adorazione

Eucarestia e intercessione

turiferarioMarcelino Iragui Redín, OCD. Quaderno 3

 

1. L’EUCARISTIA E’ INTERCESSIONE

“Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue … “(1 Cor 11,23 ss.)

Questo è il racconto più antico riguardo l’istituzione dell’Eucaristia, scritto intorno al 53 dC . Partecipiamo all’Ultima Cena di Gesù. Secondo il rituale ebraico il padre di famiglia, all’inizio della cena prende il pane a forma di torta, pronuncia la benedizione, lo spezza e lo riparte fra gli ospiti, rendendoli così partecipi della benedizione di Dio. Alla fine della cena prende un calice di vino (il terzo e ultimo) e rende grazie. Tutti rispondono “Amen”, e ciascuno beve dal suo calice. Gesù durante l’Ultima Cena passa il suo calice, di modo che tutti i presenti condividano questo calice della Nuova Alleanza nel suo sangue.

In questa santa cena Gesù pronuncia delle parole e lo Spirito Santo fa qualcosa di trascendente; qualcosa che segna il passaggio dalla vecchia alla nuova Pasqua, dal Vecchio Testamento al Nuovo. “Questo è il mio corpo”, “Questo è il calice del mio sangue”. Ciò che i vostri sensi percepiscono come pane, come vino, è il mio corpo, è il mio sangue. Il pane e il vino si trasformano e si identificano con il suo corpo e sangue. La persona di Cristo è intera e si dona completamente sotto la specie sia del pane che del vino.

Dinnanzi alla posizione protestante, il Concilio di Trento definisce transustanziazione: il pane e il vino si trasformano in corpo e in sangue di Cristo, così che lì non vi è più nè pane né vino, ma solo la loro apparenza, di sacre specie. In questa effusione d’ amore il Signore si fa presente non solo durante la Messa, ma per tutta la durata delle sacre specie. “Io sono con voi sempre, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20), ha promesso Gesù , e lo compie nel modo più sorprendente nell’ Eucaristia. Questo è il sacramento della sua Presenza più reale e completa. Qui vi è realmente Gesù Figlio di Dio e Figlio di Maria col suo corpo risorto invisibile agli occhi della carne, accessibile solo attraverso la fede. Beati quelli che credono senza vedere. Vediamo pane; la fede ci dice che è il Figlio di Dio. Venite, adoriamolo!

Ringraziamento e intercessione

Gesù di Nazaret è il capolavoro dello Spirito. Con l’ Incarnazione, lo Spirito fece molta attenzione a creare il suo cuore. Per questo il cuore di Gesù trabocca di gratitudine. Quando si rivolge al Padre, la prima cosa che scaturisce dalle sue labbra è: “Grazie, Padre! Il cuore di Gesù si scioglie in amore per il Padre e per coloro che gli ha dato il Padre (Gv 17,24). Nell’ Eucaristia rimane forgiato per sempre questo atteggiamento di gratitudine verso il Padre, e l’amore che dona ai suoi.

“Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13,1). In questo modo Giovanni introduce la cena pasquale. L’amore di Gesù incarnato nell’offerta del pane e del vino eucaristico anticipa la sua resa nella morte redentrice sulla croce. E’ lo stesso amore senza fine. Pertanto la Presenza di Gesù nell’Eucaristia non solo è segno, ma anche fonte del suo amore senza fine. Forse la nostra migliore intercessione è di accogliere questo amore infinito a favore di chi lo rifiuta o lo ignora; e amare di quell’Amore del quale viene amato chi più lo ama, e per coloro che non lo amano.

La Chiesa, dalla Pentecoste, mossa dalla Spirito celebra la Cena del Signore, la partizione del pane, l’Eucaristia (Il termine Eucaristia si diffonde dal secondo secolo). Eucaristia significa letteralmente azione di grazie. Realmente è l’azione di grazie degna di Dio ! Nell’Eucaristia, per Cristo, con Lui e in Lui, la Chiesa benedice e loda Dio per tutto ciò che Dio è, e lo ringrazia per tutto quello che ha fatto a beneficio nostro, dell’ umanità e del cosmo (Rm 8, ,19-25).

“Fate questo in memoria di me”, è Gesù eucaristia che ce lo dice. Siate voi una Eucaristia con me, fate della nostra vita una continua azione di grazie; un elogio costante. Questo è il modo di vivere la nostra vita nuova in Cristo: ” siate ricolmi di Spirito Santo, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo “(Ef 5,18-20).

Grazie al rinnovamento carismatico milioni di cattolici hanno scoperto la bellezza e la potenza della lode. E lodano il Signore col cuore in maniera comunitaria e individualmente, secondo questa esortazione dell’apostolo. Essere Eucaristia con Gesù implica questo, e altro ancora. Implica che ognuno di noi diventi una lode stessa e un ringraziamento vivo. Ce lo ricorda l’apostolo stesso. “Dio, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, ci ha scelto prima di creare il mondo, affinchè noi potessimo essere una lode alla sua gloria …” (Ef 1,3 ss.) Questo è il nostro destino glorioso. I piani di Dio portano con sè una garanzia divina. “Voi che avete ascoltato la parola della verità, siete stati segnati con lo Spirito Santo promesso, il quale è garanzia della vostra eredità per la totale liberazione del popolo di Dio e lode della Sua gloria” (Ef 1,13 s).

Nell’Eucaristia vi è la Presenza massima di Gesù Cristo in mezzo a noi, e il suo dono più totale al Padre a favore di tutti gli uomini. Così nell’Eucaristia il ringraziamento è inseparabile dalla intercessione universale. Questa è la più potente e decisiva intercessione che annoverano tutti i redenti. “Gesù pose un sacerdozio immutabile, perché rimanesse per sempre. Da ciò può salvare perfettamente quelli che attraverso di Lui si avvicinano a Dio, rimanendo sempre vivo per intercedere a suo nome “(Eb 7,24 s). “Egli entrò una volta per tutte nel santuario con il suo sangue, che purifica la nostra coscienza dalle proprie opere morte, per servire il Dio vivente” (Eb 9,12).

Tutta la vita e l’opera di Gesù è intercessione, per cui fece tutto per i suoi fratelli, per gli uomini, per la loro salvezza e santificazione. La persona stessa di Gesù è intercessione. «uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù” (1 Tm 2,5). Cristo è morto, distruggendo così la potenza del peccato; è risorto, vincendo così la morte, e fu innalzato alla destra di Dio, dove Egli intercede per noi (Rm 8,34). Questo ci incoraggia a presentarci davanti al trono di grazia per intercedere a nome di tutti coloro per i quali Cristo ha dato la sua vita sulla croce, e ancor oggi la offre nell’Eucaristia. “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono di grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno” (Eb 4,14-16). La Presenza eucaristica di Gesù è la nostra migliore scorciatoia per raggiungere il trono di grazia, sia in lode che in ringraziamento, come in umile intercessione e supplica.

L’ intercessione è un ministero sacerdotale. Quando il cristiano intercede, attua il proprio e reale sacerdozio (1 Pt 2, 9s). Sebbene non stia pensando a questo, intercedendo partecipa attivamente al sacerdozio di Cristo, “che ci ama e ci ha purificato dai nostri peccati col suo sangue, e ci ha fatto regno e sacerdoti per il suo Dio e Padre” (Ap 1, , 5s). Intercedere non significa solo presentare suppliche a favore di altri; ma al tempo stesso adorare, lodare, cantare, soprattutto amare per conto di altri. Questo è il miglior esercizio del reale sacerdozio.

L’ Intercessione è anche un ministero eucaristico, che si vive solo andando oltre se stessi, entrando nel cuore eucaristico di Gesù Cristo, e offrendosi insieme a Lui al Padre con la sua attitudine, per le sue stesse intenzioni. “Offrite voi stessi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Questo sarà la vostra devozione “(Rm 12,1). Quale migliore intercessione che chiedere l’ intercessione dello Spirito Santo al fine di unire il nostro cuore a quello di Gesù e, consapevoli che in cio’ci sono tutti i redenti, offrire al Padre l’amore infinito di questo cuore?

La Nuova alleanza nel sangue di Cristo

L’ Eucarestia realizza la nuova ed eterna alleanza tra Dio e il mondo, suggellata nel sangue di Cristo. L’ Alleanza è un patto sacro, la base di una nuova relazione. Esempio: Un uomo e una donna si amano, ma sono solo amici, se si sposano diventano sposi. L’ antica alleanza del Sinai è una sorta di matrimonio tra Dio e il suo popolo eletto. Viene spesso espresso in una formula matrimoniale: “Io sarò il vostro Dio, voi sarete il mio popolo”. È stato sigillato in una solenne cerimonia con il sangue sacrificale di riconciliazione (Es 24,4 ss.) E ha ricevuto come sostegno divino una legge di gran lunga superiore a quella di altri popoli.

L’Antica Alleanza e la sua legge erano preparazione e annuncio di una nuova alleanza e nuova legge di gran lunga superiori. Così i profeti lo annunciarono, in Ger 31,31 ss. Così lo confermò Gesù nell’ Ultima Cena. Se grande fu la sorpresa e la gioia degli ospiti quando sentirono il Maestro dire, questo è il mio corpo “, maggiore fu lo stupore, quando, alla fine, prendendo il calice del vino, disse :” Questo calice è la nuova alleanza sigillata nel mio sangue »(1 Cor 11, 25). Il sangue prezioso di Gesù ha siglato un nuova e definitiva alleanza tra Dio e redenti. Coloro che accettano questa alleanza ricevono una nuova legge, una legge viva e vivificante. La nuova legge, che Dio scrive nei nostri cuori, altro non è che lo Spirito di Pentecoste.

Giovanni Paolo II: “La Chiesa vive dell’ Eucaristia. Questa verità racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa. A partire dalla Pentecoste il popolo della Nuova Alleanza ha cominciato il suo cammino verso la patria celeste, questo Sacramento divino ha segnato i suoi giorni, riempiendoli di fiduciosa speranza. É stato giustamente proclamato dal Concilio Vaticano II fonte e culmine della vita cristiana “(Ecclesia de Eucharistia n.1).

Nell’ Eucaristia si annuncia e si perpetua il sacrificio della Croce: “Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato» (1 Cor 5,7). Mentre celebriamo l’ Eucaristia, il dramma del Calvario diviene realtà davanti a noi. “Eri lì quando crocifissero il mio Signore?” Era solito domandare un cantante nero. Sì tutti eravamo e siamo proprio lì, come accusa. Tutti eravamo lì come beneficiari. Coloro che intercedono sono lì, con la Madre Maria, come compagni e soci.

Giovanni Paolo II: “Tutto ciò che Cristo è, tutto quello che ha fatto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa dell’eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi … Quando la Chiesa celebra l’ Eucaristia, memoriale della morte e della risurrezione del Signore si fa presente a questo evento centrale di salvezza, e si realizza l’opera della nostra redenzione. Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano, che Gesù Cristo lo ha compiuto e lo ha rivolto al Padre solo dopo averci lasciato un mezzo per renderci partecipi di Lui come se fossimo stati presenti. Così tutti i fedeli possono partecipare di Lui e ottenere i suoi frutti inesauribilmente. ” (Ivi, n.11).

Di fronte alla nuova invasione del paganesimo nel mondo occidentale, il Signore ha bisogno di un grande esercito di intercessori. Intercedere,prima di tutto, è sostenere cio’ che il divino Salvatore ha fatto per noi e per tutta l’ umanità. “Dio, per mezzo di Cristo ha riconciliato (e nell’Eucaristia continua a riconciliare) il mondo, senza tener conto dei loro peccati” (2 Cor 5,19). ” Egli fece di entrambi (Ebrei e Pagani) un solo corpo e li ha riconciliati con Dio per mezzo della croce, distruggendo l’ inimicizia” (Ef 2,16). Davanti al Santissimo Sacramento è il posto migliore e il tempo per ottenere la conversione del mondo (la riconciliazione con Dio) e la pace (riconciliazione reciproca) dei popoli.

Di fronte a una situazione impossibile, di quelle che oggi sovrabbondano , dobbiamo pregare: “Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, Signore.” Quando si pensa a persone importanti che rifiutano Dio, pregare per loro: “Venga il tuo regno, Signore.” E adorare e lodare il nostro Salvatore a favore loro … E lasciare che lo Spirito interceda pregando in lingue: Rm 8,26 s. .. Il Regno di Dio viene per quanto gli uomini accettano la volontà di Dio, il suo piano di salvezza, si aprono al suo amore misericordioso, si sottomettono alla signoria di Gesù; si lasciano guidare dal suo Spirito di santità.

Noi uomini siamo lenti a lasciare andare la schema dei nostri pensieri, per negare la nostra volontà ed accettare quella di Dio. Da qui la necessità di perseverare nella preghiera, anche se i risultati non sono immediati. Un esempio da seguire: quello della vedova, persona indifesa, che persevera nella sua richiesta fino a che non sia data risposta alla sua domanda (Lc 18,1-8). Inoltre, Gesù conferisce agli intercessori uno scambio molto vantaggioso: “Abbi cura degli interessi del mio regno; io mi prenderò cura dei tuoi,” ci dice. Mt 6,33.

Tre grazie da chiedere

All’ inizio di incontri prolungati di intercessione, è bene ungere i partecipanti con olio sacramentale, chiedendo il carisma universale di intercessione universale, che comporta principalmente questa triplice grazia.

