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A BOLOGNA SCUOLA DI ADORAZIONE
DON NICOLA BUX

 

CHIESA DEL SS SALVATORE

Via C. Battisti,16 – Bologna

6 GIUGNO 2016

“L’EUCARISTIA CELEBRATA E ADORATA, DONO IMMENSO DELLA MISERICORDIA DI DIO”

Don Nicola Bux

 

 

1- Mistero

Alludendo alla visione della scala di Giacobbe a Betel (cfr Gen 28,12) Gesù preannuncia che con la sua incarnazione – la sua ‘discesa’ sulla terra – e la sua ascensione, il cielo è aperto(cfr Gv 1,51), il Padre e l’uomo entrano in comunicazione perché in Lui si realizza lo “scambio” tra il divino e l’umano o admirabile commercium come dice san Leone Magno. Gli angeli che salgono e scendono indicano nel Figlio la manifestazione della gloria del Padre innanzitutto mediante i segni prodigiosi della risurrezione e ascensione e poi dei misteri sacramentali nei quali è passato tutto ciò che era invisibile del Verbo.

Per i padri che commentano la liturgia orientale, gli angeli invisibili servono la liturgia celeste che, secondo l’Apocalisse, dal cielo scende sulla terra con la santa Gerusalemme dove al centro c’è l’altare dell’Agnello. Questa visione è in certo senso il typon-figura e la norma normans che regola la liturgia cristiana, come attesta da noi latini in particolare il Canone romano, perché propone nell’eucaristia, la presenza ininterrotta di colui che è disceso con l’incarnazione ed è asceso per la nostra salvezza, che è il Risorto e il Vivente, e rinnova e ricapitola tutta la creazione. La liturgia alimenta la fede in Gesù Cristo come l’incessante aprirsi dell’uomo all’entrata di Dio nel mondo degli uomini. Ci viene così rivelato che il culto cristiano è adorazione di Dio al fine di entrare in comunione con lui[1]: nell’eucaristia continua il “meraviglioso scambio” che salva l’uomo. «Questo mistero – osserva san Giovanni Crisostomo – trasforma per te la terra in cielo…Ti mostrerò infatti, sulla terra, ciò che nel cielo esiste di più venerabile…Ti mostro lo stesso Signore degli angeli e degli arcangeli…»[2]. Giovanni Paolo II spiega di aver sperimentato nelle sue celebrazioni liturgiche « il carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato»[3].

 

       Malgrado l’Istituzione Generale del Messale Romano, li presenti ad uno ad uno con grande chiarezza, gli elementi e parti della santa Messa [4], in gran parte comuni a tutti i riti, d’Oriente e d’Occidente, sono stati da un lato sottoposti ad interpretazioni parziali o errate da parte di liturgisti desiderosi di rompere con la tradizione, dall’altro sono stati criticati e rigettati in blocco da taluni protesi alla “creatività” o allo sperimentalismo.       Potrebbe la liturgia avere uno scopo diverso da quello dell’adorazione del Signore? O dovrebbe celebrare le gesta di noi uomini, che siamo solo ministri ovvero servitori di Dio e della Chiesa?

Soffermandosi su alcuni riti che compongono la liturgia eucaristica si può comprenderne l’apporto specifico e complementare all’unico culto di adorazione che si compie nella eucaristia.

Innanzitutto l’uomo compie l’adorazione di Dio quando ad un tempo si pone in un cammino di conversione. Per questo, dall’inizio della Messa, il sacerdote e tutti i fedeli sono invitati a prepararsi, nel raccoglimento e nel riconoscimento d’essere peccatori indegni di accostarsi al santo altare. Nei riti bizantino, armeno,siro-antiocheno vi sono orazioni preparatorie del sacerdote, insieme a gesti di purificazione come il lavarsi le mani e l’incensazione, propri questi ultimi anche dei riti maronita, caldeo e copto. L’atto penitenziale dunque ha proprio lo scopo di disporre ad ascoltare e a celebrare degnamente l’eucaristia. Non è un esame di coscienza che richiederebbe tempo e approfondimento personale ed è una condizione della confessione sacramentale; non è nemmeno un’assoluzione sacramentale, che, salvo i casi eccezionali previsti, richiede la confessione personale al sacerdote. L’atto penitenziale si può definire una invocazione della misericordia di Dio[5] davvero essenziale per essere ammessi alla sua presenza.

[1]  Cfr CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione De Sacra Liturgia (Sacrosanctum concilium), n 8; GIOVANNI PAOLO II, Enciclica Ecclesia de Eucharistia, Città del Vaticano 2003, n 19.

[2]  S.GIOVANNI CRISOSTOMO, Commento alla 1 lettera ai Corinti, 24,5: PG 61,205 s.

[3]  Ecclesia de Eucharistia , n 8.

[4]  Cfr Institutio Generalis Missalis Romani (=IGMR), Editio typica I, Città del Vaticano 1969cap II.

[5]  Ivi, n 29.