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OGNI 15 DEL MESE
RUBRICA a cura di P. Serafino Tognetti,
Comunità dei Figli di Dio

Adorazione Eucaristica (6°)

tratto dal libro “Adorazione” di P Serafino Tognetti

In ginocchio da te

Questa è la spinta per vivere l’adorazione eucaristica. Se compio un atto di adorazione prima della celebrazione eucaristica, intendo mettermi in comunione in anticipo con Colui del quale mi ciberò. Questo fu il primo apostolato del santo Curato d’Ars. Quando fu fatto parroco ad Ars, alla sua prima Messa nella nuova parrocchia non venne nessuno. C’era infatti il timore di farsi vedere in chiesa e la paura delle persecuzioni contro i cristiani. Il Curato celebrava l’Eucarestia alle sette del mattino; si alzava alle quattro, andava in chiesa e si metteva in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento e stava lì fino all’ora della Messa. Perfettamente da solo. Dopo un po’ di tempo la gente del paese cominciò a incuriosirsi e si chiedeva che cosa facesse il parroco tanto tempo in chiesa senza fare niente. Iniziarono timidamente ad affacciarsi… Una signora andava a mettersi poco distante da lui e ogni tanto gli dava una sbirciatina; ma il Curato stava fisso, senza guardare chi vi fosse intorno. Pian piano la gente cominciò a pensare che se il parroco rimaneva lì fermo, avrebbero potuto farlo anche loro e qualcuno cominciò a fargli compagnia. La sua forma di apostolato iniziale fu proprio questa: l’adorazione eucaristica.

Vederlo immobile ore ed ore davanti al sacramento colpì il semplice popolo di Ars, il quale cominciò a dire: “Ci crede veramente”.

Volete fare apostolato nella vostra città? Cominciate a fare tre ore di adorazione e se sono troppe fatene due e mezza. E la gente comincerà a chiedersi come mai state tanto tempo davanti al Santissimo Sacramento. Fate come il contadino di Ars, che prese l’abitudine di andare tutti i giorni in parrocchia, prima di andare ai campi, e di starsene seduto lungamente in silenzio. Alla domanda del Curato di cosa facesse così tanto tempo in chiesa, il contadino diede la famosa risposta che tutti conosciamo: “Io lo guardo e Lui mi guarda”. Il Curato commentò con quest’espressione meravigliosa: “S’impara a stare in piedi stando in ginocchio”.

Il bambino deve imparare a stare in piedi? Sì, perché prima o poi dovrà camminare. L’uomo deve stare in piedi? Sì, nel senso di ritto, nella dignità umana. Di fronte agli uomini non mi inginocchio mai. Vi inginocchiate di fronte al capufficio? Al vigile che vi fa la multa? Non vi accada, la vostra dignità ve lo impedisce. Di fronte al Signore, invece, l’atto più solenne del corpo è lo stare in ginocchio; atto che indica la sua sovranità assoluta: mi preparo a riceverlo.

L’adorazione prepara l’unione. Non separiamo mai l’adorazione dall’unione sacramentale. Benedetto XVI scrisse: “L’adorazione eucaristica è l’ovvio sviluppo della Celebrazione eucaristica”[1]. C’è la Messa e c’è il suo sviluppo. Nell’adorazione compio dei continui atti di fede nella sua presenza: “Signore Tu sei qui”; come se ci fosse soltanto un velo che mi nasconde la visione, solo un sottilissimo velo. La Realtà è presente. Io affermo la presenza di Gesù nella santa particola, compio un atto di fede.

L’adorazione è sviluppo della Messa anche perché, diciamolo chiaramente, è difficile realizzare tutto nell’Eucaristia. Se poi la Messa viene detta con la velocità di Speedy Gonzales, perché subito dopo bisogna occorre andare a fare qualcosa di “più importante”, farò ancora più fatica a realizzare il Mistero mentre si celebra.

Ma anche se la Messa fosse detta lentamente e con la massima solennità, come faccio a realizzare tutto? Io stesso faccio la Comunione tutte le mattine, ma sono un pover’uomo e non riesco a vivere e capire pienamente quello che ho ricevuto. Allora l’adorazione successiva mi aiuta a mettere a frutto quello che si è realizzato in me.

Non importa inventare chissà cosa per rendere “più interessante” la Messa. Spesso tali accorgimenti piuttosto la disturbano: cartelloni, chitarrate, commenti, video e tutte queste cose impoveriscono il sacramento anziché arricchirlo; sarebbe meglio piuttosto aumentare qualche spazio di silenzio durante la celebrazione per cercare di interiorizzare quanto sto facendo. Il silenzio, saggiamente inserito, aiuta ad interiorizzare quanto sto vivendo, a portarlo al cuore, aiuta il mio rapporto personale con il Signore. Sì, nella Messa è il silenzio il compagno dell’amore, la via per eccellenza che mi apre le porte del Regno.

 

La potenza dell’adorazione

Scrive san Giovanni della Croce: “Un minimo moto d’amore puro è più utile alla chiesa che non tutte le altre opere messe insieme”. Facciamo pure le opere; ma se riesco a compiere un moto d’amore puro durante l’adorazione, questo sarà utile più di tutte le altre opere, perché Dio è amore e quando amo Dio metto in moto la sua potenza.

Disse il Signore Gesù a suor Costanza Zauli: “Se si conoscesse quanto è fruttuoso questo apostolato tutto nascosto per vie segrete… esso opera meravigliose conversioni e santificazioni, e impegna la mia onnipotenza a intervenire. Una sola anima piccola intimamente unita a me nell’atto di adorazione si fa canale di torrenti di grazie per la Chiesa e per il mondo intero e può essere efficace di molte opere apostoliche”.

Si ribadisce qui il concetto di san Giovanni della Croce: l’atto d’amore, pur segreto e nascosto, è un apostolato di straordinaria fecondità. Questo è un effetto mirabile e sconosciuto dell’adorazione: l’apertura di un canale. Non so dove l’acqua della Grazia vada a finire, ma serve un atto di fede. Se ci crediamo, capiamo la grandezza di quest’atto.

Verrebbe da domandarsi: Dio non può fare tali grazie senza la mia adorazione? Gesù ha proprio bisogno della collaborazione degli uomini per fare tutte le grazie di cui il mondo ha bisogno? Non può farle da solo? Ovviamente è una domanda retorica: Dio può fare quello che vuole, quando vuole e come vuole, senza sentire il bisogno di chiedere qualcosa a me. Dio però ha predisposto di “aver bisogno” della collaborazione degli uomini. Per nascere, ha chiesto la collaborazione della Vergine Maria. Non l’ha imposto, ma l’ha chiesto. Per arrivare in cima al monte Calvario con la croce, Gesù ha avuto bisogno dell’aiuto di un uomo che passava per la strada.

[1] Benedetto XVI, Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum Caritatis, 22 febbraio 2007, http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/apost_exhortations/documents/hf_ben-xvi_exh_20070222_sacramentum-caritatis.pdf