1 . Che Gesù rimanga in noi per amare e pregare in suo nome, poichè il Padre non rifiuta nulla al suo amato Figlio . Con il battesimo siamo già in vita uniti a Gesù, come i tralci alla vite (Gv 15). E’ necessario però svuotarci del nostro io, perché lo Spirito ci possa riempire di Gesù, comunicandoci i suoi pensieri e sentimenti, soprattutto il suo amore infinito per la volontà del Padre, il suo tenero amore per la Chiesa e la sua gioia di averla come moglie e il suo desiderio che tutti gli uomini si salvino.
San Giovanni della Croce: ” Dio comunica di più con quell’anima maggiormente sostenuta in amore e cioè con quell’anima che plasma maggiormente la sua volontà con quella di Dio. E quell’anima che la tiene conforme e simile, è completamente unita e trasformata in Dio soprannaturalmente. A questa anima, spogliata da Dio di tutto ciò che non è Dio, Dio comunica il suo essere soprannaturale in un modo tale che sembra Dio stesso e ha cio’ che Dio stesso ha “(2 Rise. 5,4 .. 7).
Nella persona così trasformata, Dio solo vede Gesù, quello che ascolta da lei è la voce di Gesù che chiede in favore dei suoi fratelli. Colui che sovente si immerge nel sacro silenzio del Santissimo Sacramento si addentra nell’anima di Gesù, e prosegue nel cammino di questa trasformazione. Chi si addentra nell’anima di Gesù puo’ pregare “nel nome di Gesù “(Gv 16,23) , intercedere nella persona di Gesu ‘. La sua preghiera arriverà sempre al cuore di Dio.

2. La grazia di poter depositare nel cuore di Gesù tutte le nostre preoccupazioni e i nostri particolari interessi, sapendo che Lui si prenderà cura di tutto cio’ (Mt 6,33). In questo modo il nostro cuore è libero di poter accogliere ed abbracciare tutti coloro che necessitano della misericordia divina; così anche tutta la Chiesa e tutto il mondo.

3. Vivere in pienezza la comunione dei santi. Accanto a Gesù vi è sempre sua e nostra Madre, la Vergine Maria, che ci porta tutti nel cuore, e ancor più in profondità gli intercessori. Insieme a Gesù e a Maria vi sono i benedetti che si interessano dei propri fratelli pellegrini . In questa comunione vi sono gli ordini contemplativi e tanti intercessori anonimi, i cui nomi sono scritti nel cielo.
L’unione fa la forza. Nel XVI secolo l’architetto Fontana eresse in Piazza a San Pietro un obelisco egizio di 25 metri. Furono impiegati 1500 uomini, oltre a numerosi animali; tutto sotto la direzione dello stesso architetto. Affinchè l’ intercessione universale sia efficace, è necessario che molte persone preghino di comune accordo (Mt 18,19 s). Per questo è abitudine stabilire certe intenzioni concrete per ogni sessione. L’essenziale è che tutti gli intercessori rimangano aperti e docili allo Spirito Santo, il grande architetto che dirige la costruzione della Chiesa.

2. VERSO UNA PIÙ COMPLETA EUCARISTIA

“Fate questo in memoria di me” Gesù ha detto. E la Chiesa lo sta facendo da 2000 anni, e continuerà a farlo fino a quando il Signore ritornerà in gloria. La memoria, nel celebrare l’Eucaristia, è molto più che un ricordo. La memoria è realtà presente. Questa memoria permette ai partecipanti di stare con Gesù alla sua mensa.

Sull’altare di una Chiesa c’è un grande dipinto raffigurante l’Ultima Cena. Una persona stava pregando nella Chiesa giusto prima della Messa, e rimase sorpresa al vedere che tutti gli ospiti erano spariti dal quadro; Gesù solo era rimasto alla mensa. E gli parve di udire questo messaggio: ” Ora a te il compito di colmare queste posti”.

Nella Messa tutto è mistero: realtà che va oltre la mente; solo la fede la percepisce, è vissuta nel cuore e nutre l’anima. L’Ultima Cena si apre e contiene il mistero pasquale: la passione, morte e resurrezione del Salvatore Divino. Cio’ che è successo duemila anni a Gerusalemme si ripete qui e ora, quando celebriamo l’ Eucaristia. E noi siamo parte di questo. In realtà, possiamo farne parte più pienamente come ospiti dell’Ultima Cena. Così disse Gesù nella sua esistenza mortale: ” Questo è il mio corpo” . Ora è il Gesù risorto che lo dice, il celebrante presta solo la sua voce a Gesù, quando dice: “Questo è il mio corpo” e lo dice in modo diverso, più completo dell’ ultima cena.

Per spiegarlo ascoltiamo Gesù stesso: “Io vi assicuro che se il chicco di grano non cade in terra e muore, rimane infecondo; ma se muore produce molto frutto” (Gv 12,24). Prima della risurrezione, Gesù possiede un corpo individuale opera dello Spirito Santo e della Vergine Madre. Dopo la sua morte resuscita con un corpo nuovo, opera anche dello Spirito e della Vergine Madre Chiesa. ” Tutti noi siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo” (1 Cor 12,12). “La Chiesa è il suo corpo” (Ef 1,23).

Chi offre ora il sacrificio eucaristico è il Cristo completo, capo e membra del suo corpo. Quando Cristo dice: “Questo è il mio corpo” include te, me, tutti i battezzati. S. Agostino: celebrando l’Eucaristia “in quello che la Chiesa offre, si offre a se stessa” come corpo di Cristo.

Per questo nella Messa viene dato una doppia epiclesi: Lo Spirito è invocato per consacrare il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. E dopo la consacrazione lo si invoca per consacrare i partecipanti al Corpo di Cristo.

Consacrare è azione propria dello Spirito Santo. Al momento della consacrazione, lo Spirito prende possesso di una creatura, lo indirizza a Dio, la trasforma dall’interno, la configura a Cristo, la unge e la penetra con la santità di Dio, la deifica. La nostra prima consacrazione, la principale, è il battesimo. In Lui tutto il nostro essere, incluso il nostro corpo è consacrato come tempio di Dio (1 Cor 6,19 s). Tale consacrazione si rinnova e si approfondisce in ogni Messa per l’azione dello Spirito Santo, quando il sacerdote eterno dice: “Questo è il mio corpo”. Quindi, “glorificate Dio nel vostro corpo”, non lo profanate consegnandolo alla lussuria.

Cosa succede quando per età o malattia il consacrato diventa un vegetale …? Lo Spirito Santo continua la sua opera di santificazione e consacrazione. Forse questa è la parte più bella della sua vita, l’identificazione più piena con la vittima eucaristica; il dono più totale di tutto il suo essere al suo Dio e Creatore. La vita del cristiano non sarà mai una vita inutile, è una Eucaristia con Gesù Cristo.

Non attingi nulla dalla Messa?

Qualcuno lamenta: “Non ottengo nulla dalla Messa”. Gli si dovrebbe chiedere: “Hai messo qualcosa di tuo nella Messa? ” Metti i tuoi lavori, le stanchezze, la sofferenza, le miserie e i peccati, i tuoi dolori e le gioie … metti la tua buona volontà … e attingerai più di quanto immagini o desideri. Qualunque cosa metterai sull’altare sarà consacrato e trasformato.

Le parole di Gesù “Questo è il mio corpo … Fate questo in memoria di me ” sono da prendere in due modi:

a) Rendete attuale il mio corpo e il sangue come sacrificio della nuova alleanza e cibo del mio popolo.

b) Fate della vostra vita un dono totale: Vi ho dato infatti esempio perchè voi facciate lo stesso … (Gv 13:15). Le gocce di acqua aggiunte al vino simboleggiano la nostra presenza e offerta, unita, fusa con quella del Cristo.

Vaticano II: “Il sacrificio divino dell’Eucaristia contribuisce al massimo affinchè i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la natura autentica della vera Chiesa … La Chiesa fa sì che i cristiani non partecipino a questo mistero di fede, come spettatori silenziosi, ma bensì che imparino ad offrire se stessi nel momento dell’offerta dell’Ostia immacolata congiuntamente al sacerdote, e si perfezionino attraverso Cristo Mediatore nell’unione con Dio, affinché Dio sia tutto in tutti “(SC 2 e 48).

Nessuno dovrebbe andare a “sentire la Messa”. Nell’ Eucaristia per l’unione in Cristo, ogni cristiano è offerente e offerta, sacerdote e sacrificio, insieme a Cristo e alla Chiesa. Offerente, in virtù del suo sacerdozio reale: “Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio reale” (1 Pt 2,9). Insieme al sacerdote ordinato che presiede e consacra, tutti i fedeli battezzati possono offrire il corpo e il sangue di Cristo, e insieme con lui, la sua persona, la sua famiglia, la chiesa, il mondo…

E ogni cristiano è offerta, essendo membro vivo del corpo di Cristo. Si può ben dire come S. Ignazio di Antiochia: “Sono il grano di Dio, macinato dai denti delle fiere, sarò pane di Cristo” e si può pregare con l’ Imitazione di Cristo: “Signore, desidero offrirmi in volontaria offerta e di essere sempre tuo. Con semplicità di cuore oggi ti offro la mia persona come servo per sempre, come dono e sacrificio di lode eterna. Accettami insieme alla santa offerta del tuo prezioso corpo sacrificato; che serva per la mia salvezza e per quella di tutto il popolo cristiano “(IV, 8).

“Offrite il vostro corpo come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; questo è il culto che dovete offrire” (Rm 12,1). Così commenta San Pietro Crisologo: “L’Apostolo esorta ad offrire i vostri corpi come ostia viva. Oh ricchezza senza precedenti del sacerdozio cristiano: l’uomo è insieme sacerdote e vittima! Il cristiano non deve cercare fuori di sè l’offerta che deve sacrificare a Dio: porta con sè e in se stesso ciò che sacrificherà a Dio. Sia la vittima che il sacerdote rimangono intatti: la vittima sacrificale continua a vivere, e il sacerdote che presenta il sacrificio non potrà uccidere questa vittima. Misterioso sacrificio nel quale il corpo è offerto senza il sacrificio del corpo e il sangue si offre senza spargimento di sangue … Cerca, dunque, di essere te stesso, il sacrificio e il sacerdote di Dio. Non disprezzare ciò che il potere di Dio ti ha concesso. Fai del tuo cuore un altare, prendi nelle tue mani la spada dello Spirito, e dona il tuo corpo al Signore come offerta “(p. 657s Breviario II) Com’è bella la nostra vita quando ne facciamo un dono, unita a quella di Gesù.

L’ idea che molti cristiani di fede debole hanno di Dio sembra essere quella di un mago fallito. Davanti ad una disgrazia si domandano: “Se Dio è nostro Padre, perché c’è così tanta sofferenza nel mondo? Perché non dice una parola magica e la risolve per sempre? ”

Dio ha un piano di salvezza che non esclude la sofferenza ; la integra e la utilizza a tale scopo. Invita i suoi figli ad entrare liberamente nel suo progetto. Quando lo facciamo, scopriamo che tutto è grazia: Rom 8,28 … I santi hanno trovato nella sofferenza una miniera di grazia per la loro santificazione e la salvezza del mondo.

Al grande progetto di Dio gli diede inizio suo Figlio, col suo mistero pasquale.A Gesù toccò la lotta più tremenda, “Entrò in agonia e sudava gocce di sangue, e pregava più intensamente” (Lc 22,44). Rafforzato dalla preghiera perseverante, e sostenuto dallo Spirito eterno (Eb 9,14), Gesù realizzò la grande opera. Ci è voluto tutto il suo sangue, la sua vita. Ma così entrò nella gloria (Lc 24,26). E a noi tutti aprì la strada verso la gloria con il passaggio e l’ ingresso pagati.

L’Eucaristia è il momento di unire alla passione di Cristo, le nostre sofferenze e quelle dei nostri cari, le sofferenze della Chiesa e di tutta l’umanità. “Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo per il suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24). Per quanto ordinaria, monotona e oscura sia la tua vita, se ti unisci al sacrificio eucaristico di Gesù, ottiene un valore infinito. Per quanto poco tu possa viaggiare, puoi offrire a Gesù tutto il dolore del mondo, insieme al sacrificio del tuo Gesù e così apportare divine benedizioni sul mondo. Ordinaria e oscura fu la vita di Santa Teresa. Il suo valore alla causa di Cristo? Incalcolabile.

Non cambia la tua vita? Altri lamentano: “Vado a Messa tutti i giorni e la mia vita non cambia”. A questi dobbiamo chiedere: “La tua vita è una messa continua?” San Francesco d’ Assisi ai suoi fratelli: ” Non trattenete nulla di voi stessi solo per voi stessi, poichè riceverete in ugual misura cio’ che donerete per intero”. Vivere l’ Eucaristia significa donare la vita per i fratelli. Chi vive l’ Eucaristia non può continuare a seguire come sempre i suoi interessi, secondo i propri gusti … Deve essere disposto ad offrire ai suoi fratelli il proprio tempo, la propria attenzione, le sue competenze, la sua persona.

E alcuni hanno aggiunto: “Comunione ogni giorno, e tutto rimane lo stesso.” Essi dovrebbero chiedersi: ” E’ la mia comunione completa?” L’ Eucaristia è cibo, comunione. Gesù paragona il regno dei cieli a un banchetto di nozze (Mt 22). Mangiare alla stessa mensa o fonte significa fraternità; è come ricevere vita dalla stessa fonte, dagli stessi genitori.

La Chiesa fa l’ Eucaristia, l’ Eucaristia fa la Chiesa, la comunione perfetta. San Giovanni Crisostomo: “Il pane è il corpo di Cristo. In cosa si trasformano coloro che lo ricevono? Nel Corpo di Cristo, ma non in molti corpi, bensì in uno solo. Come il pane, composto da molti chicchi di grano è uno, così siamo uniti gli uni con gli altri, in Cristo “.

Giovanni Paolo II: “Ai germi di disgregazione tra gli uomini, così profondamente radicata nell’umanità a causa del peccato, si contrappone la forza rigenerante di unità del corpo di Cristo. L’ Eucaristia, costruendo la Chiesa, crea comunità fra gli uomini”(ibid. n. 24).

Nel ricevere la comunione eucaristica si vive più a fondo la comunione dei santi, koinonia. Ci addentriamo nel mistero della vita trinitaria; entriamo in contatto personale con la Vergine Maria e i santi, coi nostri antenati, i nostri amici qui e con tutti coloro che gioiscono della vita di Dio. Ci incontriamo ” nell’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli” (Eb 12,23). Per questo dobbiamo cercare l’aiuto dei santi, soprattutto della Vergine Madre, per ricevere degnamente il Signore, lodarLo e ringraziarLo per la Sua visita e il Suo dono ; così come anche per lavorare e intercedere per il regno di Dio.

