo: “Possiamo chiamare il sacerdote per i sacramenti, così potrai andare a Casa, da Gesù?” Disse: “Sì!” Monsignore arrivò in pochi minuti e Donald morì all’Ora della Misericordia del Venerdì Santo.

 

Così come la Beata Madre Teresa dava Medaglie Miracolosa a tutti ovunque, insegnava anche a presidenti e re a pregare: “Maria, Madre di Gesù, sei ora mia madre”. Nella nostra casa per ragazze madri non sposate, le giovani spesso trascorrono il momento del parto recitando questa preghiera.

 

Nostra Madre ci ricordava spesso che tutto concorre affinché siamo le persone più felici del mondo. Abbiamo la gioia di stare 24 ore con Gesù. Questo significa non soffrire? Certo che no. Noi tutte soffriamo per incomprensioni, dolori e fallimenti. Nessuno ne è esente. La sofferenza è necessaria. Come Gesù nell’Eucaristia e nei poveri che serviamo, anche noi dobbiamo essere spaccati.

 

Una volta, raggiunta una nuova missione, fresca dell’esperienza di un fallimento doloroso e umiliante, sentendone il peso e la mia inutilità, la mia Superiora mi presentò il primo giorno ad un uomo che era sotto la nostra cura. Immediatamente, l’uomo prese la mia mano e mi portò ad un altro che stava morendo. Gli disse: “Norman, ecco una nuova Suora e lei ci capisce.” In quel momento capii quanto le mie sofferenze personali mi univano a loro nella loro sofferenza. Vidi la croce come segno prezioso del più grande amore. I miracoli avvengono nei momenti di nostra maggior sofferenza. Questo è vero anche se non sappiamo soffriamo bene.

 

A Dio piace usare il “nostro nulla” per fare grandi cose. Solo Dio sa cosa è un successo e cosa è un fallimento nelle nostre cose. Nostra Madre era solita dire ai visitatori: “Guarda quello che fa Dio con il nostro nulla”.

 

Anni fa, P. Benedetto Groeschel condivise con noi che, sentendosi dubbioso nell’accettare o meno un lavoro al quale si sentiva chiamato, confidò a nostra Madre che lui era molto fragile. La Madre lo incoraggiò dicendo: “Avanti! Dio non usa strumenti deboli, ma usa quelli distrutti!”

 

Per Gesù non è un ostacolo nel cammino che Lui compie in noi, se umilmente riconosciamo la nostra miseria e la offriamo. E l’amore di Gesù porta miracoli di conversione e contrizione.

 

Noi stessi dobbiamo andare davanti a Gesù in adorazione per portare il suo amore a coloro che mai lo hanno conosciuto. Sperimentare l’amore di Dio si manifesta nel desiderio di essere perdonato. “Dio ci amava anche quando eravamo peccatori.” Facciamo esperienza del suo amore e ci rendiamo conto del nostro peccato.

 

Un giorno un collega, guardando un nuovo paziente nella nostra casa, mi domandò: “Lo avete fatto mettere a confronto col suo peccato?” Dissi: “Certo che no.” Una persona imprigionata nelle tenebre e nel peccato (‘buchi neri’) non può essere terrorizzata o impaurita o accusata nella vita, ma deve essere amata nella vita. Chi non fiorisce quando è amato? “Signore, risplendi attraverso di me. Permetti a loro di sentire la tua presenza. Lascia che loro ti possano vedere in me”.

 

Un altro giorno, un uomo affetto da AIDS apparve alla porta e chiese di parlare con una Suora. Ci siamo seduti e lui cominciò:

 

Qualche settimana fa quando ero in un night club ho avuto un’esperienza incredibile. Dopo la mezzanotte, seduto e bevendo con i miei amici, improvvisamente mi resi conto che un piccolo punto di luce attraversava il mio essere e in quell’istante mi sentivo legato con catene. Mentre la luce aumentava cominciava a combattere contro le catene. Più lottava più lucente si faceva la luce. Più luce aumentava più lottava fino a rompere le catene ed io fui inondato di luce. Ed ero libero! Uscii in strada. Al mattino presto incontrai un sacerdote e dopo molti anni mi confessai. Andai dai miei amici e riferii “Noi tutti siamo schiavi”.Non vollero sapere più nulla di me. Dicevano che ero diventato matto. Ora, vado tranquillamente all’ospedale di malattie infettive, mi siedo in sala d’attesa e parlo con la gente, una a una, di tutto ciò che Gesù fece per me. Lo continuerò a fare fino alla mia morte.

