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Il futuro è incerto per definizione. Ciononostante, per noi credenti ci sono certi punti fermi, certe certezze che vengono dalla nostra fede. Ci sarà un giudizio universale, un giorno di Javéh, un giorno del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, in cui Egli verrà alla fine del mondo a giudicare i vivi e i morti e a ricapitolare tutto in Sè…

In quel giorno, profetizza Malachia, gli empi, i malvagi, i superbi che non hanno avuto misericordia, bruciaranno come paglia, e quelli che hanno avuto timore di Dio, che hanno amato e adorato Dio, che sono stati misericordiosi e caritatevoli, insomma i giusti, brilleranno perché le loro opere saranno illuminate dal fuoco divino. Lo stesso fuoco che ad uni bruciarà agli altri li illuminarà.
Quando arriverà quel giorno per l’umanità non lo sapiamo.
Da sempre l’uomo si ha chiesto quando tutto quello avverrà.


Gli stessi discepoli di Gesù domandarono il Signore: “Rabbi, quando accadrà tutto questo? Quali saranno i segni?” Il Signore da loro i segni ma prima avverte su i falsi messia che arriveranno nel suo nome. “Non seguiteli”, dice.
Anche noi possiamo fare la stessa domanda: Accadrà tutto questo nei nostri tempi? Questa domanda è lecita perchè infatti dobbiamo porsi la domanda se qui non ci sono alcuni dei segni di cui parla il Signore nel Nuovo Testamento. Giustamente, quando nessuno vuole sapere niente di queste cose, quando non si parla più dal pulpito, quando questi brani del Vangelo risultano scomodi, si deve parlare e soprattutto pregare perché Dio ci mostri quali sono i segni di quest’epoca. E’ doveroso parlarne senza allarmismi né annunciando scadenze anche rischiando che ci mettano addosso la targa di “profeti di sventure”. Permetteteme ora un ex cursus su questo tema: Quando leggiamo la Sacra Scrittura si fa evidente che i falsi profeti erano quelli che assicuravano che tutto andava bene mentre che i veri profeti, come Isaia, come Geremia e gli altri, parlando in nome di Dio denunciavano la perversione del popolo che abbandonava il vero Dio per i Baal, gli idoli e si prostituiva, questi veri profeti annunciavano calamità se il popolo non ritornava a Dio, se non si convertiva. Perciò, la domanda è e rimane valida e la risposta verrà dalla preghiera che chiama allo Spirito per illuminarci.
Dobbiamo ricordare che, come sta scritto nel Catechismo (nel numero 675) la Chiesa e il mondo devono passare per una grande tribolazione prima del ritorno di Cristo nella gloria, della sua parusia.

Prima di questa seconda venuta, il mondo sarà vittima di una grande impostura, ci sarà l’apostasia della verità e la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, attraversarà un momento di apparente sconfitta. Come il Suo Signore, prima della Risurrezione ci sarà il Calvario. Allora, non sapiamo quando arriverà quel giorno del Signore, ma sapiamo che prima ci saranno tempi di persecuzione e di grande prova per la nostra fede. Noi non sapiamo quale sarà l’ultimo giorno per l’umanità e nemmeno sapiamo quando verrà l’ultimo giorno della nostra vita qui sulla terra.