“Venne tra i suoi e i suoi non lo accolsero” (Gv 1,11 s), perché venne travestito da falegname, da predicatore itinerante, amico dei peccatori. La storia si ripete. Cristo viene e si nasconde nella comunità, fra i poveri, fra i deboli, gli indifesi, i malati, gli emarginati. In loro ci guarda; a partire da loro ci chiama senza parole. Con l’ Incarnazione Cristo si fece presente in ogni essere umano. Da qui procede.

Anni fà ad un Suo amico che poco vedeva, Gesù disse:.. “Finora mi hai riconosciuto e onorato tra i belli. E’ tempo che mi scopri anche tra i disgraziati. Nelle persone buone e belle è facile vedermi, perchè sono rivestite della mia bontà e bellezza. In coloro che sono cattivi e disgraziati è difficile vedermi, perchè io sono rivestito della loro bruttezza e miseria. Per scoprirmi in loro occorre contemplarmi come mi vide il profeta: Senza grazia nè bellezza per attirare lo sguardo. Disprezzato, spreco di umanità, uomo dei dolori …»(Is 53).

Così oggi si incontra Gesù, rifiuto dell’umanità : coperto di stracci fisici, mentali e spirituali. Gli esseri più sfortunati sono, senza dubbio, coloro che si avvicinano a Dio, o lo respingono. Anche in coloro vi è Gesù, e ognuno di loro grida al Padre. Questa è la base della nostra speranza. Noi adoratori dobbiamo adorare Gesù in loro; e noi intercessori, a partire da loro insieme a Gesù dobbiamo acclamare e lodare Dio.

L’ Eucaristia è la Presenza reale. Grande verità che noi accettiamo nella fede, vediamo pane, ma noi adoriamo e riceviamo Cristo. Reale è anche la misteriosa presenza del Salvatore nella comunità (Mt 18,20), nei poveri, negli emarginati … Noi, forse,vediamo il rifiuto dell’umanità; ma serviamo Cristo nascosto in loro: “L’avete fatto a me” (Mt 25,34 ss.) Gesù rimane nel suo corpo eucaristico perchè noi ci alimentiamo di Lui. Nel suo corpo mistico affinchè lo alimentiamo col nostro servizio, di affetto e amore. S. Agostino: “Non aprire la bocca, ma il cuore. Ciò che ci nutre non è ciò che vediamo, ma ciò in cui crediamo.”

Madre Teresa di Calcutta disse delle sue sorelle: “Se tutte noi ogni giorno non riceviamo Gesù nell’ Eucaristia, non potremmo portare Gesù ai poveri, e non potremmo incontrare Gesù nei poveri”. E si potrebbe aggiungere: se tutte noi non incontrassimo Gesù nei poveri tutti i giorni , la nostra comunione con Gesù non sarebbe completa.

L’Eucaristia è una forza divina trasformatrice messa nelle viscere del cristiano. Colui che si nutre di essa diventa un tabernacolo del Divin Salvatore, in un annuncio del regno, in un gesto salvifico di Dio per tutti, in una tranquilla intercessione per tutti.

Giovanni Paolo II: “Partecipando al sacrificio eucaristico ciascuno di noi non solamente riceve Cristo, ma anche Cristo riceve ciascuno di noi. Più ancora, noi viviamo grazie a Lui: colui che mangia di me vivrà per me (Gv 6,57). Nella comunione eucaristica si realizza in maniera sublime il fatto che Cristo e il discepolo sono uno nell’ altro: Rimanete in me come io in voi (Gv 15,4). In questo modo il popolo della nuova alleanza si converte in ” sacramento” per l’umanità “(ibid. n. 22).

All’ invito del Maestro: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo …”, la nostra risposta deve essere:” Signore, prendi e mangia, questo è il mio corpo, il mio sangue, la mia vita “. Papa san Leone Magno: “La nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non fa altro che trasformarci in ciò che mangiamo. Portiamo nel nostro spirito e nella nostra carne colui nel quale e con il quale siamo morti, siamo stati sepolti e risuscitati “(Breviario II, pag. 563). Così, ricevere il sacramento fa sì che noi diveniamo sacramento (segnale della sua Presenza) per gli altri del nostro ambiente; e la fede fa sì che gli altri del nostro ambiente diventino sacramento (segno della sua Presenza) per noi.

Nell’ Eucaristia riceviamo Gesù una volta al giorno. Nel bisogno tante volte. San Giovanni Crisostomo: “Desideri onorare il corpo di Cristo? Non onorarlo nel tempio con tele di seta, se uscendo lo si lascia al freddo e denudato. Prima di tutto dar da mangiare all’affamato, e poi con cio’ che avanza decorare la tavola del Signore. Nel decorare il tempio, non disprezzare un fratello bisognoso, perché questo tempio è molto più prezioso di quell’altro “(p. 58, 508). La nostra devozione per l’ Eucaristia si manifesta non solo visitando il Santissimo Sacramento, ma anche visitando un malato, un anziano solo, una prigione; accogliendo un immigrato, condividendo la nostra ricchezza, attraverso un’organizzazione con milioni di persone che vivono in estrema povertà, per le disuguaglianze scandalose del mondo attuale. Il 20% degli esseri umani dispongono di più dell’ 80% delle risorse del nostro pianeta. E’ la storia del ricco Epulone e del povero Lazzaro.

Una delle più grandi sofferenze nella società contemporanea la si deve alla solitudine e al vuoto dell’anima che tormenta tante persone. E’ il risultato della prima tentazione non ancora vinta (Mt 4,3 s). L’uomo non vive di solo pane, non solo di beni di consumo e di tecnologia. Ha bisogno di Dio. La situazione sta diventando sempre più grave nel trasformare il tempo in un bene di consumo curato con avarizia e egoisticamente. Una grande opera di misericordia è di dare del proprio tempo a chi ha la necessità di sfogarsi.

Tre sono i modi molto proficui per occupare il tempo: 1. Ascoltare le persone che hanno bisogno di parlare e di sfogarsi. 2. Facendo compagnia a Gesù nel tabernacolo. 3. Intercedere per la Chiesa e per il mondo davanti al trono della divina misericordia.

Quando Cristo Gesù si da a noi nella Santa Comunione, si dona a noi con la sua infinita santità. Facciamola nostra e saremo santi! Ci si dona con i suoi meriti infiniti. Offriamo questi meriti per la santificazione della sua Chiesa, per la salvezza di tutti i redenti.

3. L’EUCARISTIA E IL PADRE

“L’opera più sorprendente di Dio? L’Incarnazione. Dio si fa uomo, per amore degli uomini! L’ Eucaristia aggiunge una nuova meraviglia. Dio diventa cibo per gli uomini! Sia nella incarnazione come nell’ Eucaristia intervengono attivamente le tre divine Persone, partecipa tutta la Chiesa, ne beneficia tutta l’umanità e il cosmo intero.

Il Padre ci ama con immenso amore e offre suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. “In questo sta l’amore: non in cio’ che noi abbiamo amato, ma per quanto Dio ha amato noi e ha mandato suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10). Abramo pronto a sacrificare il suo unico figlio (Gn 22), è una pallida ombra del Dio Padre che soffre al vedere il suo amato Figlio morente in croce, vittima dei nostri peccati (2 Cor 5, 21). Quando comprenderemo il dolore del Padre sapremo quanto ama i peccatori e quanto odia il peccato.

Il Figlio “ci ama e ha dato se stesso per noi a Dio come offerta e sacrificio di profumo gradevole “(Ef 5, 2). “Misericordia io voglio e non sacrifici”, dice il Signore (Osea 6,6). Questo sacrificio è tanto gradito a Dio, perché è pura misericordia, e permettere a Dio di abbracciare nella sua infinita misericordia tutti gli uomini presenti al Calvario (Romani 5,8). Il sacrificio del Calvario si perpetua, quando Gesù si fa Eucaristia per noi.

Lo Spirito Santo è colui che realizza la meraviglia dell’ Incarnazione attuandola attraverso la Vergine Maria (Lc 1,35). È colui che incita e sostiene Cristo ad offrirsi al Padre per noi (Eb 9,14). Ed è colui che ora lo rende presente in ogni Eucaristia.

“Il Padre mio è Colui che ci dona il vero pane dal cielo: il pane di Dio disceso dal cielo e che da la vita al mondo” (Gv 6,31-35). Israele in cammino, inciampando e soffrendo nel deserto è l’ immagine del nuovo popolo di Dio in cammino verso il suo riposo. La Manna rappresenta il vero pane dal cielo, l’ Eucaristia. Questo è il pane con il quale il Padre provvidente nutre i suoi figli pellegrini in questo mondo, e li prepara per la risurrezione nell’ultimo giorno.

“Tutti coloro che il Padre mi offre, verranno a me. Colui che viene a me, io non lo rifiuto, poichè è disceso dal cielo per fare la volontà di Colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato, che io non perda nessuno di coloro che mi ha inviato, fino a quando lo resusciterò nell’ultimo giorno “(Gv 6,37-40). Quando riceviamo la comunione riceviamo Gesù come un dono del Padre. E quando ci comunichiamo Gesù ci accoglie come un dono del Padre. Uno dei motivi per il quale Gesù ci stima oltre misura, e non è disposto a perdere nessuno di noi è questo: ci considera sempre come un prezioso dono di suo Padre.

Dopo aver ricevuto il corpo eucaristico di Cristo, ci comunichiamo anche con il Padre e lo Spirito, i tre sono inseparabili. E con il Dio Uno e Trino viene a noi tutta la corte celeste: la Vergine Maria, gli angeli e i santi, compresi i nostri antenati. Ogni volta che facciamo la comunione entriamo più profondamente nella comunione dei santi. Questa è la nostra eterna dimora.

Quando riceviamo la comunione sono presenti in noi tutti coloro che sono nel cuore di Gesù: non solo i giusti, ma anche i peccatori, i malati, i carcerati. E il Padre apre le sue braccia per accogliere e benedire tutti coloro che sono nel cuore di Gesù. Questo è il momento migliore per intercedere per tutti coloro che abbisognano della misericordia divina.

Figli nel Figlio

“Quale grande amore il Padre ci ha donato per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo (1 Gv 3,1). “Cio’ di più grande e glorioso che può sognare e desiderare una creatura? Essere figlio o figlia di Dio! E’ anche cio’ di più grande e glorioso che Dio può sognare e desiderare per una creatura. Lo ha sognato e lo ha stabilito!

La nostra figliolanza divina non è un qualcosa di statico e finito. È qualcosa di dinamico, in divenire. “A partire da ora siamo figli di Dio, ma ancora non è stato rivelato ciò che saremo. Sappiamo che quando apparirà noi saremo simili a Lui, perchè lo vedremo come Lui veramente è “(1 Gv 3,2). Il pane del cielo, col quale il Padre ci nutre, ci aiuta a crescere come figli fino alla pienezza di Cristo, il Figlio amato (Rm 8,29; Ef 4,13)

“Come io vivo per il Padre, Colui che mangia di me vivrà per me”, dice Gesù (Gv 6,57). Ideale e fine dell’Eucaristia è quello di diventare ciò che mangiamo, convertirci sempre più in Gesù: facendo nostri i Suoi pensieri, desideri e sentimenti; facendo nostra la Sua condizione di Figlio del Padre. Il nostro ideale è arrivare a essere Gesù per il Padre. La strada verso questo obiettivo è Gesù, in particolare la comunione eucaristica con Gesù. Quando prendiamo un alimento, lo assimiliamo. Quando prendiamo il pane eucaristico, Gesù ci assimila.

Ogni volta che Gesù, usando il linguaggio umano, si rivolge a Dio Lo chiama Abba, aramaico per dire Padre. Abba è come il bambino chiama suo padre. Nessuno prima di Gesù avrebbe chiamato Dio papà. I Vangeli mettono in bocca a Gesù questa espressione 170 volte. Gesù davanti al Padre è sempre un piccolo bambino. In realtà, nessuno al mondo si è visto così piccolo davanti a Dio come Gesù, perché solo Gesù ha potuto vedere Dio come Egli realmente è: infinitamente grande ! Così, come una creatura, si vede infinitamente piccolo.

Per relazionarsi con Dio come Gesù, bisogna nascere di nuovo, nascere dallo Spirito di Dio (Gv 3,3 ss.) E sotto l’azione dello Spirito, è necessario cambiare radicalmente il modo di pensare, sentire, pregare e vivere come un bambino (Mt 18,1-4).

Infanzia spirituale

Il passaggio di Santa Teresa in questo mondo è stato provvidenziale. Nacque in un’epoca segnata dal legalismo, che pone l’accento sullo sforzo personale di salvarsi; e dal giansenismo, che presenta un Dio lontano dalla povera creatura, nella sua santità impressionante. Visse in una Chiesa troppo autoritaria, attivista e maschilista. Nella mente di molti cristiani l’immagine di Abba era sostituito da quello di un dio punitivo verso i cattivi, amico dei buoni che si adattano loro stessi le proprie sante regole.

Per ricondurre il Suo popolo alla purezza del Vangelo, lo Spirito Santo non si servì di un papa sapiente, né di un Concilio, ma di una umile ragazza, che entrò in convento a 15 e a 24 morì ignorata. Giovanni Paolo II: “Di Teresa si può dire che lo Spirito di Dio permise al suo cuore di rivelare agli uomini del nostro tempo la verità del Vangelo: il fatto di aver effettivamente ricevuto ” uno spirito di figli adottivi che ci fa gridare “ Abba, Padre!” Nel suo breve cammino si incontra la conferma e il rinnovo della verità più importante: che Dio è nostro Padre e che noi siamo Suoi figli ”

Von Balthasar: “Per i teologi la sua dottrina è una trasfusione di sangue.” Il messaggio di Teresa è già un bene comune, integrato con la spiritualità del nostro tempo, e nei documenti del Vaticano II.

