ultime notizie

omelia card Piacenza

 

ADORATIO   2011

OMELIA  del  Card. PIACENZA

Roma, 20 – 24 GIUGNO 2011

Convegno Internazionale

“DALL’ADORAZIONE ALL’EVANGELIZZAZIONE”

Martedì, 21 giugno 2011

Omelia dell’Em.mo Card. Mauro Piacenza

Prefetto della Congregazione per il Clero

[1Gv 5,1-5; Mt 22,34-40]

Sia lodato Gesù Cristo!

Cari Confratelli ed amici,

sono molto lieto di presiedere questa Celebrazione Eucaristica, nella memoria liturgica di San Luigi Gonzaga, a chiusura del vostro importante Convegno: “Dall’Adorazione all’Evangelizzazione”; il Signore benedica i vostri lavori e li renda fecondi e forieri di copiosi frutti.

 

L’Evangelista Giovanni, nella sua prima Lettera, ci pone di fronte ad una domanda cruciale, che bene si inserisce nella dinamica teologica e missionaria di questi giorni di riflessione. Egli afferma: «E chi è che vince il mondo, se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?». La “vittoria sul mondo”, in questo contesto, è certamente da interpretare nel consueto senso giovanneo della vittoria sul male, sul limite e sul peccato; il mondo è tutto ciò che si oppone a Cristo, alla dilatazione del Regno di Dio, sia intorno a noi, sia, soprattutto, dentro di noi.

 

L’Evangelista ben sa che uno solo ha vinto il mondo: Gesù Cristo, morto e Risorto! È Sua la Vittoria unica, definitiva ed universale; Egli ha vinto il mondo, entrando nel mondo ed assumendo su di Sé tutto il peccato del mondo! Per questo il Battista potrà dire: «Ecco l’Agnello di Dio!» (Gv 1,36). E la Liturgia aggiunge: «Che toglie i peccati del mondo».

 

 

Il grande passo in avanti, che la pericope giovannea ci spinge a fare, sta nel riconoscimento che tale Vittoria di Cristo sul mondo è partecipata a tutti coloro che credono che Gesù è il Figlio di Dio. «E chi è che vince il mondo, se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?».

 

È mirabile un tale annuncio ed è straordinario che noi, poveri uomini mortali, in forza della fede in Gesù Cristo, in forza del nostro credere che Gesù è il Figlio di Dio, siamo resi partecipi della Sua vittoria sul mondo.

 

Come la Vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte è costituita dalla Sua Risurrezione, così, nel tempo, e nell’oggi della storia, la Vittoria sul mondo è ripresentata, è testimoniata e riaccade in tutti coloro che credono che Gesù è il Figlio di Dio.

 

La centralità della Fede nella vita degli uomini, della Chiesa e della società, con il primato assoluto di Dio che ne deriva, è la condizione stessa perché il mondo riconosca quelli che credono che Gesù è il Figlio di Dio.

 

In quest’ottica, come si è sottolineato sin dall’inizio dell’Anno Sacerdotale, l’Adorazione Eucaristica rappresenta un’imprescindibile orizzonte di riferimento, guardando al quale e nel quale, è possibile fondare l’autentica e perenne Riforma della Chiesa e, in essa, l’auspicata riforma del Clero.

 

La dinamica “dall’Adorazione all’Evangelizzazione” rappresenta, infatti, l’unica reale possibile via per un’autentica testimonianza, che sappia “vincere il mondo”.

 

Un’Evangelizzazione che non nasca dal rapporto autentico, prolungato, fedele ed intimo con Dio, difficilmente porterà frutto ed ancora più difficilmente potrà affascinare gli uomini del nostro tempo.

 

Non di rado, nei decenni passati, si è confusa la giusta prossimità alle circostanze degli uomini, che scaturisce dall’autentica carità pastorale, con un vuoto agitarsi, tutto antropocentrico e filantropico, dimentico dell’imprescindibile verità, secondo la quale la radice e l’origine di ogni carità è solo nella Eterna Carità.

 

Non solo la forza ed il coraggio, ma anche la giusta creatività nell’Evangelizzazione derivano dall’Adorazione Eucaristica; dalla riscoperta che ogni tempo trascorso con il Signore è, in realtà, donato ai fratelli ed è esso stesso Evangelizzazione!

 

Ritengo che, nella giusta dinamica, tra amore per Dio e amore per il prossimo, che anche il Vangelo ci ha ricordato: «Maestro, qual è il più grande comandamento della Legge? […] Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. […] E amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,37a-39b), sia non soltanto necessario recuperare il primato assoluto dell’amore per Dio, della preghiera e dell’Adorazione, ma che si possa e si debba fare un passo ancora ulteriore. L’Evangelizzazione non è qualcosa da “fare” dopo aver adorato; non è qualcosa da fare dopo l’Adorazione. L’Evangelizzazione accade già nella Adorazione: adorare è già evangelizzare! È ciò non soltanto in quella dimensione di testimonianza visibile che l’Adorazione sempre comporta, ma anche, anzi soprattutto, in quella nascosta cooperazione all’Opera di Dio, alla quale, sempre, chi si pone in Adorazione è chiamato a partecipare.

