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Avvento: tempo di attesa, tempo di speranza. Così come vana sarebbe la nostra fede se Cristo non sarebbe risorto, anche vana sarebbe la nostra speranza se il Signore non ritornasse in gloria per fare nuove tutte le cose.
Nel Vangelo odierno, il Signore avverte su un tempo futuro e remoto: il tempo della sua venuta nella gloria. Avverte che verrà all’improviso, quando quasi nessuno si lo aspetti. Sarà, dice, come al tempo di Noè. Ognuno faceva le sue cose, spensierati, ma il giorno arrivò e il diluvio li inghiottì. Perciò, ammonisce: “Vegliate.. State pronti”.
Dobbiamo subito avvertire che per i cristiani, da duemila anni, ci sono due cose che vanno insieme: la promessa di Cristo circa la sua venuta in gloria, il giorno del Figlio dell’uomo, e l’attesa della sua venuta, che chiamamo Parusia, cioè “presenza” e che in ogni Messa e in ogni Padrenostro chiediamo che ciò avvenga (..nella attesa della sua venuta… Vieni Signore Gesù! Maranathà!… Venga il tuo Regno…Liberaci, o Signore, di tutti i mali…nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo).


In verità domandiamo che venga Colui che già è con noi, sopra tutto, nella sua presenza eucaristica. Certamente, che questa gloria di Dio non la vediamo nella Sacra Ostia, nemmeno possiamo vedere la sua umanità come la vedevano i suoi coetanei.
Comunque, sappiamo una cosa: Egli verrà, ci sarà un incontro alla fine dei tempi, avvenga ciò alla fine di questo mondo che deve essere trasformato in cieli nuovi e terra nuova, oppure alla fine della nostra vita sulla terra. Ad ogni modo ne sappiamo anche un’altra, e questo è molto importante, cioè dobbiamo essere preparati per questo incontro, per questo giorno.
La vita scorre e la routine ci prende la vita. Ci ruba l’essenziale per finire tutto nella banalità. Si vive –nelle parole di Papa Benedetto- come se Dio non esistesse, come se Gesù Cristo non fosse mai nato, cioè senza rivelazione, senza mistero. Però, non si può vivere senza mistero, non è possibile vivere senza
Dio perché questo non è vita.
Sono i giorni di Noè che trascorrono in questo mondo senza lasciare traccia, senza nessuna impronta di eternità. Nessuno pare accorgersi che la vita trascende il nostro quotidiano. Che la vera realtà ci aspetta, è la realtà che sostiene questa povera realtà nostra di tutti i giorni.
Quando ci fermiamo a contemplare il mistero di Dio; quando ci fermiamo ad ascoltare la Parola che è Lui; quando facciamo una sosta nel cammino di ogni giorno per ricordare quello che il Signore ci ha rivelato, allora quell’istante, quel tempo si apre sull’eterno e le cose di quaggiù ricevono una nuova valutazione. Ho letto che il beato Rosmini aveva lasciato, come testamento spirituale tre parole: tacere, adorare e godere. Tacere per far silenzio e permettere l’ascolto della Parola, per amore alla Parola. Adorare, per squarciare il quotidiano e penetrare il cielo. Godere, perché il Vangelo è la Buona Novella che riempi di gioia, di una gioia che il mondo mai ci può dare.

“Due uomini saranno nel campo, uno sarà preso e l’altro lasciato..” Dalla nostra scelta di vita dipende essere presi, eletti, o lasciati. Dobbiamo essere pronti all’incontro. Dobbiamo, ogni giorno, camminare verso Colui che viene, che viene a salvare la nostra vita. Il nostro sguardo deve essere verso l’Alto, verso Dio.
Come siamo pronti? Come ci prepariamo?
Con la preghiera e con le buone opere. Il Signore ci esorta ad avere le lampade accese. Come la lampada che arde, giorno e notte, di fronte al tabernacolo per indicare che lì c’è il Santissimo, c’è Dio. La lampada che indica la presenza di Colui che dovrà venire nella gloria. Sempre accesa, sempre bruciando. Anche noi, come la lampada, dobbiamo bruciare di amore per Dio, dobbiamo dare testimonianza della sua presenza tra di noi, dobbiamo essere testimoni del nostro amore e della nostra fede verso di Lui. Giorno e notte… E questo avviene, appunto, per l’adorazione perpetua.
La lampada sempre accesa: l’adorazione che non finisce, che si svolge giorno e notte. Adoratori che elevano le loro preghiere senza sosta. La porta aperta verso il cielo che non si chiude mai. Sempre aperta, perché chiunque voglia possa avere quell’incontro col Signore a qualsiasi ora del giorno o della notte. Quell’incontro che guarisce, che porta la pace, la gioia, che salva. A qualsiasi ora quest’oasi della pace, questo rifugio per tutti, rimane aperto.
Questo è il luogo sacro, la cappella di adorazione perpetua, dove si adora il Santo e dove si impara che per adorare il Santo bisogna essere santo, ossia intraprendere un cammino di seria conversione. Dove i cuori, le intenzioni, gli sguardi, i pensieri, si alzano verso l’Alto e si purificano. Dove il tempo trascorso ha un nuovo valore che non si misura in minuti ma in eternità, perché tu dai un’ora del tuo tempo e il Signore ti da molteplici grazie, ti protegge, ti benedice, ti abbraccia e ti porta alla sua intimitá.
Tu, caro fratello, cara sorella, sei chiamato a diventare adoratore, adoratrice. Tutti devono arrivare all’adorazione. Non si può essere vero cristiano se non si adora Cristo, che è Dio, nella sua presenza eucaristica.
Provate per un attimo ad immaginare cosa significa una cappella di adorazione perpetua: la porta della Chiesa sempre aperta. Pensate in quelle persone che sono lì, nella cappella, nel silenzio, fuori della corsa frenetica della giornata, meditando il mistero, dialogando con il Signore, intercedendo, riparando per tutte le offese commesse contro Dio, la Madonna, i santi. Immaginate che per queste persone che hanno detto di sì, hanno accettato l’invito e hanno preso un’ora settimanale ci sono altri che possono avvicinarsi a Dio, persone magari lontane. Perché quei adoratori non solo danno testimonianza di fede e di amore verso Dio ma anche testimonianza di amore verso gli altri, permettendo che questi possano trovare il Signore, la salvezza. Immaginate la notte e le persone in adorazione all’interno della cappella. Questi sono le sentinelle della notte che faranno spuntare il nuovo giorno, stando vegliando in attesa di Cristo, chi porterà con sè il nuovo giorno senza tramonto.
Non abbiate paura, accogliete questo dono e sarete molto benedetti perché il Signore che attendete, che verrà, è lo stesso Signore che voi avete già trovato.
Sia lodato GesùCristo!

P. Justo Antonio Lo Feudo MSE