Teresa così ragiona: le anime grandi e coraggiose sono in grado di volare come aquile e raggiungere le vette più alte della santità, ma lei si vede come un piccolo passero senza piume, come un granello di sabbia sul pavimento. Ecco come si vedono molti cristiani. “Quante volte mi hanno paragonato ai santi, è sicuro che tra me e loro c’è la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui vetta si perde nel cielo e uno scuro granello di sabbia calpestato dai viandanti. Ma invece di scoraggiarmi dico a me stessa: Dio non può ispirare desideri irrealizzabili; quindi, nonostante la mia piccolezza, posso aspirare alla santità. Accrescere è impossibile; devo sopportarmi così come io sono con tutte le mie imperfezioni. Ma desidero trovare un modo per arrivare al cielo attraverso un percorso retto, molto breve; un cammino completamente nuovo “(C 2v).

Questo cammino del tutto nuovo è la fiducia cieca, che porta Teresa al totale abbandono tra le braccia di Dio. E questo abbandono è l’ascensore che la conduce alla più alta santità. Sia il percorso nuovo che l’ascensore già lo aveva inaugurato duemila anni fa Gesù di Nazaret. La sua fiducia in Abba è senza limiti, la sua dipendenza a Dio è totale , il Suo abbandono cieco e assoluto alla volontà divina.

Teresa esclama: “Oh Gesù, lascia che ti dica nell’eccesso della mia gratitudine per Te, lascia che ti dica che il tuo amore arriva alla follia! Come vuoi sia possibile che davanti a questa pazzia il mio cuore non si perda in Te? Come potrebbe la mia fiducia avere limiti ? … O Gesù, se io potessi rivelare a tutte le anime semplici quanto ineffabile sia la tua disponibilità! Sono certa che se , pur impossibile possa essere, Tu incontrassi un’anima più debole, più piccola della mia, saresti felice di colmarla di ancor maggior favori cosicchè lei si possa abbandonare con totale fiducia alla Tua misericordia infinita. “(B 5v).

Così scriveva Teresa l’ 8 settembre 1896, Natività di Maria “non starai pensando a lei? Certamente, Maria è la più piccola ai suoi occhi, quindi, la più grande agli occhi di Dio, Lc 1,48.

Verso la fine della sua vita (maggio 1897), scrive a Roulland: “La mia strada è totalmente di fiducia e di amore, e non capisco le anime che hanno paura di un amico così delicato. Quando leggo certi trattati spirituali in cui la perfezione si presenta circondata da mille impedimenti e ostacoli, e da una moltitudine di illusioni, il mio povero spirito si stanca subito, chiudo il libro erudito che mi rompe la testa e mi rende arido il cuore e prendo la Santa Scrittura. Allora tutto mi appare luminoso: una sola parola apre orizzonti infiniti alla mia anima, la perfezione mi appare facile: vedo così che è sufficiente riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bambino nelle braccia di Dio. Lasciando alle grandi menti i libri belli che non riesco a capire e ancor meno attuare, mi rallegro di essere così piccola, poichè solo i bambini e “quelli che sono come loro saranno ammessi al banchetto celeste” (Mt 19:14). Mi compiaccio che “ci siano molte dimore nel regno di Dio” (Gv 14,2); ” perché se non ce ne fosse nessun’altra, il cui cammino e descrizione è per me fuori di comprensione, io non potrei entrare là” (CTA 226).

Quello che, nonostante le tante comunioni eucaristiche, ritarda la nostra trasformazione in Cristo Gesù è che noi guardiamo troppo a noi stessi, e che siamo troppo grandi e troppo pronti a promuovere la nostra immagine e a difendere i nostri diritti. Il ragazzo nell’antica società ebraica era nessuno: senza diritti, ma felice di essere così vicino al padre. Abbiamo bisogno di conversione più radicale. Diventiamo bambini. Questa conversione è opera dello Spirito di verità. La notte oscura della contemplazione è dove lo Spirito opera a fondo, pulendo il nostro subconscio da fantasmi.

Essere Gesù per il Padre

Nella via ascetica comunichiamo con Dio attraverso idee e sentimenti che sono infinitamente lontani dalla realtà. Nella notte della contemplazione (via mistica) lo Spirito ci mette in contatto con la realtà stessa di Dio. Per questo motivo ed in questo Dio si nasconde alla nostra mente (troppo grande …). Ciò che emerge chiaramente è la miseria e il peccato, il nostro nulla. Quando finalmente, dopo la notte più intensa, ne risultiamo ridotti ad un nulla, Dio allora sarà tutto per noi. E allora saremo Gesù per il Padre.

Essere Gesù per il Padre significa accettare con gratitudine infinita l’amore infinito del Padre. Dio è amore (1 Gv 4,8), amore infinito. Per questo ha un bisogno infinito di amare e di darsi senza limiti, senza fine. Gesù accetta tutto l’amore per sempre e l’essere stesso del Padre, così è il suo Figlio diletto. Dall’incarnazione lo riceve in un cuore umano completamente puro e libero, che risponde con lo stesso amore, entusiasmo e dedizione totale.

Il Padre ama ognuno di noi con lo stesso amore con cui ama il suo Figlio divino. Nella sua preghiera sacerdotale (Gv 17,19.26) Gesù chiede a Dio di consacrarci col suo Spirito così che possiamo accogliere tutto il suo amore infinito “che l’amore con il quale mi hai amato rimanga in loro”. Accettare l’amore sconfinato di Dio per noi presuppone accettare lo strazio di vedere che nè meritiamo un tale amore, nè rispondiamo con lo stesso amore e dedizione totale. Questa è forse la prova più dolorosa della notte passiva. Vedere così tanto egoismo e peccato in noi, così poco amore e gratitudine verso un Dio che è amore senza riserve e che si volge senza riserve sopra di noi!

Ma quello stesso dolore fa sì che il cuore si espanda oltre i limiti umani; e l’amore si purifichi da ogni egoismo. I Niente di San Giovanni della Croce significano non cercare nulla, svuotarsi di tutto per creare uno spazio infinito che si riempia di tutto l’amore di Dio. In quanto ci stiamo riempiendo dell’amore di Dio, noi siamo Gesù per il Padre. Quando ci lasciamo amare senza misura, ameremo al di là di ogni misura e saremo pienamente Gesù .

Così canta San Giovanni della Croce: “Quando mi guardavi,
I tuoi occhi imprimevano in me la sua grazia;
per questo tu ti innamoravi di me
e per questo i miei meritavano
adorare cio’ che in te vedevano”

“Amare Dio, significa mettere l’anima in un certo senso in Lui stesso, eguagliandola a Lui stesso; e così che Dio ama l’anima che rimane in Lui, con lo stesso amore che Egli ama. E così in ogni opera, in quanto la fa in Dio, l’anima merita l’amore di Dio; perchè messa in questa grazia e altezza, in ogni opera merita lo stesso Dio “(Eng Song. 32,6).

Ti immagini la potenza dell’ intercessione di un’anima immersa in Dio, che accoglie tutta la Chiesa e il mondo intero, quando questa anima arriva a meritare l’amore di Dio e merita lo stesso Dio?

La volontà di Dio

Essere Gesù per il Padre significa non avere altra volontà che quella del Padre. L’atteggiamento di Gesù di essere nel mondo: “Eccomi, o Dio,per fare la Tua volontà” (Eb 10,7). La volontà del Padre è per Gesù nutrimento, energia, vita (Gv 4,34). È ciò che lo lega così intimamente a Dio (Gv 8,29), che il Padre e Gesù diventano uno (Gv 10,30).

“Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? Colui che fa la volontà del Padre è mio fratello, mia sorella, mia madre “(Mt 12,48 ss.) Questa è forse la più alta lode di Maria, poichè come lei nessuno fece la volontà di Dio in ogni momento. “Ecco la serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola “(Lc 1,38). Per questo lei è piena di grazia, piena di Dio.

Come Dio è infinitamente semplice, la volontà di Dio è uguale a l’essere di Dio. Pertanto, ogni volta che accettiamo la volontà di Dio, manifesta in diverse circostanze della vita, ci riempiamo ancor più di Dio, del suo amore e della sua grazia. Il più grande dono di Dio sta nel guidarci a fare sempre la sua volontà; meglio, nell’ affascinarci a fare solo la sua volontà. Ecco come Dio ci rende partecipi al suo essere divino: alla sua santità, bontà, felicità e al suo potere salvifico.

Nella via mistica (quintas moradas di Santa Teresa), la nostra volontà è fusa insieme a quella di Dio; può avvenire attraverso una grazia mistica o in mancanza di cio’, con la pratica costante di cercare sempre e solo la sua volontà. Quanto è importante il lavoro passivo: il lasciarsi controllare e plasmare dallo Spirito, cercando sempre di piacere a Dio e il bene dei fratelli.

Cercare la volontà di Dio è cercare solo la sua gloria, come Gesù (Gv 8,50), non il proprio guadagno o la propria gloria. Santa Teresa aveva il desiderio di morire giovane, tuttavia, piacere a Dio rimaneva al di sopra di tutti i suoi desideri. “Se Dio mi dicesse: Se tu morissi ora avrai una gloria molto grande, se morissi a 80 anni, la gloria sarà molto meno, ma mi compiacerai molto di più. Oh! quindi non esiterei a rispondere: Dio mio, voglio morire all’età di 80 anni perché non cerco la mia gloria, ma solo poter a voi compiacere. I grandi santi hanno lavorato molto per la gloria di Dio, ma io che altro non sono se non una piccola anima, lavoro solo per fare a Lui piacere, e mi da gioia sopportare le più grandi sofferenze, anche se fosse solo per farLo sorridere una sola volta “(CA 16.7.6 .)

Colui che si unisce alla volontà di Dio, si unisce col suo proprio desiderio infinito che tutti gli uomini si salvino: Giovanni 3:16 ss. Lavora, prega e lotta per questo: 1 Tm 2,1 s. Da questo nascono i veri apostoli e i grandi intercessori.

Essere Gesù per il Padre significa essere un vera Eucaristia. Il termine Eucaristia è utilizzato fin dal secondo secolo (Ignazio di Antiochia, intorno al 110). Prima si chiamava frazione del pane o Cena del Signore. Essere Eucaristia significa lasciarsi spezzare, lasciarsi mangiare come il pane; darsi senza riserve al servizio di Dio e degli uomini.

Gesù nell’ Eucaristia, come in croce, è completamente dono: si offre totalmente al Padre; completamente a chi Lo riceve. “La mia vita non ha senso”, si lamentano alcuni’. Mai l’avrà fino a quando non imparano a donarsi. La vita è un dono. Potrà avere un significato solo quando ne faremo un regalo a Dio e al prossimo. Tutto ciò che si tiene egoisticamente per sè, andrà perduto (Marco 8,35). Ciò che si dà è quello che porta frutto cento volte tanto, mille volte tanto … secondo l’amore che uno mette nel suo dono (Rm 14,7-9).

Quando sarà Gesù per il Padre, sarà Gesù per gli uomini. La mia offerta sarà perfetta: anche la mia felicità. E solo allora sarò intercessore perfetto, perché sarò Gesù per gli uomini, davanti al trono di grazia. Gesù ama i suoi con un amore eccessivo, e vuole il meglio per loro. Così prega: “Io in loro, tu in me… Contemplino la mia gloria “e partecipino pienamente di essa per tutta l’eternità! (Gv 17,20-24).

4. L’EUCARISTIA E LO SPIRITO SANTO

Il Figlio di Dio inizia il suo percorso umano concepito dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria. Prosegue annunciando il regno, con la potenza dello Spirito e dei suoi carismi, “Il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15). Percorre il suo cammino offrendosi nella croce mosso e sostenuto da «uno Spirito eterno” (Eb 9,14). E lo corona, resuscitato, ricolmo di potere e di gloria, versando il suo Spirito sulla Chiesa e nel mondo (Pentecoste). Nell’ incarnazione lo Spirito ci dona Gesù. Nella risurrezione Gesù ci da lo Spirito.

L’Eucaristia compie e concentra l’opera di Dio in mezzo a noi. Tutto comincia con una nuova forma di incarnazione: il Figlio di Dio ritorna a noi quando il pane e il vino si trasformano nella sua Presenza reale. Ad un certo punto nella Messa si invoca lo Spirito Santo sul pane e sul vino (epiclesi): “Santifica questi doni con l’effusione del Tuo Spirito, perchè diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo, nostro Signore.” Poi vengono le parole della consacrazione. Il sacerdote offre la sua voce a Cristo e dice: “Questo è il mio corpo …” E lo Spirito Santo, che ha formato il corpo di Cristo nel grembo di Maria; lo Spirito che nel sepolcro passò la vita di Dio al corpo inerte di Gesù, agisce ora sul pane e sul vino e li trasforma nel corpo e nel sangue del divino Redentore. Gesù lo aveva già annunciato nel suo sermone sull’Eucaristia: “È lo Spirito che dà vita” (Gv 6,63). Come nell’ incarnazione, così nella consacrazione lo Spirito ci offre Gesù. E proprio come nella Pentecoste, così nella comunione, unito al suo Corpo e al suo Sangue, Gesù ci dona lo Spirito Santo.

Giovanni Paolo II: “Nella comunione con il Suo corpo e con il Suo sangue, Cristo ci comunica anche il Suo Spirito. Efren scrive: Chiamò il pane il Suo corpo vivente, lo riempì di se stesso e del Suo Spirito, e colui che lo mangia con fede mangia Fuoco e Spirito….. La Chiesa chiede questo dono divino, radice di tutti gli altri doni, nella epiclesi eucaristica “(Ecclesia de Eucharistia N.17)

Il corpo mistico frutto dello Spirito e l’Eucaristia

L’Eucaristia è stata istituita da Cristo per sigillare e alimentare una più stretta comunione con i suoi discepoli. In un nuova epiclesi sulle persone, prima della Comunione, si prega: “Fortificati dal corpo e dal sangue di tuo Figlio e ricolmi del suo Santo Spirito, formiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito. Che Egli faccia di noi un sacrificio perenne … ” “Siamo stati tutti battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo” (1 Cor 12,12 s). Nel battesimo lo Spirito Santo ci rende membri vivi del corpo mistico di Cristo. Dopo aver ricevuto il corpo eucaristico del Signore, lo Spirito Santo ci unisce con Cristo nel suo corpo mistico: “Poiché c’è un solo pane, tutti noi che partecipiamo dell’unico pane formiamo un corpo solo” (1 Cor 10,17).

