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Padre Justo sui frutti dell’adorazione perpetua

Pubblicato in Scritti, Studi

Letture a Vác, 18 settembre

 

Nel quarto inno della Passione del Servo della Sofferenza di Isaia, che raffigura le sofferenze di Gesù Cristo, predette dal profeta secoli prima, leggiamo:

“Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,

si è addossato i nostri dolori

e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.

Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti”. Is. 53,4-5

 

 

Cristo ha sofferto non per il proprio peccato, ma per restituire al Padre, per il nostro bene, la gloria che gli abbiamo rubato. Ha sofferto per purificarci dai nostri peccati.

Lo fece per espiare i nostri peccati e per riparare la santità divina che era stata oltraggiata. E allo stesso tempo, ecco la nostra redenzione, il riscatto che Gesù paga per ognuno di noi, portandoci alla vita eterna. Gesù Cristo sulla croce ha vinto sulla morte, sul peccato e su Satana stesso.

Perciò siamo guariti quando siamo capaci di contemplare la croce, il Cristo crocifisso, e trovare in quel Cuore aperto l’amore sconfinato di Dio.

In questo Cuore trafitto troviamo rifugio, come una colomba che si nasconde nella fessura di una roccia.

Il sacrificio di Cristo, attraverso il quale la salvezza e la guarigione delle nostre ferite più profonde vengono a noi, anche se è unico ed è avvenuto 2.000 anni fa, è presente in ogni eucaristia celebrata. Si è reso presente qui in questa Messa, come è presente in tutte le Messe. Il Suo sacrificio è presente, la Sua Persona è presente.

 

L’Eucaristia è il sacramento del presente, vivente, glorioso Gesù Cristo, con le Sue gloriose ferite e quindi è attraverso l’Eucaristia che siamo guariti.

 

Ogni momento di adorazione dell’Eucaristia è un momento di trasformazione, di guarigione. Quando entriamo in una cappella, per esempio, una cappella di adorazione perpetua, dove vediamo persone inginocchiate o sedute che contemplano tranquillamente il Sacramento esposto, ci può sembrare che non stia succedendo nulla, che tutto sia silenzioso e fermo. Eppure è lì che stanno accadendo le cose più grandi. Non sono le persone lì che fanno qualcosa, è il Signore stesso che fa qualcosa, che agisce in loro, trasformandole nel silenzio.

 

Questo è vero e lo sappiamo. Lo sappiamo dalle testimonianze che voglio condividere con voi.

 

La storia di María di Tucuman, Argentina, ne è un esempio. Una donna modesta con diversi figli, i suoi due figli maggiori sono stati aggrediti e colpiti da un ladro mentre uscivano per andare al lavoro la mattina presto. Entrambi sono stati gravemente feriti, ricoverati in ospedale e hanno richiesto un intervento chirurgico. Non era gratis, dovevano pagare. Maria ha venduto la casa. Entrambi i giovani sono morti dopo l’operazione. Maria era disperata, avendo perso i suoi due figli ed essendo diventata una senzatetto.  Accetta un lavoro come domestica. Il suo dolore è così grande che il primo giorno di lavoro si nasconde per piangere, la padrona di casa la vede e viene a sapere della sua tragedia da Maria. Per confortarla, la porta nella cappella di adorazione perpetua. Maria non sa cosa sta succedendo, ma prova una grande felicità e gioia e si innamora perdutamente di Gesù. La storia è lunga, basti dire che è diventata apostolo dell’adorazione perpetua e missionaria di carità, ed è aiutato nel suo apostolato dal ladro che aveva sparato ai suoi figli, il giovane che si drogava ma che Maria ha perdonato. Distribuisce cibo ai poveri e porta tutti quelli che incontra alla cappella dell’adorazione perpetua per incontrare il Signore che ci ama, che ci salva e che può cambiare la nostra vita in un istante.

 

A Friburgo, in Svizzera, c’è una comunità eucaristica terapeutica di cui Nicolas Buttet è il fondatore. È un ex politico svizzero, avvocato, eremita, prete e fondatore di questa comunità. Padre Nicolas dice: “Ho vissuto in un eremo per 5 anni. Una volta venne da me una ragazza di 15 anni che aveva commesso cinque tentativi di suicidio. Quello che non sapevo è che aveva una pistola nella borsa. Arrivò a una scogliera alta 150 metri e volle spararsi oltre la scogliera per essere sicura di non sprecare lo sparo. Mi ha detto: “Non credo in Dio” e io dissi: “C’è solo una cosa che può salvarti ed è lasciare che Gesù ti guardi”. “Ma io non credo in Gesù”. Io -disse il Padre Nicolas- passo le mie serate a pregare dinanzi al Santissimo sacramento nella cappella. Se vuoi, vieni a passare una notte in adorazione, dalle 22 alle 6 del mattino davanti a Gesù nel Santissimo Sacramento”. Se ne andò a passi veloci, ma poi tornò e disse: “Va bene, ma voglio passare nove notti…”. Più tardi ho saputo che sua nonna faceva novene e lei voleva fare una novena. La prima notte è venuta alle 9 ed è rimasta fino alle 6 del mattino, ed era completamente rapita da Gesù presente nel Santissimo Sacramento. Poi scrisse questo: “Alla fine dell’anno scolastico, volevo gridare davanti ai miei compagni l’angoscia che mi tormentava, quel disgusto della vita che mi spingeva a non curarmi di cosa fare. Così ho deciso di passare nove notti in adorazione. Il Signore deve sentirmi, questa volta andrò davanti a Lui, lo supplicherò. Fu allora che feci nove notti intere di adorazione. Per nove notti mi sono lasciata guardare da Gesù. Ho presentato le mie ferite al Santissimo Sacramento e Gesù le ha guarite. Per nove notti, ho lasciato uscire tutti i lividi della mia anima e la Vergine Maria mi ha tenuto tra le sue braccia per calmarmi. Da queste nove notti sono uscita trasformata”.