Comunque, ci sono delle certezze: Primo, arriveranno quelli giorni e secondo, dobbiamo prepararci. Come? Il Signore ci lo ha detto: dobbiamo avere le nostre lampade accese. Adesso vorrei compartire con voi qualcosa di molto bello che mi ha succeso durante la Messa per i bambini. Quando domandai quali erano quelle lampade accese di cui parlava il Signore. Sapete cosa hanno risposto? Hanno puntato il ditto verso la lampada del tabernacolo! Dobbiamo lodare Dio perché, come dice la Scrittura, il libro della Sapienza e il salmo 8, la sapienza di Dio, lo Spirito Santo possiamo dire, ha sciolto la lingua degli infanti (cfr Sb 10,21). Sí, cari amici, dobbiamo prepararci con le lampade accese della preghiera, dell’adorazione a Gesù, a Dio, nell’Eucaristia. La nostra preghiera deve bruciare inanzi a Dio come le lampade bruciano davanti al tabernacolo. Come le lampade dobbiamo anche noi essere testimoni della presenza reale e vera di Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento. Sappiate che io sono qui tra voi per parlarvi di questa lampada: l’adorazione. Di questa lampada sempre accesa: l’adorazione perpetua.
L’uomo, cari fratelli, che si prostra in adorazione è più grande e saggio e non ha niente da temere. Quell’uomo, quella donna si prepara per ogni tempo, anche per quelli più difficili che sicuramente dovremmo vivere. Lui, lei hanno trovato rifugio e troveranno sollievo e pace in momenti di sconforto, di tribolazione perché hanno già trovato Dio. Dio che guarisce e che salva.
Dalla contemplazione del Santissimo, anche noi come Santa Teresina di Gesù Bambino, possiamo imparare tanto! Possiamo imparare ad essere piccoli come la Sacra Ostia e nascosti come lo è Gesù Cristo nel pane e nel vino consacrati. Impariamo ad essere umili ed a darci agli altri, a diventare anche noi Eucaristia, pane, vita che si offre con amore per la salvezza di altri. Impariamo ad essere poveri, semplici, essenziali, misericordiosi (quanta la misericordia del Signore che si ha dato se stesso in quell’ultima Cena anticipando la Sua Passione!) e perfino fedeli come Egli è. Egli che rimane nella sua presenza sacramentale con noi fino alle fine del mondo.
Inoltre, l’adorazione ci insegna ad essere perseveranti come Dio vuole che ci siamo per salvare le nostre anime.

Tutti noi abbiamo bisogno di fermarci della corsa frenetica di ogni giorno, fermarci dinanzi a Dio, nel silenzio del nostro cuore.
L’adorazione silenziosa davanti al Santissimo Sacramento permette ascoltare Dio, perché la presenza eucaristica é Parola che si adora e che parla al mio silenzio ed io ascolto mentre adoro.
Ascolto la voce del Signore: “Ecco, sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, verrò a lui e cenerò con lui ed egli con me”. Egli, mio Dio e mio Signore, vuole entrare nella mia vita perché io possa entrare nella sua intimità! Ma, questo è veramente qualcosa di enorme ed io non posso dopo ascoltarLo non aprirme alla sua grazia infinita. Carissimi, il Signore ripete “Venite a Me..” Ci chiama. Ascoltiamo la sua voce. Ci chiama a partecipare di questa corrente di grazia, di questo progetto di amore: l’AEP. Rispondiamo accetando l’invito. Il Signore non ci chiama per toglierci niente di buono e di bello, anzi ci chiama per darci ogni benedizione, ogni grazia.
Per avere l’AEP abbiamo bisogno della vostra disponibilità: soltanto un’ora settimanale. Guardate lo scambio: voi date un’ora e il Signore vi riempi di beni: grazia, gioia, pace, protezione per voi e per i vostri cari, crescita spirituale, amicizia… L’adorazione perpetua sarà la vostra scuola di perseveranza. “Con la perseveranza salverete le vostre anime”, disse il Signore. Perseverando nell’adorazione si persevera nell’umiltà, nella misericordia, nell’amore, nella pace, nella fede, nella testimonianza, nella preghiera, nella purificazione del cuore.

Quando una comunità risponde a questa chiamata ed adora il Signore giorno e notte, quando dalla cappella si alza una preghiera costante che non finisce mai, quando le porte sono aperte per accogliere tutti, non c’è niente da temere e non ci sarà niente di inaspettato perché Dio rivela con la Sua luce nei cuori i segni dei tempi e da tutte le grazie e le forze per vivere questi tempi in pace.
Sia lodato Gesù Cristo! .