Nel battesimo, lo Spirito ci dona le virtù teologali, forze divine che ci legano a Dio. La celebrazione dell’Eucaristia, sacramento di amore, non si può separare dalla professione di fede. L’ Eucaristia è la suprema espressione sacramentale dell’unità dei fedeli nella fede apostolica e cattolica garantita nel corso della storia dallo Spirito Santo. Nei tempi antichi, quando un vescovo desiderava accertarsi di professare la fede trasmessa dagli Apostoli, visitava Roma e conversava con il suo vescovo. Se era d’accordo con la fede del Vescovo di Roma, da lui riceveva la Santa Eucaristia, come segno di comunione apostolica.

“Ci sono tre cose che rimangono: la fede, speranza e amore. La più grande è l’amore “(1 Cor 13,13). La fede esiste per amare. “Se crediamo in Cristo cio’ che conta è la fede, che si esprime nella carità” (Gal 5,6). San Tommaso scrive: “L’ Eucaristia è il sacramento dell’amore. L’amore è una forza unificante. Quando si ama qualcuno con l’amore di amicizia si desidera il bene per chi si ama come lo si desidera per se stessi. E’ così che si sente l’amico come un altro se stesso (1-2,28,1).

Lo Spirito Santo, riversando l’amore di Dio nei nostri cuori (Rm 5,5), ci fa percepire come un altro se stesso, o meglio, come un altro Gesù, quanti si comunicano insieme e in pienezza. La comunione è piena quando ci si dona senza riserve al Signore e ai nostri fratelli nella fede. Ciò è possibile solo quando siamo veramente innamorati di Gesù.

Lo Spirito che fa innamorare

All’ interno della Trinità, nel mistero della comunione divina, lo Spirito Santo è il risultato di un innamoramento eterno tra il Padre e il Figlio. La sua specialità nella Chiesa è far innamorare, soprattutto, far innamorare dell’amore.

San Giovanni della Croce: “Di colui che è innamorato si dice che ha il cuore rubato o rapito da colei che ama, perché lo tiene fuori da se stesso, è posto nella cosa amata; e pertanto non ha cuore per sè ma per chi ama. Da cio’ si può ben conoscere se l’anima ama Dio con purezza o no. Se lo ama non potrà avere il cuore per se stessa, nè per suo piacere nè per suo profitto, ma per dare onore e gloria a Dio, e per dare a Lui solo piacere … Non può l’anima innamorata smettere di desiderare la ricompensa del suo amore. Questo altro non è che più amore, fino a raggiungere la perfezione d’ amore “(Ct 9,5.7).

E parlando della perfezione d’ amore nella più intima unione mistica canta:

Quanto di dolce e di amorevole
Ricordi nel mio petto,
Dove segretamente abiti solo;
e per il tuo eccellente desiderio
di bene e pieno di vita,
quanto delicatamente mi fai innamorare!

“Si tratta di un anelito verso Dio che nasce nell’’anima, che viene impregnata profondissimamente di Spirito Santo, che la fa innamorare squisitamente e con delicatezza divina, secondo ciò che vede in Dio. Poiché essendo tale desiderio buono e pieno di gloria, così lo Spirito Santo riempie l’anima di bene e gloria, la fa innamorare di sè al di là di ogni parola e sentimento nelle profondità di Dio, al quale sia onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen “(Fiamma 4.16).

Nel suo primo discorso a Nazaret, Gesù annuncia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha unto …” (Lc 4,16 ss). Gesù è l’unto, pieno di Spirito di Dio. Quando ora lo riceviamo nella Santa Comunione, risorto e immedesimato con lo Spirito (2 Cor 3,17), siamo partecipi della sua sacra unzione. E con la sua unzione ci invia e ci rende partecipi della sua missione: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo “(Gv 20,21 s). La scena si ripete ogni volta che riceviamo la comunione. La comunione non è completa senza la comunicazione della buona novella, senza evangelizzazione.

“Non ubriacatevi di vino, ma riempitevi di Spirito Santo” (Ef 5,18).Sant’ Ambrogio così commenta: “Colui che si ubriaca con il vino esita e vacilla; ma colui che si ubriaca di Spirito è radicato in Cristo. Ubriachezza eccellente è questa “(PL 16,449). L’ubriacamento fa uscire l’uomo da sè, dai suoi limiti ristretti. Con vino e droga l’uomo esce da sè e si pone più in basso del suo livello razionale; può agire come una bestia. Con lo Spirito l’uomo esce da sè e si eleva fino a Dio; rimane qui unito a Dio (per i doni); può agire come strumento di Dio (per i carisma). Quando la nostra ubriacatura sarà piena, noi saremo trasformati in Dio.

“Colui che si unisce al Signore forma con Lui un solo spirito” (1 Cor 6,17). In questo sta la forza trasformante della Santa Comunione: siamo un solo spirito con Cristo Gesù, e questo spirito è lo Spirito Santo di Dio. Quando riceviamo la comunione, Gesù viene a noi come “colui che battezza in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3,11). Questo è l’unico fuoco in grado di ridurre in cenere l’uomo vecchio che è in noi, e di rivestirci dell’uomo nuovo, creato ad immagine di Dio.

Iconografo divino

Gesù di Nazaret è il capolavoro dello Spirito Santo; “è l’ immagine del Dio invisibile” (Col 1,15), “l’ impronta del suo essere” (HB1, 3), è l’icona vivente del Dio salvatore.

“Quelli che Dio da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio Suo ” (Rm 8,29, 1 Cor 15,49). Se volete vedere la vostra immagine vera e duratura, guardate Gesù. Il nostro destino glorioso è essere rappresentazione della Icona divina.

In questo consiste la vera santità: nel riprodurre fedelmente dentro di noi l’ immagine di Gesù Cristo, l’unto, il santo di Dio. Chi si occupa di realizzare questo compito, e lo assicura , è lo Spirito. «Siete stati sigillati con lo Spirito Santo promesso, il quale è garanzia della nostra eredità» (Ef 1,13 s). Lo Spirito è Iconografo,ci divinizza, ci rende simili a Cristo. Lo Spirito lavora in diverse officine. Il suo laboratorio sono i sacramenti: battesimo, cresima, riconciliazione, matrimonio, Eucaristia: in ognuno di questi ci aiuta a uscire dal nostro io, per entrare in Cristo; ci aiuta a spogliarci dell’uomo vecchio, per rivestirci del nuovo (Ef 4,22 ss) ; ci invita a morire, per resuscitare con Cristo.

Laboratorio dello Spirito è anche la preghiera personale e tutta la vita, soprattutto nella via mistica. Lì lo Spirito prende il sopravvento, la sua azione è infinitamente più efficace, e alla fine conduce all’unione d’amore. La grande gioia dello Spirito è poter condurre il cristiano all’unione trasformante con Dio già in questa vita, di modo che possa cantare con il Dottore mistico:

O fonte cristallina,
se in queste tue sembianza argentate
si forgiassero improvvisamente
gli occhi amati
che conservo dipinti nelle mie viscere!

“In tal maniera così unita insieme e disegnata viene descritta la figura dell’ Amato, quando vi è unione d’amore, in cui corretto è dire che l’ Amato vive nell’ amante e l’amante nell’ Amato. E tale è la somiglianza che porta l’amore a trasformare gli amati, che si potrebbe dire che ognuno è l’ altro e che entrambi sono uno. La ragione è perchè nella trasformazione di amore l’uno dona se stesso all’altro, e ognuno si da e si scambia all’altro; e così ognuno vive nell’altro, e l’ uno è l’altro e entrambi sono uno per trasformazione d’ amore. Questo è quello che voleva far capire San Paolo in Galati 2.20. Quindi, secondo questa somiglianza e trasformazione, possiamo dire che la propria vita e quella di Cristo sono una sola vita per unione d’ amore; cio’ si compirà perfettamente in cielo nella vita divina in tutti coloro che si meriteranno di specchiarsi in Dio, perché, trasformati in Dio, vivranno la vita di Dio e non la propria, sebbene vita propria, perché la vita di Dio sarà la loro. E poi in verità diranno: Noi viviamo in noi e non siamo noi, poichè Dio abita in noi “(Cantico ESPR 12,7 s)..

Ciambellano Reale

Una posizione di rilievo nella corte reale è quella del ciambellano, che si occupa dell’abitazione e degli uffici reali, e quando il re viaggia, lo precede per disporre il suo alloggio e quello della sua corte. Uno dei titoli che San Giovanni della Croce da allo Spirito Santo è quello di albergatore del Signore Gesù Cristo. ” En este aspirar el Espíritu Santo por el alma, que es visitación suya en amor a ella, se comunica en alta manera el Esposo Hijo de Dios. In questo desiderare, lo Spirito Santo attraverso l’anima –che è la sua visita all’anima nell’amore – si dona allo Sposo Figlio di Dio in modo eccelso. Per questo motivo dapprima invia il Suo Spirito, come fece con gli apostoli, che è il suo locandiere, perchè gli prepari la locanda dell’anima sua Sposa, scoprendone i suoi doni, arredandola della tappezzeria delle sue grazie e ricchezze “(Ct 17,8). Il divino albergatore, non solo decora le stanze. Poichè gli permettiamo di controllare la nostra vita, intronizza il re nel nostro cuore e lo incorona. Questo è ciò che Gesù aveva annunciato: “Egli mi glorificherà” (Gv 16,14). L’incoronazione di Gesù come re segna un prima e un dopo nella nostra vita.

Santa Teresa di Gesù spiega il suo scarso progresso spirituale per alcuni anni: “Ho pregato il Signore di aiutarmi ; cercavo una soluzione; facevo esperienza; ma non capivo che tutto serve a ben poco affinchè, togliendo completamente la fiducia in noi, non la riponiamo completamente in quella di Dio “(La vita 8.12). La vittoria è del Re, non nostra.

La santa così continua: “Immaginiamo che dentro di noi vi sia un palazzo di grande ricchezza, tutto oro e pietre preziose, insomma, degno di tan grande Signore. E che in questo palazzo vi abiti questo gran Re, che ha avuto il diritto di essere il vostro Padre ; e che dimora in un trono di grande valore, il vostro cuore. Arriviamo a capire veramente che, dentro di noi, esiste altro di più prezioso, senza confronto, di ciò che vediamo al di fuori. Non immaginiamo i vuoti interiori. La questione è che lo doniamo a Lui come fosse suo senza dubbio alcuno perché Lui possa mettere e togliere quello che vuole. Poichè Lui non forza la nostra volontà, prende cio’ che Gli offriamo, e non si dona maggiormente fino a che noi non ci doniamo a Lui completamente “(Cammino di perfezione, 28, 9.12).

“Il regno di Dio è dentro di voi”, dice Gesù (Luca 17:21). La cosa importante è che il re occupi il trono che Gli appartiene di diritto: che possa regnare senza opposizione, e agire in totale libertà. Questo avverrà quando la nostra vita effettivamente cambierà secondo il piano di Dio, che supera ogni immaginazione e ogni desiderio del cuore umano. Il libro dell’ Apocalisse ci dà una fotografia istantanea della fine dei tempi con il Signore che seduto sul trono, così dice: “Ora io faccio nuove tutte le cose.” Appaiono un nuovo cielo e una nuova terra e la nuova Gerusalemme, che scende dal cielo, insieme a Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21:01 ss).

Se vuoi che Gesù occupi questo trono di grande valore che è il tuo cuore e si trovi bene con Lui; se desideri che da questo trono, Gesù possa cambiare la tua vita come vuole, canta insieme a S. Giovanni della Croce:

Fermati, spirito di siccità;
vieni, vento del sud, che ricordi gli amori,
attraversa il mio giardino
e si diffonderanno i suoi profumi
e l’Amato pascerà tra i fiori.

L’ Cierzo morti significa lo spirito di secchezza. L’ Austro che risveglia, o ravviva gli amori è lo Spirito Santo. ” E’ tanto auspicabile desiderare questo soffio divino dello Spirito Santo e sperare che ogni anima possa attraversare il suo giardino affinchè si possano propagare i profumi divini di Dio. Per l’anima è così necessario e motivo di così tanta gloria e di tanto bene, che la sposa lo ha desiderato e chiesto nel Cantico dei Cantici… E questo lo desidera l’anima, non per diletto nè per la gloria che viene da esso, ma perchè sa che in questo si delizia il suo Sposo, e anche perchè tutto è predisposto affinchè il Figlio di Dio venga a gioire con lei ;per questo più tardi dirà:”e l’Amato pascerà tra i fiori”(Ct 17,9). L’anima controllata dallo Spirito, non pensa ad un proprio guadagno, cerca solo il piacere e la gloria del suo Signore. Questo è il suo guadagno, questa è la sua gloria.

“Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità” (Gv 14,16 s). Da un lato, Gesù stesso si preoccupa di farci pervenire lo Spirito Santo . D’altro canto, lo Spirito radica e glorifica Gesù nella nostra vita. “Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà» (Gv 16,14). Tale è la nostra dipendenza dallo Spirito per arrivare a Gesù, così nessuno puo’ dire “Gesù è Signore!”’se non sotto l’azione dello Spirito Santo (1 Cor 12,3).

Quando mangiamo il pane eucaristico, ci rendiamo un po’ più simili a Gesù Cristo. Quando la vita finemente ci frantuma e il fuoco dello Spirito ci rende pane di Cristo, diveniamo più pienamente simili a Cristo, vestiti delle qualità e virtù di Cristo. Allora e solo allora potremo dire: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nelle carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me “(Gal 2,19 s). Allora e solo allora, la mia vita unita a quella di Cristo, è una perfetta lode a Dio, una intercessione continua a favore dei miei fratelli.