Sei mesi dopo era cresimata. Si è diplomata al liceo e ora è una studentessa di medicina. Nove notti per salvare un’anima. Gesù la guardava, sentendosi lei brutta, vuota e, perdonate l’espressione, una stronza. Ha detto: “Ho capito che sono bella, che sono preziosa ai Suoi occhi, che Lui mi ama, e che ciò che conta non è quello che penso di me stessa, quello che pensa mio padre che ha detto: ‘Puoi morire, non mi importa di te’, o quello che pensano di me i miei amici, ma quello che Gesù pensa di me”.

 

 

Sappiamo che le droghe sono distruttive, e che molti giovani e meno giovani vi cadono per debolezza, disperazione, noia, annegamento nei problemi, e quando non vedono una via d’uscita, si rivolgono alla droga. Così fanno quelli che cercano il piacere, o quelli che si rivolgono alla droga cercando “sensazioni forti”, come si dice, e lo fanno, in effetti, per debolezza di fronte alla vita.

Comunità eucaristiche come queste accolgono giovani che fuggono dalla droga, dall’alcol, dalla pornografia, dalla depressione e dalla violenza. La vera terapia è la terapia di Cristo, in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento. Padre Buttet ha raccontato altri due casi. Uno era quello di un giovane che venne da lui una sera e disse. “Nicolas, non ce la faccio più, devo andare a comprare l’eroina, non ce la faccio più”. Sono le parole del Padre:”Gli ho detto: “Senti, non posso ammanettarti, non posso legarti, posso fare solo una cosa: pregherò con te davanti al Santissimo Sacramento”. Siamo andati entrambi alla cappella e siamo stati lì tutta la notte, dalle 11 della sera fino alle 6 del mattino. Si è aggrappato con tutte le sue forze all’altare, direttamente sotto l’ostensorio, quasi toccando l’altare e guardando Gesù. Dopo di che non fu mai più tentato di prendere eroina.

 

Un’altra giovane donna, che faceva uso di droghe da tre anni e aveva fatto diversi tentativi di suicidio, aveva già avuto dei problemi con la polizia. Un giorno è venuta da me e mi ha detto: ‘Non ci credo per niente’. Gli ho detto: ‘Vieni a provare’. Dopo ore di grida e prese in giro, ha passato un’ora davanti all’altare. “Gesù, se non mi mostri che sei tu, me ne vado, questa è la fine, mi suicido, la mia vita non ha senso”. Aveva un cronometro in mano. Nel momento in cui si è alzata per andarsene perché il tempo era scaduto, ha detto: “Non so cosa sia successo”. L’ho vista uscire dalla cappella, mettersi la mano sul cuore e dire: “Il mio cuore, Nicolas”. Io dissi: “Andiamo all’ospedale, presto”. “No, è amore”, rispose. “Nel momento in cui ho detto a Gesù che me ne andavo, non so cosa sia successo, ma il mio cuore è stato inondato dalla tenerezza di Dio. Sapevo che Lui era qui, che mi amava e che la mia vita aveva un senso”. Ora sta finendo il suo master in scienze politiche, lei che era sul fondo della droga. Com’è possibile? Bisogna mettersi in ginocchio davanti a Dio per rimettere in piedi un uomo. La gloria di Dio è l’uomo in piedi, l’uomo vivente. È solo prostrandosi davanti a Dio che l’uomo può elevarsi, o come qualcuno ha detto, l’uomo è più grande in ginocchio.

In comunità eucaristiche come questa, c’è l’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento.

 

E se l’adorazione sacramentale è l’antidoto ad ogni idolatria, allora non c’è miglior esorcismo per un luogo che l’adorazione perpetua. Oggi vediamo che nella Chiesa stessa Dio è addolorato per il grave peccato per il quale ha punito Israele: l’idolatria, il culto pagano di falsi dei, che non sono altro che demoni.

Dalle Sue ferite noi siamo guariti, dal Suo Cuore trafitto. Il Cuore che ci viene rivelato nei miracoli eucaristici, perché nell’analisi dei tessuti, quando il pane eucaristico si fece carne, sempre si è trovato il tessuto di un cuore umano, e come fu provato nel laboratorio di Legnica, di un cuore in agonia. Perciò, attraverso il cuore di Gesù, che ci ama tanto, siamo guariti da ogni male.

 

Abbiamo tutti bisogno di purificare la nostra memoria, di espiare i torti che noi e gli altri abbiamo fatto, e l’espiazione sarà efficace quando diventeremo più puri, più santi. Dobbiamo anche riparare, come è stato detto qui, i peccati commessi dai nostri parenti, dai nostri antenati. La vittoria non è nostra, ma di Gesù Cristo, che trasforma i sentimenti cattivi e negativi nel nostro cuore in sentimenti di misericordia, perdono e amore. Che ognuno di noi abbia dei momenti in cui contempli il Cuore di Gesù e le ferite presenti nel Santissimo Sacramento.

 

Voi, qui a Vác, avete ricevuto una grazia molto grande quando avete ricevuto l’adorazione perpetua, quindi non lasciatevela sfuggire. Perseverate nell’adorazione del Santissimo Sacramento, riempite le ore che non sono riempite, e siate saldi nella vostra fede nell’Eucaristia, nel suo potere di trasformazione e guarigione.