ultime notizie

Lettera agli adoratori

VESCOVO_JESI

 Lettera agli adoratori

 Mons. Gerardo Rocconi
vescovo di Jesi

Luglio 2012

 

Dall’inizio dell’ AEP ,  il 25 marzo scorso, mons  Gerardo Rocconi, vescovo di Jesi,  mensilmente invia a tutti gli adoratori una lettera

Presentiamo di seguito l’ultima inviata del mese di luglio  2012

Carissimi adoratori, come sapete questo mese si è aperto con un dono immenso: nel pomeriggio del 1° luglio in cattedrale ha avuto luogo una Ordinazione Diaconale. Diacono vuol dire servo. Il Diacono rende presente e visibile Gesù che si è fatto servo. Ringraziamo il Signore per questo dono e continuiamo a chiedere, senza stancarci mai, che il Signore chiami ancora, uomini e donne, a servizio pieno del Vangelo e dei fratelli. La preghiera per le vocazioni è uno dei compiti che ho affidato agli adoratori.

VESCOVO_JESI

 Lettera agli adoratori

  Mons. Gerardo Rocconi
vescovo di Jesi

Luglio 2012

 

Dall’inizio dell’ AEP ,  il 25 marzo scorso, mons  Gerardo Rocconi, vescovo di Jesi,  mensilmente invia a tutti gli adoratori una lettera
Presentiamo di seguito l’ultima inviata del mese di luglio  2012

 
 
 

Carissimi adoratori, come sapete questo mese si è aperto con un dono immenso: nel pomeriggio del 1° luglio in cattedrale ha avuto luogo una Ordinazione Diaconale. Diacono vuol dire servo. Il Diacono rende presente e visibile Gesù che si è fatto servo. Ringraziamo il Signore per questo dono e continuiamo a chiedere, senza stancarci mai, che il Signore chiami ancora, uomini e donne, a servizio pieno del Vangelo e dei fratelli. La preghiera per le vocazioni è uno dei compiti che ho affidato agli adoratori.

Ho appena usato questa espressione: Gesù si è fatto servo. Sì, Gesù è Servo di Dio mediante la sua obbedienza, è servo degli uomini ai quali ha portato il Vangelo che salva e per i quali ha offerto la sua vita sulla croce. E’ quello che ci ricorda San Paolo allorchè dice: E’ per il sangue di Cristo che noi siamo stati salvati; è per il suo sangue che noi abbiamo vita.

Adorare, pertanto, è anche vivere lo stupore di fronte ad un dono e ad una misericordia così grandi. Il Padre, Dio, per salvare lo schiavo ha sacrificato il Figlio, rendendolo a sua volta schiavo. Ci troviamo ancora di fronte alla pazzia di Dio, una pazzia di amore. In adorazione davanti all’Eucaristia non possiamo, quindi, che ringraziare e lodare il Signore: anzitutto il Padre che ha donato il suo Figlio, poi Gesù che si è fatto obbediente fino alla morte di croce; e quindi lo Spirito Santo, lo Spirito di amore che ci permette di immergerci in questo oceano di amore e di misericordia.

Siamo partiti in questa riflessione ricordando l’Ordinazione Diaconale. Il Diacono con la sua vita e le sue scelte deve parlare e manifestare il servizio di Gesù. Ma ciò che il diacono fa per ministero, tutti siamo chiamati a farlo in quanto battezzati. Tutti siamo chiamati ad esprimere nella vita il dono ricevuto e la misericordia che ci è stata offerta. Come?

* Anzitutto con una gratitudine adorante.
* In secondo luogo raccontando al mondo la misericordia che abbiamo ricevuto, misericordia che è per tutti, per ognuno che sa aprire il cuore.
* In terzo luogo con l’intercessione presso il Signore a favore di tanti fratelli che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio
Nel momento in cui parliamo di intercessione il discorso si fa più ampio e complesso. Al pensiero che per tutti e per ciascuno Gesù ha dato la vita, siamo invitati a riscoprire il valore sacro di ogni persona umana.
Allora come non provare immensa amarezza, quasi facendoci eco del dolore di Cristo stesso, di fronte al triste spettacolo di un’umanità che, a duemila anni dal suo sacrificio, è ancora un’umanità insanguinata, dove in tanti modi la vita umana è umiliata, insidiata, soffocata, violentata?
Cristo ha sofferto per l’uomo, ma continua a soffrire nell’uomo. E noi sappiamo qual è il messaggio esigente che ci ha lasciato nel Vangelo, quando ci ha preannunciato che saremo giudicati sull’amore e ci verrà chiesto se concretamente abbiamo saputo incontrarlo e servirlo in chi ha fame o sete, in chi è nudo o malato o in carcere (Cfr Mt 25, 31-46).
Pensare a Cristo che ha donato totalmente se stesso, ci spinge a vivere una vita da fratelli. C’è bisogno più che mai di uomini e donne che, nel nome di Cristo, si pongano pienamente al servizio dei fratelli, con l’audacia di un amore che non calcola, pronti a spendersi nel dono della vita.

Per quest’uomo amato da Cristo, siamo chiamati ad offrire con Cristo, la nostra vita e la nostra morte, là dove Lui ci ha posti a vivere.

Non per niente l’Eucaristia ci rimanda al servizio e alla carità. L’esserci nutriti del Corpo di Cristo e l’esserci dissetati del Sangue di Cristo esige che la nostra vita, ad imitazione di quella di Gesù, sia una vita donata.

E inoltre l’incontro con il Signore Gesù nell’Adorazione Eucaristica, dove abbiamo portato ogni situazione, ogni fratello, ogni bisogno della Chiesa e del mondo, ci rimanda a vivere una vita piena di misericordia e di amore.

Quel fuoco che abbiamo sperimentato nell’adorazione Eucaristica ora deve divampare nella vita di ogni momento: è una esigenza di chi incontra il Signore.

Carissimi adoratori, grazie per la vostra fedeltà, grazie per il bene che con la vostra preghiera e con la vostra vita coerente state facendo alla Chiesa. Ma proprio per questo termino con la consueta raccomandazione. Un gruppo di adoratori è una realtà troppo preziosa perché si rischi che possa venir meno o si entri nella stanchezza. E’ necessario, quindi, che il gruppo si stabilizzi e che coloro che per vari motivi non possono più garantire il loro turno siano immediatamente rimpiazzati. Per questo vi dico ancora: invitate, chiamate, esortate altri ad entrare nell’Opera dell’Adorazione Eucaristica Perpetua.

La preghiera è la prima forma di evangelizzazione ed è la via perché tanti sperimentino la misericordia di Dio.