5. L’EUCARISTIA E LA VERGINE MARIA

San Giovanni della Croce ha scritto un romanzo sul prologo di Giovanni. “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1). La vita trinitaria si sviluppa in Dio in completa armonia e in piena felicità per tutta l’eternità. Umanamente parlando, il Padre dice un giorno al suo Figlio diletto:

“Una moglie che ti ama,
Figlio mio, vorrei darti,
Che per il tuo coraggio possa meritare
la nostra compagnia
e mangiare il pane alla stessa tavola
dove io mangio.
Risponde il Figlio:
Alla moglie che mi darai
Io offrirò la mia purezza
Affinchè possa vedere
Quanto mio Padre valeva
e l’essere che io sono
dal suo essere l’ho ricevuto.
Adagiarlo sul mio braccio
E nel tuo amore brucerebbe
e con eterna gioia
la tua bontà magnificherebbe.

Dal desiderio divino di dare a Suo Figlio una sposa, che condivida la vita e la felicità trinitaria, nasce l’idea della creazione e, soprattutto, dell’Incarnazione-Redenzione. A quel tempo Dio manda un plenipotenziario, l’angelo Gabriele, con una proposta di matrimonio per il figlio (Lc 1,26 ss.) Maria, Vergine, nostra rappresentante piena di grazia, accetta responsabilmente e incondizionatamente il piano di Dio: “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto “. Con fede cieca e con amore totale si mette a disposizione del suo Signore, disponibile all’azione creatrice dello Spirito. E così realizza la grande meraviglia! “Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14).

Con l’Incarnazione il Figlio di Dio entra nel nostro mondo con l’atteggiamento dello sposo, che ama senza misura e si dona senza riserve. Nell’ Eucaristia procede con lo stesso atteggiamento di resa totale: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”. Giovanni Paolo II mette in evidenza il parallelo tra Maria e la disponibilità del celebrante nel dire: questo è il mio corpo. “Il sacerdote offre la sua bocca e la sua voce a disposizione di colui che pronunciò queste parole nel Cenacolo e volle che venissero ripetute” (Ecclesia de Eucaristia c.5b). E la meraviglia si ripete: il pane diviene il corpo di Cristo!

“Maria, in tutto il suo essere e con tutta la sua vita, è donna eucaristica. Ha vissuto la sua fede eucaristica prima ancora che fosse istituita, per il fatto di aver offerto il suo grembo verginale per l’incarnazione del Verbo “, dice Giovanni Paolo II. (Ibid. 53,55). Ogni cristiano deve imitare Maria mettendosi a disposizione del suo Signore e aprendosi come lei all’azione dello Spirito.

Il fiat di Maria e l’amen al momento della comunione

Nella Vergine Maria si incarna totalmente Cristo, con il suo corpo mortale, con il suo corpo mistico, e con il suo corpo eucaristico. La tradizione patristica sottolinea come, nel grembo di Maria, Gesù fu unto sacerdote e prese il corpo che poi offrirà in sacrificio e ci darà nell’Eucaristia. In questo vi è la sorgente del sacerdozio di Cristo e della Chiesa. “Ave verum corpus natum de Maria virgine” (XIV secolo).

Giovanni Paolo II rileva la profonda analogia tra il fiat di Maria e l’amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. E San Bonaventura scrive: “Come il corpo fisico di Cristo ci è stato donato attraverso Maria, così da quelle stesse mani deve essere ricevuto il corpo eucaristico”. Chiediamo a Maria che ci metta nella disposizione più piena e più fruttuosa per tutta la Chiesa di ricevere la comunione.

Ancora una volta Giovanni Paolo II: “Quando nella Visitazione Maria porta in grembo il Verbo diventa il primo tabernacolo della storia. Gesù irradia la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria “(55c). Ella ci insegna ad essere tabernacoli di Gesù,a irradiare la sua luce, il suo amore.

Gesù nacque a Betlemme, “casa del pane”, e fu posto in una mangiatoia (Luca 2:4-7). E’ evidente il simbolismo eucaristico. Gesù Eucaristia è il pane della vita con il quale si nutre la comunità cristiana (Gv 6,48-58). La carne che Gesù ha ricevuto da sua madre vergine è il sacramento della Presenza di Dio tra noi, è il pane del cielo.

Quando Gesù nasce, Maria lo presenta ai pastori, ai poveri (Lc 2,8-16). E lo presenta ai magi, agli affamati di Dio (Mt 2,10). Impegno che continua gioioso nei secoli.

Poco dopo la nascita di Gesù, Maria lo presentò al tempio e lo offrì come primogenito della nuova famiglia umana (Lc 2,22 ss.) San Bernardo prega: “Oh vergine consacrata, offri tuo figlio e mostra al Signore il frutto benedetto del tuo seno. Offre per la riconciliazione di noi tutti questa santa vittima gradita a Dio. Il Padre accetterà pienamente questa preziosa offerta “. E San Tommaso di Villanova: “Dopo che la Santa Vergine sarà giunta all’altare, infiammata dallo Spirito Santo più di un serafino, e tenendo suo figlio tra le mani, lo offrirà come dono e sacrificio gradito a Dio”.

Dodici anni dopo, cerca ansiosa il figlio smarrito e lo ritrova nel tempio (Lc 2,49). Dalla sorprendente risposta di Gesù, Maria impara una lezione dolorosa, ma preziosa: dovrebbe lasciare libero Colui che diede alla luce. Dovrebbe portare fino alla fine quel sì definitivo alla volontà di Dio: ritirarsi e lasciare libero Gesù per la sua missione. Grande lezione per tutte le madri.

Le Nozze di Cana rappresentano un bel simbolo del banchetto eucaristico. Maria occupa un posto centrale insieme a Gesù e contribuisce decisivamente alla Sua glorificazione (Gv 2,1 ss). Giovanni Paolo II così commenta: “Il comando di Cristo durante l’Ultima Cena:” Fate questo in memoria di me, diventa accettazione senza esitazioni a partire dall’invito di Maria: Fate quello che vi dirà. Con sollecitudine materna Maria sembra dirci: fidatevi della parola di mio Figlio. Egli, che trasformò l’acqua in vino, è in grado di trasformare il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue “(54).

Maria partecipò alla cena pasquale? Forse. Maria era a Gerusalemme per la Pasqua. Secondo il rituale ebraico della cena pasquale la madre era colei che accendeva le luci (oltre a cucinare). L’Eucaristia è il memoriale della passione e morte redentrice di Cristo sul Calvario; non un semplice ricordo, ma un sacramento che rende presente il sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo. Giovanni Paolo II: “Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l’ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il modo per partecipare ancora di Lui come se ancora fosse presente. Così i fedeli possono prender parte di Lui e conseguire i Suoi frutti “(ib. 11 quater).

Maria sul Calvario

La presenza della Vergine Maria sul Calvario (Gv 19,25-27) non è stata casuale, ma voluta da Dio. Come nella caduta del primo uomo intervenne attivamente la donna, così nell’azione correttiva del nuovo Adamo intervenne la donna che Dio gli diede per compagna. Maria ha offerto la vittima divina per la salvezza di tutti gli uomini in perfetto accordo con la volontà di suo Figlio e di Dio Padre. Lo ha fatto con fede cieca e con immenso amore. E insieme alla vittima divina si è offerta … E ancora oggi lo continua a fare insieme ai suoi sacerdoti.

Un vecchio dizionario di teologia afferma: “Entrando nei piani del Padre, Maria offre místicamente la vittima che libera il mondo, mentre Gesù viene realmente sacrificato. Lei rappresenta l’umanità che deve offrire il sacrificio di Cristo, con Cristo. E rappresenta il sacerdozio che giorno dopo giorno offre la santa vittima, come se lei fosse stata il primo sacerdote, la prima a sacrificare “. Così Maria ha vissuto in pienezza ciò che la Chiesa ed i fedeli sono chiamati a vivere attraverso i secoli: unire la nostra vita e il nostro lavoro … al sacrificio di Gesù che si rinnova in ogni momento. (Rm 12,1 s, Col 1,24).

Giovanni Paolo II: “Nel Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha compiuto nella Sua passione e morte. Quindi, non manca ciò che ha fatto con Sua Madre a nostro favore: la affida al discepolo prediletto e attraverso di lui la consegna a ciascuno di noi: “Ecco tua madre. Vivere nell’Eucaristia il memoriale della morte di Cristo significa ricevere continuamente questo dono: accettare colei che ci fu consegnata come madre. E significa conformarsi a Cristo, imparando da sua madre e lasciandoci accompagnare da lei “(57).

La Chiesa come sacramento di Cristo, e Maria come Madre del Redentore e Mediatrice di grazia ci dona il pane dal cielo, e ci trasmettono i frutti della redenzione. “La chiesa ci ha dato il pane vivo, invece di quello azzimo che aveva offerto l’Egitto. Maria ci ha dato il pane che conforta invece del pane impegnativo che ci diede Eva … O Signore, tu dimori nel pane e in coloro che mangiano di Te. E la tua Chiesa ti vede visibile e invisibile, così come tu vedi Tua madre “(S. Efrem, s. iv). E san Giovanni Damasceno: “Maria è la tavola che dà la vita, ma non fornisce i pani di gratificazione, ma il pane del cielo”.

A Betlemme, Gesù è nato da Maria. Sul Calvario, Maria nasce da Gesù, perché tutti siamo nati a vita immortale dalla morte di Cristo. Maria è la prima redenta che gode pienamente della grazia e della libertà ottenute attraverso il divino Redentore. In un inno di San Efreim Maria così si esprime davanti a Gesù: “Come ti devo chiamare? Ti chiamerò figlio … fratello … marito … maestro? O tu che generi tua madre da una nuova generazione uscita dall’acqua! In realtà, io sono tua sorella della casa di David; lui è il padre di entrambi. Sono anche tua madre, perché ti ho portato nel mio grembo; sono la tua serva e figlia di sangue e di acqua, perché mi hai redento e battezzato “(Dizionario di Mariologia, p. 726).

Sul Calvario, come a Cana Gesù la chiama Donna, riferendosi a Gen 2, 18.22s. Maria è l’aiuto giusto che Dio dà al nuovo Adamo. Il suo fiat a Nazaret la fece Madre del Verbo, il suo fiat rinnovato insieme a suo figlio crocifisso la converte in madre di tutti i viventi (Gen. 3,20). Così si da inizio alla sua maternità spirituale. Maria è la madre della nuova umanità redenta, che nasce dal costato trafitto di Cristo e si nutre del Suo sangue e corpo eucaristico : il cibo ci sta trasformando in Cristo, Ga 3,26 s, 2,19 s. Origene così commenta: “Maria non ha avuto altri figli che Gesù. E Gesù dice a Sua madre: “Ecco tuo figlio. E non: Ecco un altro figlio. È come se dicesse: “Ecco, Gesù, Colui al quale hai donato la vita.”

Due grandi amori della Chiesa d’Oriente: l’Eucaristia e Maria. Il loro reciproco rispetto si riflette nell’epitaffio sulla tomba del vescovo Aberzio (II secolo): “La fede mi ha portato ovunque, e ovunque mi ha dato come alimento un pesce (igzys) grandissimo di sorgente, puro, che una vergine casta ha pescato e lo distribuiva agli amici affinchè si alimentassero di Lui sempre. Lei portò un vino delizioso e lo offriva mescolato con il pane. ” (Dic.de mariologia pagina 725).

Paolo VI in Marialis cultus: “Per perpetuare nei secoli il sacrificio della croce, il Salvatore istituì il sacrificio eucaristico, memoriale della Sua morte e risurrezione, e lo affidò alla Chiesa Sua sposa, che, specialmente nel giorno di domenica convoca i fedeli per celebrare la Pasqua del Signore finché Egli venga, così fa la Chiesa in comunione con i santi in cielo e prima di tutto con la Beata Vergine, che ne imita la carità ardente e la fede incrollabile “(n.20).

La Chiesa e i suoi sacramenti di grazia sono nati dal costato aperto di Cristo sulla croce (Gv 19,33-37). L’iconografia medievale rappresenta a destra della croce una donna che raccoglie in una coppa il sangue del Salvatore. A volte è la Chiesa (con la sinagoga a sinistra), a volte è Maria (accompagnato dal discepolo prediletto). Maria raccoglie nel calice del suo cuore immacolato il sangue del Redentore, e mescolato con il sangue della sua anima, trafitta da una spada (Lc 2,35), lo offre a Dio.

E ‘ la grande mediatrice, modello dei veri intercessori, che ogni giorno raccolgono il sangue di Gesù, e mescolato con il sangue della propria stessa vita, lo offrono a Dio.

Nella chiesa di Quito del s. xvii si rappresenta l’ Immacolata con l’ostensorio sopra al suo cuore, e in cima la Trinità, che ci offre il cibo eucaristico; l’ ideale per riceverlo è l’ Immacolata Concezione. Lourdes e gli altri grandi santuari mariani dimostrano il grande potere di chiamata che ha Maria per raccogliere i suoi figli attorno all’Eucaristia, la più potente intercessione a favore di tutti i redenti.

Dichiarando l’anno del Rosario (2003) il desiderio del Papa era quello di metterlo “sotto la protezione della contemplazione di Cristo Eucaristia con Maria”. La Santissima Vergine è modello e maestra di intercessione contemplativa, che trascina molti fino al cuore di Dio, un grido dell’anima a favore di altri.

6. EUCARISTIA E INTERCESSIONE PURIFICANO E RENDONO SIMILI A CRISTO?

“L’amore copre una moltitudine di peccati”, dice San Pietro (1 Pt 4,7). L’ Eucaristia non si deve ricevere in peccato mortale (è il sacramento dei vivi). Ma dall’ Eucaristia non bisogna ritrarsi per via dei molti peccati minori che si accumulano nel corso della giornata, e della settimana. Come sacramento di amore, l’ Eucaristia cancella tutti questi peccati (1 Gv 3,20). Allo stesso modo l’ intercessione, come compito di amore e opera di misericordia, cancella una moltitudine di peccati. Quando ci presentiamo a intercedere presso Dio infinitamente santo, ci sentiamo come Isaia: “Guai a me, perché io sono un uomo dalle labbra impure, e tra un popolo di labbra impure abito” (Is 6,5).

A volte reagiamo come Pietro: “Signore, allontanati da me peccatore (Lc 5,8). Ma se guardiamo Gesù (meglio, se ci nascondiamo in Gesù), allora saremo rivestiti della Sua Santità.