 

Da qualche parte, qualcuno ottenne quella luce per quest’uomo. Forse potrebbe essere stato un frutto dell’adorazione di qualcuno a quella ora della notte.

 

Quando aprite il vostro cuore a Gesù, non importa ciò che avete compiuto nella vostra vita, Gesù vi può trasformare fino al punto di farvi a Lui simili, anche fisicamente, in breve tempo. Dio può agire velocemente.

 

E ora parliamo di Joseph. Lasciò la nostra casa perché aveva molti ricordi sulla fede che lui aveva abbandonato, specialmente la recita del Rosario. Una notte, alle 10, ricevemmo una telefonata che diceva che Joseph era in ospedale e stava morendo e continuò dicendo che non aveva nessuno, solo le Sorelle di Madre Teresa.

 

Abbiamo telefonato un sacerdote gesuita molto anziano conosciuto per il suo zelo per le anime. Egli ci disse: “Venite a prendermi». Entrò in auto e senza dire nessuna parola cominciò a guidarci nella preghiera. Quando arrivammo da Joseph, intubato da tutte le parti, al vederci fece un balzo per afferrare il sacerdote.

 

Quante volte tutti noi siamo stati vicini a un letto dove qualcuno stava per morire e veramente ci è sembrato di vedere Gesù! Sicuramente, le Suore, che hanno il privilegio di raccogliere i moribondi dalla strada, hanno vissuto questa esperienza più di noi.

 

Ricordo un giovane in Messico che stava morendo. Qualcuno ci disse: “Andate a vedere Sally.” Sally era lì in una capanna con pavimento di terra e per letto dei tronchi. Senza perdere tempo le abbiamo chiesto: “Vorresti ricevere Gesù nella Confessione, Unzione e Santa Comunione?” Quando disse di sì, ci recammo dal sacerdote. Ci sedemmo fuori, mentre Sally fece la sua confessione e poi ci unimmo in preghiera per l’Unzione e la Santa Comunione. Appena Sally ricevette la Santa Comunione cominciò a gioire, alzando le braccia e gridando: “Che gioia! Che gioia! Che gioia! ”

 

Confessione, Unzione e Santa Comunione – un pacchetto potente- nelle mani di ogni sacerdote, superiore a qualsiasi potere nucleare!

 

 

I poveri stessi diventono canali di Luce

 

Nel nostro contatto col povero, abbiamo scoperto molti santi nascosti e loro a loro volta ci portano a Gesù. Molto possiamo imparare da loro.

 

Larry – un ragazzo affascinante che era stato educato a cantare in strada – stava morendo nella nostra casa. Solo due giorni prima della sua morte arrivò, inciampando più che camminando, scendendo le scale, alla nostra Messa del primo mattino. Al momento della comunione, quando il Padre andò in fondo alla cappella, verso Larry, gridò: “No Padre, non posso ricevere Gesù! Non riuscivo a trovare il bel rosario che le Suore mi avevano regalato per il mio battesimo e pensavo che uno dei ragazzi me lo avesse rubato, ma poi lo trovai nella tasca della giacca”. Questo è successo più di 20 anni fa. Non posso dimenticare le sue parole e la sua coscienza delicata. Non poteva ricevere Gesù, dopo aver sospettato che altri avevano fatto qualcosa di sbagliato.