 

Superando il “prima” dell’Evangelizzazione e il “dopo” dell’Adorazione, siamo chiamati a riscoprire la profonda unità delle due dimensioni, per la quale si evangelizza, adorando, e si deve continuare ad adorare, evangelizzando. Non c’è un “prima” dell’Evangelizzazione, che è rappresentato dall’Adorazione, né un “dopo” dell’Adorazione che è rappresentato dall’Evangelizzazione. C’è unicamente il primato assoluto di Dio: «Amerai il Signore Dio tuo […]. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti» (Mt 22,37b-38).

 

Potremmo dire, parafrasando quanto ci scrive l’Apostolo Giovanni, che l’Adorazione vince il mondo! Il primato assoluto di Dio, riconosciuto, adorato e testimoniato, vince il mondo.

 

Come, oggi, quelli che credono che Gesù è il Figlio di Dio, sono chiamati a vincere il mondo? Con quali mezzi? Vivendo quale “metodologia di Evangelizzazione”? Guardando anche al mite e candido esempio del volitivo San Luigi Gonzaga, del quale oggi facciamo memoria, dobbiamo riconoscere che c’è un unico modo per vincere il mondo: avvincere il mondo!

 

Nella storia, il metodo usato da Dio e vissuto nei secoli dalla Chiesa, nella sua espressione più compiuta, è sempre stato questo: vincere il mondo, avvincendo il mondo.

 

In questo contesto, avvincere non vuol dire, ovviamente, lusingare, né tantomeno accondiscendere alle condizioni del mondo. Piuttosto “avvincere il mondo” significa mostrare, con lieta certezza, tutta la bellezza, la novità, la vita rinnovata e la ragionevolezza del Cristianesimo, del nostro essere quelli che credono “che Gesù è il Figlio di Dio”.

 

Il Padre, del resto, ha avvinto la durezza degli uomini, amandoli, inviando il Suo unico Figlio, il Quale ha dato la Vita per noi, mentre ancora eravamo peccatori (cfr. Rm 5,6). Solo l’amore è davvero credibile, solo l’amore avvince l’uomo e, in tal modo, vince il mondo in lui e attorno a lui.

 

Come più volte ricordato dal Santo Padre Benedetto XVI, sia nell’Enciclica Deus caritas est, sia nella Caritas in veritate, la testimonianza della carità è sempre stata vissuta, sin dalle origini cristiane, come coessenziale all’Evangelizzazione; la Chiesa compie un unico gesto: amando Dio, ama i Suoi figli; amando i Suoi figli, ama Dio e, amando, evangelizza.

 

In questo contesto di chiarezza sul primato assoluto di Dio, sia dal punto di vista teologico, sia dal punto di vista metodologico, può derivare ogni opportuna indicazione per l’autentica e sempre necessaria riforma della Chiesa e dei suoi Ministri.

 

«Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i Comandamenti» (1Gv 5,2).

 

La Riforma della Chiesa inizia dall’altare! Dall’Eucaristia celebrata, come la Chiesa dispone che sia celebrata, e adorata quale Presenza vera, reale e sostanziale del Risorto nel mondo! La Riforma della Chiesa inizia dall’altare e dai Ministri dell’altare! Quante esperienze, nelle quali si cerca di amare i figli di Dio, dimenticando di amare Dio e soprattutto di osservare i Suoi Comandamenti!

 

I santi sacerdoti della storia ci ricordano, costantemente, come l’autentica carità pastorale, quella che non conosce orari né riserve, scaturisce unicamente da un rapporto straordinariamente profondo con Dio. “Dall’Adorazione all’Evangelizzazione”, allora, è anche l’orizzonte di quella che chiamiamo “nuova Evangelizzazione”. Perché essa non rimanga uno slogan demagogicamente ripetuto, è necessario ed urgente partire dall’altare, per dilatare il proprio cuore al mondo intero e, con il cuore cambiato dalla grazia, condurre i fratelli all’altare, dove avviene l’autentica dilatazione del Regno di Dio.

 

L’altare vince il mondo! L’Eucaristia vince il mondo! Un sacerdote santo vince il mondo! In una vittoria che non è l’esito di una battaglia, la quale è pur sempre in atto, ma che avviene attraverso l’avvincente testimonianza, che porta alla resa.

 

Dobbiamo tornare a mostrare tutta la bellezza di Dio, del Suo Figlio Unigenito morto e Risorto, dell’Eucaristia e del Sacro Ministero, credendo fermamente che tale bellezza avvince il mondo e, perciò, ultimamente, lo vince. Lo vince e lo salva.

 

Colei che è la Tutta Bella – Tota pulchra es Maria! –, Colei nella quale la Vittoria di Cristo, appare in tutto il Suo fulgore, Colei che per prima ha adorato la Divina Presenza, nel suo grembo, primo Tabernacolo e primo Ostensorio della storia, la Beata Vergine Maria, prima evangelizzata e prima evangelizzatrice, ci ottenga quella perenne Riforma, di cui tanto abbiamo bisogno; ci ottenga quella santità, che, guardando a Lei, tanto ci avvince!