In Zc 3,1ss troviamo un passaggio rivelatore. Joshua, sacerdote del Signore (dopo l’esilio), si trovava davanti al tribunale di Dio con gli indumenti sporchi, e Satana si preparava ad accusarlo. Quando l’angelo del Signore comandò a coloro che stavano davanti a lui: “Toglietegli quei panni sporchi e mettetegli un vestito di festa!”. E Giosuè gli disse: “Guarda, ho omesso la tua colpa.”

Questo è ciò che il Signore dice e fa, quando ci presentiamo davanti a Lui per intercedere per la Chiesa e per il mondo. Coloro che sono fedeli nell’intercedere per il suo regno dice il Signore : “Ti perdono, come un padre perdona il figlio che lo serve … Per voi brillerà il sole di giustizia con la salvezza nelle sue ali, e voi andrete avanti saltando come vitelli alimentati fuori dalla stalla “(Mal 3,17).

Il sole di giustizia non è un sole giusto; è un sole che giustifica, che porta il perdono, salvezza, salute, vita … sulle proprie ali. Come intercessori ci dedichiamo a contemplare il sole di giustizia presente nell’ Eucaristia, e a esporre ai suoi raggi benefici la Chiesa e tutti i suoi ministri con i loro disturbi, la famiglia con i propri problemi, i malati e i poveri con la loro solitudine, i governanti e i politici con i loro intrighi. Cio’ che conta, al momento dell’ intercessione non è essere ben informati di cio’ che succede nel mondo; è l’amore del cuore e il desiderio che il regno di Dio si estenda a tutti. E quante volte il gruppo di intercessori davanti a Gesù eucaristia finisce col ballare per la gioia del Signore e per la gioia nostra!

L’ Eucaristia contiene e perpetua in mistero l’Incarnazione, tutta la vita, la passione, morte e resurrezione del Salvatore. Giovanni Paolo II: “La Chiesa ha ricevuto l’ Eucaristia da Cristo suo Signore, come il dono per eccellenza, perché è il dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché, la sua opera di salvezza. Questa non rimane rilegata al passato, perché tutto ciò che Cristo è, tutto cio’ che fece e soffrì per gli uomini, partecipa dell’eternità divina e abbraccia così tutti i tempi e in essi si mantiene perennemente presente (Ecclesia de Eucharistia, 11).

Intercedere significa collocarsi fra. Intercessione perfetta è la Presenza di Gesù sulla croce, tra cielo e terra. Per noi intercedere significa, piuttosto, collocarsi con, o insieme a. Significa mettersi con Maria, insieme alla Croce del Redentore Divino. Quando noi partecipiamo alla Santa Messa siamo nel Calvario con Maria, insieme alla croce di Gesù. A volte sentiamo Gesù che dice a sua madre: «Ecco tuo figlio”. E la Madre ci aiuta a lavarci e a purificarci nel sangue della vittima sacra. La Madre ci insegna a raccogliere questo sangue nel calice del nostro cuore per poi versarlo sopra le anime.

Santa Teresa (età 14): “Una Domenica, guardando una foto di nostro Signore crocifisso, rimasi profondamente colpita nel vedere il sangue che colava da una delle sue divine mani. Provai una profonda sofferenza al pensare che quel sangue cadde a terra senza che nessuno si preoccupasse di raccoglierlo; e decisi di rimanere in spirito ai piedi della croce per ricevere la divina rugiada che gocciolava da essa, rendendomi conto che poi l’avrei riversato sulle anime. .. Da questa grazia (conversione Pranzini), il mio desiderio di salvare anime crebbe di giorno in giorno. Fu un vero scambio di amore: alle anime ero io a dargli il sangue di Gesù, e a Gesù offrivo queste anime rinfrescate con la sua rugiada divina, per alleviare la sua sete “(A 45V, 46V).

L’ intercessore rimane con Maria accanto alla croce, o davanti al tabernacolo dove si perpetua il sacrificio della croce. Raccoglie il prezzo della nostra salvezza e lo indirizza ai più bisognosi. Così, per essere intercessori occorre un cuore di madre, disponibile verso tutti senza discriminazioni, senza pregiudizi, senza rimproveri; un cuore che esprima la tenerezza infinita di Dio. L’intercessione è una missione materna che cerca di risollevare coloro che sono caduti, sostenere i vacillanti, curare i feriti, sostenere e incoraggiare coloro che sono sulla buona strada.

Il mistero del Calvario ci aiuta a comprendere un altro aspetto dell’ intercessione. Molto spesso l’ intercessore sente nella propria carne o nella sua anima i pesi che opprimono gli altri; soprattutto, l’orrore del peccato che opprime tanti esseri umani nel mondo …

Di fronte al pericolo della distruzione del popolo di Israele, la regina Ester pregò coperta di polvere e cenere (Est 4,17 ss.) E Dio la ascoltò e salvò il suo popolo. Di fronte al pericolo della dannazione eterna di tanti fratelli ribelli , l’ intercessore si sente come nella polvere, come Gesù nel Getsemani; o grida come Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Ma questa preghiera fatta dalla polvere o in stato di maggior pena è quella che tocca maggiormente il cuore di Dio. (Is 66,2).

Teresa, pochi mesi prima della sua morte, si trovò in una orribile notte oscura della fede: “Gesù permise che la mia anima si vide invasa dalle più fitte tenebre, e che il pensiero del cielo, così dolce per me, non fu altro che un motivo di combattimento e di tormento …. Ma, Signore, la Vostra piccola figlia ha capito la Vostra luce divina. Vi chiede perdono per i suoi fratelli.

Si rassegna a mangiare, per il tempo che ritenete giusto, il pane del dolore, e non desidera alzarsi da questa tavola piena di amarezza, dove mangiano i poveri peccatori, fino al giorno da Te deciso. Ma lei forse potrebbe dire, in suo nome e per conto dei suoi fratelli: abbi pietà di noi, Signore, perché siamo poveri peccatori? Oh Signore, assolvici. Che tutti coloro che non sono illuminati dalla fiaccola della fede la possano vedere, finalmente splendere “(Ms 5v.6r C). Per salvare noi tutti dal peccato, ” colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, affinché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio ” (2 Cor 5,21). Al fine di intercedere per i peccatori occorre identificarsi con loro e sentire in qualche modo nella nostra carne il peso del peccato. La comunione dei santi è anche comunione con i peccatori, per gridare a Dio e ottenere per loro la misericordia divina.

L’ intercessione viene sempre fatta con umiltà, dalla polvere, sapendo che Dio resiste ai superbi e dà la sua grazia agli umili (1 Pt 5,5). E sempre la si fa con fede e speranza fiduciosa (2 Ts 2,16). Quando la nostra fiducia non ha altri limiti che quelli del potere e dell’amore di Dio – senza limiti – preghiamo e viviamo in pace e serenità, sapendo che tutto quello che chiederemo già è concesso (1 Gv 3,22, Mc 11,22 ss.). I frutti si vedranno nel tempo di Dio.

Gli intercessori non dovrebbero mai vederci poco. Dio promise a Davide un figlio che avrebbe regnato per sempre e avrebbe innalzato un tempio eterno. Coloro che ci vedevano poco guardavano Salomone e vedevano che la promessa non si compiva. Basta solo aspettare un giorno (2P 3,8), fino alla venuta di Gesù Cristo, Re immortale che edifica la Sua Chiesa, tempio eterno di Dio . Sapendo che Dio agisce sempre in risposta alle nostre preghiere, l’ intercessione va sempre accompagnata da ringraziamenti: grazie per il privilegio di intercedere e per la certezza della sua efficacia (4,6 Fl: 1Ts 5,16-20).

Intercedendo stiamo cercando di sostenere gli affari del regno di Dio. Il modo migliore per farlo sta nel linguaggio di Dio, la contemplazione. Il contemplativo comunica con Dio direttamente: al di là di concetti, parole, sentimenti … Per intercedere gli è sufficiente uno sguardo di fede, amore, dono di sè, abbandono; un’occhiata nella quale si racchiude tutta la sua anima e quanti sono nella sua anima. Questo sguardo contemplativo è un dono prezioso dello Spirito Santo per i poveri di spirito. L’ adorazione prolungata e silenziosa di Gesù eucaristia è per molti una scorciatoia che conduce alla contemplazione.

Contemplando nell’ Eucaristia “come in uno specchio la gloria del Signore, ci stiamo trasformando in quella medesima immagine ogni volta più gloriosa: così è come agisce il Signore che è Spirito” (2 Cor 3,17 s). Questo è il gran premio e ricompensa dell’ intercessore. Rimanendo per molte ore in adorazione silenziosa, in lode e intercessione davanti a Gesù sacramentato ci si distacca dal proprio io, e ci si trasforma in Gesù. Così agisce il Signore che è Spirito. Un giorno potrà dire: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

S. Agostino nei Salmi: “Dio non potè fare agli uomini un dono più grande che dargli per capo colui che è la sua Parola, unendoli a Lui come sue membra. Così Gesù Cristo, Figlio di Dio, è colui che prega per noi, prega in noi e viene invocato da noi. Prega per noi come nostro sacerdote, prega in noi per essere nostro capo, è chiamato da noi come nostro Dio . Riconosciamo quindi in Lui le nostre proprie voci e anche la sua voce in noi. Preghiamo così Lui, per Lui e in Lui, e parliamo insieme a Lui, poichè Lui già parla con noi “. Egli deve crescere ed io invece diminuire: Gv 3,30.

Questa meraviglia si realizza in noi per la grazia che ci unisce a Cristo, come tralci alla vite (Gv 15) e comunica la vita di Dio. La contemplazione porta a un’unione qualitativamente superiore, unione mistica, nella quale ci vengono comunicate le proprietà di Dio: è un processo che ci conduce alla somiglianza con Cristo.

Beata Elisabetta della Trinità: “Ogni Domenica esponiamo il Santissimo Sacramento nella cappella. Quando apro la porta e contemplo il divino Prigioniero che mi ha resa sua prigioniera in questo amato Carmelo, mi sembra che si socchiuda la porta del cielo. Quindi porto davanti al mio Gesù tutti coloro che ho nel mio cuore, e li incontro di nuovo lì con Lui. E’ così grande la mia felicità che ne è valsa la pena comprarla a così gran prezzo! Oh, quanto è buono Dio “(Cta. 85).

Così si realizza il sogno di ogni contemplativo, come lo descrive la stessa Beata: “O mio amato Cristo! Vi chiedo di essere rivestita di Voi stesso, che la mia anima si possa identificare con tutti i sentimenti della Vostra anima, immergermi in Voi, essere invasa da Voi, essere sostituita da Voi, perchè la mia vita sia solamente un raggio della Vostra vita. Venite a me come adoratore, come Redentore e come Salvatore …Oh fuoco bruciante, Spirito d’ Amore! Vieni a me,di modo che si manifesti nella mia anima come un’ incarnazione del Verbo. Voglio essere per Lui una umanità complementare nella quale si possa rinnovare tutto il suo mistero. E Tu, o Padre, proteggi la tua povera creatura, coprila con la tua ombra, contempla in essa solo l’ Amato, nel quale hai riposto tutte le tue soddisfazioni “(Elevazione a SS.Trinidad).

L’efficacia dell’ intercessione dipende soprattutto dalla nostra unione con Gesù, meglio, fusione e identificazione con Gesù. Gesù ottiene dal Padre tutto quello che chiede, perchè ha una fiducia illimitata nella bontà e nel potere di Dio, e un amore senza limiti verso gli uomini: ” Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13 1).

Il fatto di essere associato a Gesù nella sua intercessione universale significa che siamo destinati ad essere Gesù davanti al Padre e ad amare i nostri simili con l’amore di Gesù. Questa è la grande ricompensa per l’ intercessore fedele, umile e costante.

7. ADORAZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

Alcune chiese protestanti in Svezia hanno mantenuto la loro antica struttura cattolica. Entrando in una di queste al di fuori delle ore di culto si avverte un grande vuoto. Manca il Santissimo, che da tanto calore alle nostre chiese e cappelle. Meraviglioso è entrare in una chiesa cattolica in qualunque momento e vedere una piccola luce che annuncia silenziosamente “Il Signore è qui.” Ancora più bello è entrare in una umile cappella e vedere il Santissimo esposto.

Se Salomone ritornasse a Gerusalemme, in tutta la sua gloria, molti andrebbero a vederlo, ad ascoltarlo e ad ammirarlo. “Ecco ora c’è più di Salomone” (Mt 12,42). E lo abbiamo così vicino! Fortunatamente, molte persone oggi avvertono una forte chiamata, come Maria di Betania: “Il Maestro è qui e ti chiama» (Gv 11,28). Non lasciamolo solo! Egli ha così tanto da insegnarci! Solo Lui conosce tutto il mistero di Dio e della nostra vita.

Giovanni Paolo II: “Il culto che si da all’ Eucaristia fuori della Messa è di un valore inestimabile nella vita della Chiesa … E ‘bello stare con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto, essere toccati dall’amore infinito del suo cuore. “(Ecclesia de Euc. 25). Per sentire questo amore occorre ascoltare i battiti di questo cuore. Questo è possibile solo nel silenzio più profondo. Quando entriamo nel silenzio di Gesù eucaristia, noi entriamo nell’eternità. Sentite l’amore che arde nel cuore di Dio; facciamo esperienza della pace , della serenità, della salute; riceviamo una forza che non è di questo mondo, una forza capace di superare tutti gli ostacoli del mondo.

Impressionante il silenzio di Gesù nell’Eucaristia, per 2000 anni! Silenzio che urla a favore dell’umanità con una tale forza, che non si odono mai le minacce e le grida di Dio tanto frequenti nel Vecchio Testamento.

Chiediamo di imparare ad intercedere? Gesù è il miglior insegnante, l’ Eucaristia è la migliore scuola. Andiamo là. Addentriamoci in questo silenzio eucaristico, ci si dimentica dei propri problemi, desideri e progetti … così ristretti e piccoli. Si avverte la chiamata ad intercedere per una certa persona, necessità, causa o paese, per la Chiesa , per l’umanità. Prima o poi si scopre che la più potente intercessione si compie a partire dal silenzio sacro dell’ Eucaristia.