 

Il Padre gli diede l’assoluzione e la Santa Comunione. Larry morì un paio di giorni più tardi, con tutta la banda, le Sorelle, i volontari e gli altri pazienti intorno al suo letto recitando il Rosario. Quando terminammo il “Salve Regina” diede l’ultimo respiro e trionfante disse: “Vado a casa!” Quando finimmo l’inno a Maria Immacolata, un altro uomo disse: “Sorelle, promettetemi di fare esattamente la stessa cosa, uguale, quando sarà il mio turno. ”

 

Quando questo stesso Larry ci aveva chiesto: “Sorella, cosa devo fare per diventare cattolico?” Gli insegnammo il semplice Catechismo. Aderì alla verità, la amò e visse per essa. Quando ritornai dal mio ritiro notai un poco di tristezza in Larry e in altri due. Domandai “Cos’è che non va? ” In principio non me lo volevano dire perché pensavano che ne avrei sofferto, poi Larry disse: “Quel giovane studente universitario che venne come volontario chiamò alcuni di noi e ci disse di non credere a ciò che ci insegnavano le Suore. Poi cominciò a dirci che ciò che facevamo prima era giusto e ci parlò di brutte cose e voleva che ci fossimo uniti a lui. Gli abbiamo risposto che si sbagliava così discusse con noi. Poi io gli dissi: “Io non ho studiato come te, ma so che tutto ciò che le Suore ci insegnano è buono e che tu ti stai sbagliando. Io so che le Suore ci insegnano la verità”. Coloro che sono dalla parte della verità conoscono la voce di Cristo.

 

Nel corso degli anni negli Stati Uniti, ho lavorato nelle nostre case per gli uomini che muoiono di AIDS. Morti come quella di Larry sono frequenti. Noi tutte ci riuniamo e li accompagniamo quando muoiono e loro molto spesso pregano con noi. Andiamo anche da loro per dirgli: “Chiedi a Gesù questo… Chiedi a Gesù questo altro”.

 

Abbiamo una targa, all’ingresso della nostra cappella, con l’elenco dei nomi di tutti coloro che sono morti nella nostra casa. Il titolo di questa targa è: “Il cielo è la nostra vera casa”. Un giovane fu così tanto felice quando la vide che aggiunse il suo nome nella lista, ancora prima di morire!

 

Cerchiamo di aiutare i poveri a trovare un significato della loro sofferenza.

 

Andammo con un sacerdote a benedire una donna che stava morendo e che aveva un grande dolore e molta paura. Il sacerdote fece qualcosa di meraviglioso: prese il suo viso tra le mani e le disse: “Giuseppina, un giorno Gesù disse: ‘Mi ami tu?’ Tu hai detto ‘sì!’ Poi Lui disse, ‘Giuseppina, voglio che tu mi aiuti, tu mi hai detto sì! ‘ Poi disse: ‘vieni qui, in croce con me.’ Tu ancora hai detto ‘sì!’ Ora, Giuseppina, sei in croce con Gesù e lo stai aiutando a salvare anime”. Una grande pace la inondò. A volte anche noi dobbiamo credere al senso delle loro sofferenze.

 

In una casa di cura per anziani di quelle che abbiamo visitato, c’è una donna con una malattia che le provoca un contorcimento morboso del suo corpo, costantemente ansima e sbuffa. Tutto questo durante tutte le 24 ore e dura da 15 anni! Lei non può andare alla Santa Messa e nemmeno sedersi in una sedia a rotelle. E’ penoso vederla. Un giorno una Suora nella sua impotenza nell’aiutarla mossa dallo Spirito pregò per lei. Questa Suora, sentì nel suo cuore queste parole: “Per Lui, con Lui e in Lui” e comprese che questa donna era unita al sacrificio di Gesù nell’Eucaristia.

 

 

Conclusione

 

Vorrei concludere illustrando come coloro che sono toccati dalla grazia sono interiormente invitati a evangelizzare gli altri. Non lo possono reprimere.

 

Una giovane che conosco, da quando si è convertita, sta portando tranquillamente a Gesù, uno dopo l’altro, tutti i membri della sua famiglia e i suoi amici. Li conduce alla Confessione, alla Messa frequente e all’Adorazione. Li evangelizza con il suo esempio, il suo accompagnamento, le sue parole semplici e dirette di verità e la sua gioia. Si serve di una meravigliosa espressione quando viene da noi a condividere tutto questo. Dice: “Sorella, che belle cose stanno succedendo!”