Papa Benedetto XVI ha ricevuto circa centomila bambini in Piazza San Pietro. Parlando con loro li avvisò che sarebbe andato a fare adorazione davanti al Santissimo . Un bambino così gli chiese: “Che cosa è l’adorazione?” ” Abbracciare Gesù e dirgli: io sono tuo, rimani sempre con me.” La più grande opera di Dio, l’Incarnazione, è eseguita in silenzio, al buio, in umiltà. Per fare cio’ Dio si serve di una donna umile e povera. “Come può essere?” Chiede Maria. “Lo Spirito Santo scenderà su di te” (Lc 1,34 s). Lo Spirito si occupa delle grandi meraviglie di Dio, come la Presenza eucaristica di Gesù in mezzo a noi.

Tutti gli eventi storici accadono una volta, in un dato momento, poi vengono assorbiti dal passato. Tutto passa. Ma c’è un evento che è accaduto 2000 anni fà e che non passa: rimane nel presente, attuale nei secoli. E’ il mistero pasquale di Cristo. “La sua morte fu un morire al peccato una volta per tutte; la sua vita è un vivere per Dio”(Rm 6,10). “Cristo è entrato nel santuario una volta per tutte, non con il sangue di caproni, ma con il proprio sangue ottenendo la liberazione definitiva” (Eb 9,12). Entrando nel santuario di eternità tutti gli eventi della vita di Cristo partecipano dell’ eternità, e si mantengono sempre attuali.

Giovanni Paolo II: “Tutto ciò che Cristo è, tutto o cio’ che fece e soffrì per tutti gli uomini, partecipa dell’eternità divina e abbraccia così tutti i tempi. Quando la Chiesa celebra l’ Eucaristia, memoriale della morte e della risurrezione di nostro Signore, si fa realmente presente questo evento centrale di salvezza, e si realizza l’opera della nostra redenzione. Questo sacrificio è così decisivo per la salvezza del genere umano, che Gesù Cristo lo ha compiuto e donato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per partecipare di Lui, come se fossimo stati presenti. Così ogni fedele può partecipare di Lui e ottenere i suoi frutti inesauribili “(n. 11).

Nell’ Eucaristia si trova come condensata tutta la vita di Cristo Salvatore. L’ incarnazione, la sua nascita e l’ infanzia, la predicazione della buona novella, la crocifissione, la resurrezione … ogni evento, ogni momento della vita di Gesù persistono e sono presenti nell’ Eucaristia. Qui possiamo vivere con Gesù ogni momento della nostra vita, soprattutto la sua passione e la resurrezione gloriosa.

Santa Teresa ride di coloro che si lamentano di non aver vissuto al tempo di Cristo. Senza la fede non gioverebbe a nulla. Ora nell’ Eucaristia lo abbiamo più vicino; e con una fede viva, più accessibile.

Secondo una vecchia leggenda del Tibet, Buddha scagliò una freccia. Lì dove la freccia cadde sgorgò una sorgente. A chi si lava in essa, si perdonano tutti i peccati, cosìcchè può presentarsi purificato davanti a Dio. Alcuni devoti attraversano boschi, valli e monti alla ricerca della sorgente miracolosa. Finora nessuno l’ha trovata….

Che fortunati noi cristiani: siamo a conoscenza di una fonte in grado di cancellare tutti i nostri peccati e quelli del mondo intero! Quando Gesù era già morto, vittima dei nostri peccati “, uno dei soldati gli trapassò il costato con una lancia, e ne uscì sangue e acqua” (Gv 19,34). E l’evangelista ricorda la profezia, che dice, “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” Gv 19,37). Quando con fede e amore contempliamo Gesù nel Santissimo Sacramento si compie questa profezia, e ci troviamo davanti alla fonte di ogni grazia, di salute, di vita.

La contemplazione del Santissimo Sacramento è a sua volta, una profezia, perché annuncia ciò che faremo per tutta l’eternità. Nel cielo terminerà il sacrificio dell’Agnello. Ma mai cesserà la contemplazione dell’Agnello che si è sacrificato per noi, resuscitò, vive e regna per sempre. Canteremo a Lui con gratitudine e gioia infiniti . (Ap 5,6 ss.)

E’ interessante notare come Gesù risorto apparve ai suoi amici più intimi, e loro non lo hanno riconosciuto subito; lo scambiano per un giardiniere, un viaggiatore, un cuoco, uno sconosciuto … Gesù risorto si può scambiare con chiunque, perché si identifica con tutti. Nell’ Eucaristia è Gesù risorto che contempliamo e veneriamo. Il suo volto è nascosto. Ma in questo volto si possono vedere tutti i volti umani. Alcuni molto trasfigurati dal peccato. Ma tutti redenti nel sangue di Gesù e immersi in un oceano sconfinato della divina misericordia.

Scrive Beata Elisabetta della Trinità in un Giovedi Santo: “Che momento sublime sto per trascorrere con te! Amore divino! Quante lacrime così dolci e soavi ho versato in tua compagnia! Perdono, perdono per i peccatori. Ho pregato tanto Dio per tutto il tempo che è rimasto nel mio cuore … Ho detto al Padre onnipotente che non poteva rifiutarmi nulla, poiché lo chiedevo nel tuo nome … Quando questa mattina ho visto così tanti uomini avvicinarsi alla mensa eucaristica, ho pianto di gioia. Mi sembrò, tuttavia, che nel profondo della mia anima mi ricordai degli assenti. Amore mio, perdonali; accogli la consolazione di chi ti ama.”

Frutti di Adorazione

1. L’ adorazione del Santissimo è sorgente di guarigione e di libertà interiore. Già nei primi secoli del cristianesimo, il corpo del Signore si conservava, dopo la celebrazione, per poterlo portare ai malati. Possiamo dire che sono stati i malati a motivare la presenza permanente del Santissimo Sacramento. E lì Gesù continua ad accogliere i malati nell’anima e nel corpo.

Restando a lungo in silenzio tranquillo davanti al Santissimo Sacramento si realizza una terapia molto profonda. Sotto l’irradiazione del corpo di Gesù risorto ci si distacca dal proprio ego e si passa all’anima di Cristo; ci si dimentica dei propri problemi e preoccupazioni, dei propri progetti e interessi personali, consapevoli che quel Qualcuno si occupa di tutto. La luce, la pace, l’amore di Gesù penetrano pian piano il cuore dell’ adoratore come balsamo e lo guariscono; inondano il suo spirito e lo liberano. E’ qui che il sole porta salute con i suoi raggi.

Allo stesso tempo, ( senza sapere come) si incidono interiormente i pensieri, progetti e desideri di Dio; i sentimenti del cuore di Gesù andranno a sostituire i nostri. La nostra volontà si fonde con quella di Dio. “Non perdete la speranza certa di ottenere una grande ricompensa. E’ necessario che siate costanti nel compiere la volontà di Dio per raggiungere quello che vi è stato promesso “(Eb 10,36). Questo è ciò che realmente ci occorre per essere felici: per vivere in pace con noi stessi e con tutti.

E quanto gradisce Gesù le nostre visite e la nostra compagnia silenziosa. Una signora parigina era solita vedere come un mendicante trascorreva molto tempo in chiesa. Un giorno le si avvicinò e il mendicante disse: ” Quando ero bambino mia madre mi insegnò le preghiere, ma le ho dimenticate tutte. Ora, quando sono libero vengo in chiesa e dico: Gesù, io sono Paolo. E mi fermo un po’ con Lui “. Dopo qualche tempo il mendicante scomparve. La signora si informò e lo trovò in un ospedale in condizioni critiche. Dopo qualche giorno ritornò a fargli visita e lo trovò facendo colazione, rasato, sorridente. Con sua grande sorpresa, il mendicante le disse: “Ieri sono stato molto male, ho pensato di stare per morire, quando qualcuno è arrivato e mi ha detto: Paolo, io sono Gesù. Mi ha preso la mano e tutti i mali scomparvero “.

2. L’ adorazione prolungata è una scorciatoia alla contemplazione infusa. Nel silenzio e nella non azione dell’ uomo (a volte troppo stanco per pensare), Dio trova lo spazio sufficiente per agire come solo Lui sa. Tutto comincia con un semplice sguardo a Gesù; uno sguardo che è fede, amore, offerta di sè, abbandono: si comunica al di là di concetti, parole, sentimenti: si sta contemplando qualcosa di incomprensibile, inesprimibile, qualcosa o qualcuno adorabile. Canta San Giovanni della Croce:

«Come conosco bene la sorgente che sgorga e corre:
anche se è notte!
Questa fonte è nascosta
in questo pane vivo per darci la vita,
anche se è notte.
Questa fonte di vita che desidero
in questo pane di vita io la vedo,
anche se è notte ”

3. Come afferma Giovanni Paolo II: “In molti luoghi l’ adorazione del Santissimo Sacramento ha un ruolo di primo piano e diventa una fonte inesauribile di santità” (ibid. n. 10). Senza dubbio, l’ adorazione silenziosa e prolungata conduce dolcemente verso la contemplazione silenziosa. Nulla di così santificante come contemplazione infusa. È il laboratorio dove lo Spirito opera con meno ostacoli da parte nostra e scolpisce la santità. Solo lo Spirito Santo conosce l’arte di fare veri santi (2 Cor 3,17 s). La contemplazione davanti al Santissimo aiuta a riprodurre le caratteristiche del Santissimo Sacramento.

4. Così è anche la migliore intercessione. Gesù nell’ Eucaristia è totale offerta a favore degli uomini, è totale intercessione. Per essere intercessori nelle 24 ore del giorno non c’è bisogno di complicare la vita; ma dare la vita. L’ intercessione più completa è offrire la vita a Gesù, per le stesse intenzioni di Gesù: per la salvezza del mondo. (Rm 12,1 s).

Beata Elisabetta della Trinità: “Ogni Domenica esponiamo il Santissimo Sacramento nella cappella. Quando apro la porta e contemplo il divino Prigioniero che mi ha fatto Sua prigioniera in questo amato Carmelo, mi sembra che si socchiuda la porta del cielo. Poi metto davanti al mio Gesù tutti coloro che porto nel mio cuore, e lì, al Suo fianco, io li reincontro. E ‘così grande la mia felicità che è valsa la pena acquistarla a tal prezzo! Oh, come è buono Dio “(CTA 91). Così è l’intercessione contemplativa, tanto semplice e tanto profonda.

5. È fonte di apostolato. La santificazione personale a beneficio di tutti è il migliore apostolato. Gesù prega: “Per loro io consacro me stesso, perchè siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv 17,19). Di qui la crescita della Chiesa in santità. Come tutti i battezzati siamo membra di un corpo, siamo gli intercessori e possiamo comunicare alla Chiesa la vita divina nella stessa misura in cui noi la viviamo. E noi la viviamo nella misura in cui ci immergiamo nel mistero di Cristo e della Santissima Trinità.

Un grande apostolo del nostro tempo, Giovanni Paolo II: “Se il cristiano deve eccellere nel nostro tempo per l’arte della preghiera, come non sentire il forte bisogno di trascorrere del tempo in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore davanti a Cristo nel Santissimo Sacramento? Quante volte ho trovato qui forza, consolazione e sostegno “(n.25).

Contemplando e adorando Gesù nell’ Eucaristia il regno di Dio affonda e si approfondisce sempre più dentro colui che prega. “Il regno di Dio che è giustizia (santità), pace e gioia nello Spirito Santo (Rm 14,17). Niente di più essenziale per l’apostolato, perché solo all’ interno del regno si può lavorare efficacemente per l’estensione del regno.

L’Università Cattolica in India, era solita promuovere campeggi per gli studenti universitari e per i professori giovani, ogni anno in uno dei luoghi più poveri del paese, cosicchè questi giovani privilegiati diventassero consapevoli delle sofferenze dei loro fratelli. Per diversi anni ho dovuto accompagnare questi gruppi. La mattina era dedicata alla preghiera e al lavoro sociale: alla riparazione di capanne, apertura di pozzi , alla sistemazione delle strade … Dopo aver mangiato ci incontravamo in Chiesa o nella cappella locale per un lungo tempo di adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Di seguito i giovani uscivano a due a due a predicare, mentre alcuni rimanevano tutta la sera in adorazione e intercedendo. Nell’ analizzare i vantaggi del campeggio, molto spesso abbiamo sentito dire: ” Nei giorni in cui prolungavamo la preghiera prima della partenza, trovavamo le persone più aperte alla Parola di Dio. Le volte invece che per qualsiasi ragione accorciavamo il tempo di adorazione, la gente si dimostrava più restia alla nostra predicazione ».

Al Sinodo di Roma (ottobre 2005) il Santissimo venne esposto alla mattina e al pomeriggio per un’ora ai Vescovi presenti. Diversi vescovi durante il Sinodo poterono notare un nuovo interesse per l’adorazione del Santissimo Sacramento nei loro paesi, compresa l’adorazione perpetua. Il cardinale di Bombay dichiarò: “L’adorazione eucaristica nella mia diocesi è diventato un mezzo attraverso il quale gli indù e i protestanti si avvicinano alla Chiesa” .

Il profeta Ezechiele (47,1 ss) descrive come un ruscello che scorre dall’altare del tempio, si trasformi in un fiume che cresce man mano che si muove verso la Valle araba (Chiesa) e il Mar Morto (mondo). Tali acque del tempio sono una fonte di fertilità e salute. Quando gli intercessori uniti a Cristo agiscono come un fiume o un canale, che lascia scorrere l’acqua , non come il pozzo che la trattiene, sono i primi a sperimentare i benefici della grazia liberatrice, guaritrice, trasformatrice di Dio.

Facciamo compagnia a Gesù Sacramentato ” affinchè si possa manifestare Gesù Cristo, che amiamo e al quale crediamo senza averlo visto; per il quale esultiamo di una gioia indicibile, sicuri di gudagnarci la salvezza ,oggetto della vostra fede” (1P 1,7 ss.)